giovedì 28 giugno 2012

Ripartiamo dal Sud - Rivoltiamo il paese

Ripartiamo dal Sud - Rivoltiamo il paese 

Appello

La politica economica e sociale del governo Monti e i diversificati effetti del corso della crisi economica stanno fortemente penalizzando le condizioni di vita e di lavoro nell’area metropolitana di Napoli e di tutto il meridione d’Italia. 

Nei nostri territori – ancora più che altrove - gli effetti antisociali di queste politiche sono evidenti attraverso la cancellazione di migliaia di posti di lavoro, il dilagare della precarietà e della disoccupazione, l’ulteriore ridimensionamento del già limitato sistema dei servizi sociali mentre, nel contempo, non si fermano i processi di devastazione ambientale e di militarizzazione dei territori. La contro-riforma Fornero agirà col bisturi su un mercato del lavoro che è già in gran parte informale e al nero.

In questa situazione l’uso di spa come Equitalia per il recupero dei crediti pubblici si è accompagnato a dispositivi feroci, autoritari e usurai nei confronti delle fasce deboli della popolazione sempre più indebitate nella crisi. Equitalia si è rivelata uno strumento autenticamente antipopolare, una specie di leva fiscale al contrario il cui unico obiettivo è quello di fare cassa con tassi di interesse allucinanti anche contro lavoratori dipendenti, piccoli lavoratori autonomi, precari, pensionati mentre viene remunerata la speculazione finanziaria e non vengono toccate le rendite, i veri evasori, i grandi patrimoni!
Tale dimensione sociale è la condizione quotidiana e concreta in cui sono costrette decine di migliaia di famiglie le quali pagano i pesanti costi del cosiddetto debito privato. Da questo punto di vista rivendichiamo le caratteristiche pubbliche, di massa e conflittuali delle iniziative di lotta contro Equitalia e il merito di aver collocato, nell’agenda politica del paese, sfidando mistificazioni e criminalizzazione, questa vicenda sociale.
Riprendiamo e generalizziamo il conflitto
Il territorio meridionale è tutt’altro che pacificato.
Mobilitazioni, lotte ed una infinità di vertenze politiche, sociali e sindacali attraversano, quotidianamente, le nostre città reclamando reddito, diritti e dignità ed impattando con forme di governance blindate e repressive.
Proponiamo una Manifestazione il prossimo 30 Giugno a Napoli per sperimentare ancora una pratica di connessione e di socializzazione delle lotte e dei conflitti dai posti di lavoro, ai territori all’intera società.
Dopo le annunciate mobilitazioni contro la manomissione dell’Articolo 18 e l’ennesima deregolamentazione del mercato del lavoro che si svolgeranno a Roma a ridosso del Parlamento la Manifestazione di Napoli – con la partecipazione di delegazioni dal Sud e da altre città – può rappresentare un segnale, in questa difficile congiuntura politica, per dare voce e forza ad ampi strati di popolazione colpiti dalla crisi e per mantenere aperto uno spazio autonomo ed indipendente di movimento, di lotta e di auto-organizzazione conflittuale e di massa.
  • Contro il Governo Monti
  • Contro la Riforma Fornero: pretendiamo nuovi diritti e non nuova precarietà
  • Per la chiusura di Equitalia, la dismissione dei metodi da usura e una sanatoria del debito per le fasce deboli della popolazione 


    Manifestazione 30 Giugno 2012  ore 16.00 - P.za Garibaldi- Napoli

giovedì 21 giugno 2012

Le elezioni del 17 giugno in Grecia


Le elezioni del 17 giugno in Grecia

Polarizzazione ed impasse: crescita della Sinistra, vittoria di Pirro per la Destra

La destra di Nuova Democrazia ha riportato, nelle elezioni greche del 17 giugno, una vittoria di Pirro, con un vantaggio molto ristretto rispetto al secondo partito, la riformista Syriza: la Destra ha ottenuto circa il 30% (che non gli permette di formare da sola una maggioranza di governo) e la sinistra riformista circa il 27% (dal 17% del 6 maggio). Questo “successo” estremamente limitato e non incoraggiante della Destra giunge nonostante una gigantesca campagna nazionale ed internazionale di intimidazione del popolo greco ed a favore di Nuova Democrazia, condotta da tutti i media borghesi internazionali e nazionali così come dall’FMI e Lagarde, dalla Germania della Merkel e Shӓuble, da Baroso, Oli Rehn e Commissione UE, da Junker, il presidente dell’Eurogruppo, dallo stesso Obama e dalla sua amministrazione. Sebbene i partiti pro-memorandum (Nuova Democrazia, PASOK, la Sinistra liberaldemocratica) possano formare una coalizione di governo sostenuta da una maggioranza parlamentare (grazie anche all’antidemocratica legge elettorale che da al primo partito un premio di 50 seggi), la maggioranza degli stessi elettori ha votato per i partiti anti-Memorandum.

La svolta a sinistra della classe operaia e delle masse popolari nella loro opposizione alla draconiana austerità imposta dall’odiata troika dell’UE/BCE/FMI, che si era già espressa il 6 maggio, continua ancora proiettando SYRIZA al secondo posto raggiunto dall’Opposizione Ufficiale con, questa volta, una percentuale molto più alta.

La polarizzazione delle forze di sinistra anti-Memorandum si è concentrata intorno a SYRIZA. Lo stalinista KKE che ha condotto una campagna elettorale isterica, chiamando il popolo greco a “correggere i propri errori ed il suo voto del 6 maggio” e facendo di SYRIZA il proprio obiettivo principale, se non esclusivo, è stato abbattuto dai risultati elettorali, perdendo metà dei propri voti e precipitando all’ultima posizione tra i partiti parlamentari, con un pessimo 4.5% (ottenuto solo nel 1994, nel periodo immediatamente successivo al collasso dell’URSS e dopo due scissioni del KKE nel 1989 e nel 1991). Il fronte centrista ANTARSYA è stato letteralmente polverizzato precipitando dall’1.2% del 6 maggio allo 0.3% del 17 giugno!


In quest’ultimo caso, le ragioni sono politiche e non limitate alla pressione della travolgente ondata in direzione di SYRIZA. Durante le discussioni che l’EEK ha avuto con ANTARSYA prima delle elezioni del 17 giugno, esplorando le possibilità di un blocco elettorale, abbiamo insistito su una valutazione obbiettiva della nuova situazione politica dopo il 6 maggio, sulla necessità di evitare tanto  una capitolazione opportunistica nei confronti di SYRIZA quanto una cecità settaria verso il processo politico tra le masse che ha portato alla sua ascesa; su tali basi ponemmo solo tre condizioni: abbiamo proposto di includere nel programma due punti cruciali – quello sulla lotta per un governo dei lavoratori, sulla necessità di contrapporre all’UE imperialista la lotta per gli Stati Socialisti Uniti d’Europa – e, terzo, di poter mantenere la nostra identità politica e la nostra indipendenza citando il nostro nome a fianco a quello di ANTARSYA nelle schede elettorali. I leader di ANTARSYA hanno risposto che erano generalmente d’accordo con i punti politico-programmatici ma rifiutavano per “ragioni tecniche e politiche” di apporre il nostro nome nelle schede. Così le trattative sono fallite. Malgrado ciò, l’EEK decise di dare un voto critico ad ANTARSYA, facendo fronte unico con coloro che nelle sue file si opponevano alla capitolazione opportunistica nei confronti di SYRIZA ed accettavano i nostri punti programmatici.

Ma in realtà ANTARSYA ha fatto l’esatto opposto di ciò che avevamo discusso durante le trattative. Sono divisi al loro interno e paralizzati tra forze apertamente pro-SYRIZA e anti-SYRIZA; le forze pro SYRIZA (che hanno fatto naufragare il blocco con l’EEK) non hanno nascosto il loro opportunismo verso i riformisti, e le forze anti-SYRIZA hanno seguito piuttosto una linea settaria, non molto differente da quella dello stalinista KKE. Da un punto di vista programmatico, si dichiaravano per “l’accettazione” dei punti programmatici dell’EEK sul potere dei lavoratori e l’unione socialista dell’Europa in alternativa alla dissoluzione dell’UE: nel materiale elettorale e nei principali comizi, con qualche eccezione individuale in alcuni articoli e discorsi, l’urgenza della lotta per il potere dei lavoratori è stata ignorata mentre la linea dell’uscita dall’UE e dell’abbandono dell’euro, senza l’alternativa degli Stati Socialisti Uniti d’Europa, era indistinguibile da quella del KKE.

 L’appello ad una rottura dell’euro e al ritorno ad una dracma (svalutata), all’interno del sistema capitalista, sia nel caso del KKE che di ANTARSYA, si scontra totalmente con la volontà della grande maggioranza del popolo greco, che è ostile all’UE a causa delle sue misure d’austerità che distruggono i propri standard di vita ma ciononostante vede il ritorno ad una dracma svalutata come il culmine dell’attuale catastrofe. Un programma per una soluzione rivoluzionaria socialista alla bancarotta del sistema capitalista e per gli Stati Socialisti Uniti d’Europa non è astratto propagandismo ma un compito urgente che deve essere agitato dall’avanguardia tra le masse in lotta.

L’assenza di tale prospettiva è stata usata dalla classe dominante nella sua campagna d’intimidazione non solo contro il KKE e ANTARSYA ma anche contro la stessa SYRIZA. Tsipras e SYRIZA cercano un compromesso impossibile, il rigetto del Memorandum senza una rottura con l’UE e l’euro, e senza rompere la struttura del sistema capitalista. Le borghesie greca ed europea ed il loro personale politico sostenuti da una violenta campagna dei mass media hanno presentato la possibile vittoria elettorale di  SYRIZA e la formazione di un Governo della Sinistra ad Atene come il preludio della famosa “Grexit”, l’automatica espulsione dall’UE e l’uscita dall’euro. A dispetto di ogni protesta di Tsipras e SYRIZA  per affermare l’opposto, per affermare la loro fedeltà all’UE e all’euro, il loro conciliazionismo, sempre più marcato nel corso della campagna elettorale, codificato anche nel loro programma elettorale rinnovato, che rispettava il capitalismo, l’euro, l’UE, e persino l’appartenenza alla NATO della Grecia, è stato percepito da sempre più persone perlomeno come una vaga aggiunta esacerbandone la loro insicurezza. Così il fatto che SYRIZA  non abbia conquistato la posizione di primo partito alle elezioni di giugno come sperava, non si può spiegare solo con le enormi pressioni che certamente l’imperialismo e la classe dominante greca hanno esercitato. In una situazione di crisi sistemica senza soluzione e di approfondimento della polarizzazione sociale, più un polo politico diviene conciliante e più si indebolisce quando il polo contrapposto diventa più radicale ed estremamente violento nella sua opposizione.


Questa è una lezione politica sfruttata dagli stessi fascisti. La nazista “Alba Dorata” è riuscita a conservare la sua elevata percentuale del 7% non malgrado, ma grazie al suo comportamento estremamente provocatorio dopo il 6 maggio, l’escalation dei suoi pogrom criminali contro gli immigrati, e la dimostrazione di violenza predeterminata da parte di un membro dirigente dei Nazi contro due deputate di sinistra durante la trasmissione della stazione televisiva ANTENNA TV. Naturalmente, tutta questa violenza nazista resta impunita grazie alla protezione della polizia e dei servizi di sicurezza che lavorano insieme in armoniosa cooperazione con questi gangster. I partiti borghesi ed i media li coprono “condannando ugualmente entrambi gli estremisti, di destra e di sinistra”, malgrado la sinistra sia, anzi, estremamente legalista e rispettosa del sistema democratico parlamentare borghese.

La rapida disintegrazione della piccola borghesia, la disoccupazione di massa  di una gioventù senza un futuro e dal miserabile presente, lo screditato parlamentarismo, la politica conciliatrice della Sinistra di sistema, e l’assenza di una Sinistra rivoluzionaria antisistema, irreconciliabile, forte, profondamente radicata tra le masse della classe lavoratrice, aiuta i controrivoluzionari a camuffarsi da “antisistema”.
La mobilitazione di simili reparti d’assalto da parte della classe dominante è un chiaro segnale d’allerta che si avvicina in Grecia il momento della verità: lo storico scontro tra rivoluzione sociale e controrivoluzione.

La crisi di potere politico, che è emersa nelle precedenti elezioni di maggio, quando entrambi i partiti borghesi che hanno governato la Grecia dal 1974, Nuova Democrazia e il PASOK, sono collassati e si è manifesta una poderosa ascesa della sinistra con la crescita di SYRIZA al secondo posto, non è stata risolta, benché il vuoto di governo sarà colmato, ora, da una coalizione dei ruderi del vecchio sistema borghese bipartisan più i “volenterosi alleati” di una (non tanto) Sinistra (non tanto) Democratica.
Sarà un governo borghese molto debole ed eterogeneo, nel mezzo di una bancarotta capitalistica generalizzata che si sta ora estendendo a Spagna, Italia, a tutta l’Europa ed internazionalmente. Dovrà affrontare una forte Opposizione Ufficiale di Sinistra, e soprattutto un popolo devastato, che è totalmente ostile all’attuazione del memorandum che è il vero programma su cui è servilmente impegnato il nuovo governo, come Samaras, leader di Nuova Democrazia, ha detto per prima cosa nella sua prima dichiarazione immediatamente dopo la sua “vittoria” elettorale … Non c’è dubbio che cercheranno di attuare tutti i loro impegni con l’UE e l’FMI, cioè nuovi enormi tagli da 11.5 miliardi di euro, nuove privatizzazioni ecc. E lo faranno con la forza, attraverso la repressione statale e parastatale. Un governo debole può essere molto brutale e pericoloso proprio per la sua debolezza e le sue caratteristiche semi-bonapartiste.
Nessuno crede che sarà un governo molto duraturo. La crisi del potere politico ha come sua origine la bancarotta del capitalismo e la crescente incapacità di governare delle classi dominanti. Con o senza un governo borghese, la Grecia resta ingovernabile. I lavoratori ed il movimento popolare devono prepararsi politicamente, programmaticamente, organizzativamente con:

-          autorganizzazione delle masse in assemblee popolari;

-          Centri di Lotta dei Lavoratori, Squadre Operaie di Difesa contro i fascisti;

-          un Fronte Unico che schiacci il Memorandum ed il governo capitalista del Memorandum dei sostenitori della Troika:

-          il ripudio del debito, nazionalizzazione delle banche e dei settori chiave dell’economia senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori;

-          un Piano di Emergenza di salvataggio del popolo, che solo un governo dei lavoratori ed il potere dei lavoratori possono attuare, alleati con i lavoratori europei che lottano per distruggere l’UE imperialista e costituire gli Stati Socialisti Uniti d’Europa;




Dobbiamo rivolgere questo programma in ogni lotta a tutta la sinistra, compresa la base di SYRIZA,  per raggruppare gli elementi più combattivi della classe operaia e della gioventù.
Questa è la linea generale per i militanti dell’EEK, e dell’intera avanguardia rivoluzionaria.



Ufficio Politico EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori)

Sezione Greca del Coordinamento della Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI)














Traduzione a cura della sezione Pcl Sassari

lunedì 18 giugno 2012

Sciopero Fincantieri ed Indotto (Castellammare di Stabia)


Sciopero Fincantieri ed Indotto (Castellammare di Stabia):

Un primo passo verso la radicalizzazione della lotta!

Questa mattina, sotto un sole torrido, centinaia di lavoratori Fincantieri ed Indotto hanno manifestato il proprio malcontento presidiando in blocco la statale SS 145 che collega Castellammare di Stabia (Na) con la penisola sorrentina.

Dialogando con gli stessi operai, ci si rendeva conto dell’aria che tirava: nessun futuro di ripresa lavorativa, la scadenza della cassa integrazione, la presa in giro del Protocollo d’Intesa (firmato da Governo,Regione,Comune ed azienda) ed in ultimo la rabbia verso le politiche distruttive che hanno messo in ginocchio l’intero settore della cantieristica, portate avanti sia dai partiti di centrosinistra (Pd,Idv,Rc,Sel) sia da quelli di centrodestra (Pdl,Fli,Udc).
I lavoratori l’ hanno fatto ben capire: il blocco di quest’oggi altro non è stato che il primo passo verso un percorso di nuove lotte per il lavoro!

Per questo motivo il Partito Comunista dei Lavoratori, schierandosi  incondizionatamente dalla parte dei lavoratori, seguirà  costantemente questo percorso di lotta in tutti i suoi momenti, portando al centro del dibattito la necessità di un programma rivoluzionario capace realmente di sconfiggere le classi dominanti e costruire  un’alternativa di società, nella quale i lavoratori possono decidere le sorti del proprio destino e della propria classe sociale.

giovedì 14 giugno 2012

Lunedi 18 Giugno SCIOPERO FINCANTIERI ED INDOTTO

Lunedi 18 Giugno SCIOPERO con blocco della Statale Sorrentina dei lavoratori Fincantieri ed Indotto

Il concentramento  è fissato alle ore 8.30 dal piazzale di Fincantieri p.za Amendola per poi dirigersi verso la Statale SS 145

Sotto segue il testo del volantino del Partito Comunista dei Lavoratori in merito allo sciopero di Lunedì 18.

È TEMPO DI LOTTARE !
La perdurante crisi economica aggrava sempre più le condizioni di vita di migliaia di lavoratori, vessati da ingenti misure di austerità da parte del Governo Monti – Napolitano, le quali si traducono in: tasse (IVA, IMU, accise sui carburanti), aumento dell’età pensionabile, cancellazione dell’articolo 18 e dello stesso Statuto dei Lavoratori. Tutto ciò allo scopo di poter ripagare la fiducia dei detentori di debito pubblico: le grandi banche e le grandi industrie, perfettamente rappresentate sia da questo Governo sia dalle forze politiche del centrodestra e del centrosinistra.

È tempo di radicalizzare ed  unire  la lotta!

La sciopero, come arma di difesa fondamentale della classe operaia nella sua lotta contro i diktat imposti dai padroni, è oggi più che mai indispensabile!
Il (primo) passo di quest’oggi deve necessariamente condurre verso una prospettiva ed un percorso di più larga partecipazione fra gli stessi lavoratori che ponga un argine a quella valanga di micidiali attacchi che provengono da Governo, Banche e Confindustria. Quest’argine si chiama: SCIOPERO GENERALE AD OLTRANZA fino al ritiro di tutte le massacranti misure d’austerità!

Affiancando a questo un programma che tuteli realmente la classe lavoratrice:

Contro la disoccupazione proponiamo la “scala mobile dell’orario di lavoro” (suddivisione tra tutti/e  i/le lavoratori/trici potenziali, attualmente occupati/e o disoccupati/e, del lavoro disponibile a parità di salario);

Un recupero su salari e pensioni attraverso l’aumento uguale per tutti i lavoratori e le lavoratrici di almeno 300 euro netti mensili;

Un salario minimo intercategoriale di almeno 1500 euro, totalmente detassati;

L’esproprio senza alcun indennizzo per i padroni delle aziende che licenziano, inquinano o sfruttano lavoro nero e la loro nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori.

mercoledì 13 giugno 2012

Le prossime elezioni del 17 giugno in Grecia


Le prossime elezioni del 17 giugno in Grecia

Poco meno di due settimane ci separano dalle nuove cruciali elezioni parlamentari in Grecia, il 17 giugno, e la polarizzazione, i timori e le speranze dominano il clima politico. Le forze a confronto sono polarizzate principalmente sulla questione del “chi e se” prevarrà la Destra guidata da Samaras o la sinistra riformista di Syriza condotta da Tsipras e sarà in grado di formare un nuovo governo per far fronte alla bancarotta del paese.

Nelle recenti elezioni del 6 maggio, la furia popolare e il massiccio rifiuto del “memorandum” di draconiane misure d’austerità concordato dai precedenti governi e dai principali partiti borghesi ha fatto esplodere il vecchio sistema politico borghese bipartisan che ha dominato la Grecia degli ultimi 38 anni, dopo il collasso della dittatura militare. Le masse si sono orientate decisamente a sinistra, soprattutto a sostegno di Syriza e del suo programma di ripudio del Memorandum e di formazione di un governo della Sinistra. Tutti gli sforzi e le pressioni dell’UE, dell’FMI, e dei centri locali del potere politico ed economico per formare un governo “di unità nazionale d’emergenza”, che includesse Syriza, sono falliti, e sono state convocate nuove elezioni per colmare il pericoloso vuoto nella struttura di potere. La resistenza di massa al programma UE/FMI di cannibalismo sociale ha trasformato la Grecia in un paese ingovernabile. Nessuno crede seriamente, qualsiasi sia il risultato del 17 giugno, che la crisi del potere politico, specialmente quando l’intera euro-zona sta precipitando nell’abisso trascinata dalla Spagna, sarà risolta; piuttosto si aggraverà.

Samaras, il leader del partito di destra Nuova Democrazia, ha formato in fretta un “Fronte della destra europeista” estremamente eterogeneo chiamando sotto le sue bandiere estremisti neoliberisti, come il suo tradizionale rivale politico Dora Bakoyanni, liberali di centro destra e fascisti dichiarati ex militanti del LAOS, utilizzando una vecchia retorica anticomunista da Guerra Fredda per “salvare la patria da una “conquista comunista” da parte di…Tsipras! Il partito apertamente neonazista “Alba Dorata”, che ha avuto una spettacolare crescita elettorale al 7% in maggio, parla della “minaccia del trotskysmo” e dei “trotskysti che agiscono dietro Tsipras”!!
 A questo ridicolo ma pericoloso circo anticomunista e anti-Syriza si è aggiunto il… Partito Comunista di Grecia (KKE), che ha fatto di Syriza il principale, se non l’unico, obbiettivo nella sua campagna elettorale. Non c’è da sorprendersi quindi che nei sondaggi il KKE stia sempre più perdendo il proprio consenso da quasi l’8% delle elezioni di maggio a circa il 4-5% di adesso.

Al contrario, nello stesso periodo, Syriza è balzata dal 17% delle elezioni del 6 maggio al 30% degli attuali sondaggi, contendendo alla Destra spaventata il primo posto e la possibilità di costituire un governo. Ma anche in questo caso, la formazione di una maggioranza di governo della sinistra non è così facile. Il KKE ha già brutalmente respinto ogni idea di entrare a far parte di un governo di coalizione dei partiti della Sinistra. Sinistra Democratica è più una formazione di centrosinistra che un raggruppamento della sinistra riformista e chiede la partecipazione a questo governo di ciò che resta del totalmente discreditato neoliberista PASOK, se non della stessa Nuova Democrazia di destra. La centrista ANTARSYA non può svolgere alcun ruolo; non ha alcuna speranza di entrare in Parlamento, poiché i sondaggi rilevano che è regredita dall’1,2% dello scorso maggio ad un magro 0,5 % oggi.
La tendenza principale si sta orientando a sinistra verso un voto a Syriza. Siccome le elezioni e la possibilità di assumere incarichi di governo si avvicinano, Syriza diviene sempre più conservatrice cercando di placare sia l’UE che la borghesia greca.

Il suo rinnovato programma, presentato il primo giugno continua a chiedere un impossibile compromesso tra un rifiuto del Memorandum e le esigenze dell’ UE, dell’euro, e dell’FMI, mantenendo intatte la partecipazione all’UE e le basi sociali capitalistiche della Grecia.
Ancora, rispetto all’insostenibile debito sovrano, Syriza chiede una moratoria dei pagamenti, una loro rinegoziazione, e un’Inchiesta Internazionale per un Audit del debito che valuti “la sua parte illegittima”, seguendo l’esempio di Correa in Ecuador.
Sulla questione della banche, Syriza non ha mai chiesto la loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto contro dei lavoratori; chiede solamente un “controllo pubblico”, cioè una parziale “nazionalizzazione” della banche greche ricapitalizzate dall’EFSF, sulla linea dello schema di Cristina Kirchner per la YPF in Argentina.
Inoltre, il programma si spinge ancora più a destra. Presenta una versione molto modesta anche delle rivendicazioni immediate. Ad esempio, chiede il ristabilimento del vecchio salario minimo di circa 700 euro mentre per una vita minimamente decente è necessario il doppio. In relazione all’apparato repressivo dello Stato, la polizia e l’Esercito ha timidamente avanzato una vaga proposta di “democratizzazione”. La visita ufficiale di Tsipras ai Generali nel Quartier generale dello Stato Maggiore dell’Esercito, della Marina e dell’Aereonautica ha ricordato a molte persone (compreso alla stazione radio di Syriza) la visita di Salvador Allende (eroe di Tsipras) a Pinochet prima del golpe in Cile.

Malgrado tutto ciò, una sorta di “Tsipromania” ( la definizione è di un sostenitore di Syriza) domina sia i mass media borghesi internazionali che tutte le sfumature della sinistra democraticista internazionale. I mass media imperialisti presentano Tsipras come il “fantasma del comunismo” che ritorna sull’Europa; la democraticista sinistra riformista e/o centrista lo considera come l’ultima reincarnazione della Speranza di Emancipazione. Gli scorsi giorni sono giunti ad Atene come pellegrini a La Mecca di Syriza, per sostenerla pubblicamente ed entusiasticamente, una serie di ben note figure dell’intellighenzia di sinistra internazionale come Slavoi Zizek (ha parlato insieme a Tsipras ad un grande raduno elettorale pubblico), Leo Panitch, e Tariq Ali (ha parlato ad un incontro pubblico in centro organizzato da NAR e ANTARSYA per invitare l’uditorio a votare… per Syriza, non ANTARSYA; ha ricevuto fragorosi applausi da metà del pubblico presente all’incontro mentre l’altra metà era atterrita!)

Il nostro partito, l’EEK, combatte sia l’adattamento opportunista che la cecità settaria nei confronti di Syriza. Noi teniamo un constante rapporto, alcune azioni comuni e un dialogo principalmente con la base e le persone che si volgono a Syriza. Lottiamo per sconfiggere la Destra; ci opponiamo alla caccia alle streghe anticomunista e alla campagna diffamatoria degli stalinisti contro Syriza, mentre continuiamo a criticare il suo programma, il suo attaccamento all’UE imperialista ed al sistema capitalista, ed il contenuto borghese di quella sorta di “fronte popolare” collaborazionista di classe avanzata dai riformisti. Noi contrapponiamo il nostro programma di un’uscita socialista rivoluzionaria dalla crisi (ripudio di tutto il debito, nazionalizzazione della banche e dei settori strategici dell’economia, senza indennizzi e sotto il controllo dei lavoratori, riorganizzazione dell’economia su nuove basi in accordo ai bisogni sociali, squadre di difesa dei lavoratori contro i fascisti, rottura dell’apparato repressivo dello Stato borghese, potere operaio e governo dei lavoratori,  rottura dell’UE e lotta comune con i lavoratori dell’Europa per un unificazione socialista del Vecchio Continente ecc.) chiarendo che un vero governo della sinistra potrebbe e dovrebbe essere solo un governo dei lavoratori.

L’EEK voleva lottare per questo programma anche in queste elezioni. Ma l’antidemocratico sistema delle classe dominante impone enormi ostacoli finanziari che divengono talvolta insostenibili: dopo la campagna per le elezioni del 6 maggio, avremmo, di nuovo, dovuto raccogliere in tempi molto brevi, circa 60 mila euro per le elezioni del 17 giugno – una somma enorme per un piccolo Partito della classe operaia senza risorse materiali e la cui maggioranza dei membri sono giovani disoccupati. Malgrado gli sforzi ed il sacrificio dei nostri compagni non potremo raccogliere quel denaro prima della scadenza. Così, l’EEK, non potendo, non presenterà proprie liste indipendenti alle prossime elezioni.

Mentre conducevamo la battaglia per raccogliere le risorse necessarie ad una partecipazione indipendente, abbiamo accettato l’invito fatto da ANTARSYA a valutare le possibilità di un comune blocco elettorale. Nelle nostre discussioni bilaterali, abbiamo proposto di includere nel programma comune due punti programmatici, estremamente essenziali per l’EEK: la necessità della lotta per il potere dei lavoratori e per un governo operaio della sinistra, non per uno frontista popolare borghese; e la necessità di combattere il nazionalismo e l’isolazionismo nazionale combinando la rivendicazione della rottura con l’UE imperialista con l’appello per gli Stati Socialisti Uniti d’Europa. Insieme a questi punti, chiedevamo che il nome del nostro Partito, EEK fosse aggiunto chiaramente dopo il nome ANTARSYA, per chiarire che si tratta di una collaborazione elettorale, non di una fusione con una colazione da cui ci separano importanti questioni programmatiche. Alla fine ANTARSYA ha affermato che se poteva essere d’accordo con i punti programmatici, era fuori questione inserire indipendentemente il nome del nostro partito nelle schede elettorali. Dovevamo semplicemente essere inclusi in ANTARSYA pur non facendone parte! L’ultimatum è stato respinto e la discussione è fallita.

In realtà, ANTARSYA era ed è nel pieno di una crisi esplosiva: due delle sue organizzazione provenienti dalla tradizione della sinistra eurocomunista e una parte del NAR guardano ad un accordo, addirittura ad una fusione con Syriza; le principali forze del Nar più l’SWP di Tony Cliff sono contrarie a Syriza. Le forze pro-Syriza hanno boicottato ogni accordo con l’EEK e gli altri si sono adattati a loro. In realtà, non sono mai stati d’accordo con i due punti programmatici principali presentati dall’EEK (potere dei lavoratori, Stati Socialisti Uniti d’Europa) come il loro materiale elettorale per le elezioni del 17 giugno chiaramente dimostra. Probabilmente, un serio rovescio del loro voto il 17 giugno sarà devastante per questa coalizione centrista che è così aperta all’elettoralismo – ma anche allo stalinista KKE.
L’EEK, in questo periodo, intraprende la propria campagna per il “giorno dopo” connessa alle elezioni di giugno. La prossima settimana il Comitato Centrale dell’EEK in una riunione speciale renderà pubblico il proprio manifesto sulla situazione complessiva, specificando anche la propria tattica rispetto al voto nelle prossime elezioni.



Savas Michael-Matsas 
(nella foto sulla destra)

Segretario EEK 
(Partito Rivoluzionario dei Lavoratori) 
Sezione Greca del Coordinamento
per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI)
3 giugno 2012

Traduzione a cura della sezione Pcl di Sassari

lunedì 11 giugno 2012

SOLIDARIETA' AI LAVORATORI DELLA COOPERATIVA ALMA IN LOTTA A BASIANO


SOLIDARIETA' AI LAVORATORI DELLA COOPERATIVA ALMA IN LOTTA A BASIANO


Anche oggi le forze dell'ordine hanno represso e manganellato dei lavoratori in lotta. 
Questa mattina intorno alle 08.30 i lavoratori della COOPERATIVA ALMA, che erano in presidio permante davanti ai capannoni di Basiano, sono stati caricati e sgomberati. 
Il conto finale e' di 14 operai feriti, tra questi qualcuno anche con lesioni gravi. 

La Gartico Scarl e' una delle tante aziende, presenti a Milano e in tutta la Lombardia, che si occupa di logistica e in particolare di trasporti di alimentari per una grande catena commerciale, Il Gigante, e ha deciso tempo fa di interrompere il rapporto di lavoro con la cooperativa che fornisce il servizio di facchinaggio, la Alma Group di Peschiera Borromeo (Milano) che a sua volta ha deciso 89 licenziamenti, dichiarando l’impossibilità di ricollocare gli esuberi in altre attività del gruppo. Gli ex dipendenti, quasi tutti egiziani, sostengono però che il licenziamento è avvenuto proprio in un momento di lotta contro le ingiuste condizioni di lavoro alle quali sono sottoposti. 
E' il solito giochino a cui abbiamo assistito negli ultimi anni: il sistema delle cooperative. Si sfrutta a piu' non posso manodopera e successivamente quando si trovano altri lavoratori da sfruttare, a piu' basso costo e senza sindacalizzazione, si procede con l'interruzione del rapporto di lavoro. 

Come Partito comunista dei lavoratori condanniamo tali atteggiamenti e chiediamo: 

- la riassunzione degli 89 lavoratori dell'Alma 
- uno sciopero generale del settore delle cooperative 
- la fine dello sfruttamnto e del caporalatro cooperativo


Partito Comunista dei Lavoratori - Sez. Milano


FIOM: Sindacato di classe o burocrazia sindacale?

FIOM: Sindacato di classe o burocrazia sindacale?


La svolta della Fiom, nella scorsa assemblea del 9 Giugno, conferma un percorso intrapreso verso una nuova stagione di compromessi sociali con quelle stesse forze politiche del centro sinistra che da anni stanno affossando i diritti dei lavoratori. Per questo motivo risulta paradossale, per chi come Landini crede di rappresentare le istanze dei lavoratori , l’invito a fare di più per la classe lavoratrice rivolto ad un partito liberale, rappresentante di banche e Confindustra e sostenitore del Governo Monti-Napolitano come il PD.  

Una presenza, quella di Bersani, che insulta tutti quei lavoratori che oggi stanno pagando a caro prezzo tutte le gravi politiche adottate da quei partiti filo-padronali,come il Pd, che da sempre appoggiano i governi del grande capitale.
Mentre gli altri protagonisti, da un lato un Di Pietro, a corto di consensi sottrattigli da Grillo, espone con tante contraddizioni la sua opposizione al Governo Monti e ,di tanto in tanto, al PD (quando tra l'altro  va alleandosi dovunque con quest’ultimo quando è possibile) e dall’altro lato Vendola, Ferrero,  e Diliberto che dichiarano di essere pronti a sostenere un altro governo di centro sinistra a guida PD, dimostrandosi ancora una volta incapaci  di comprendere quegli errori politici che portarono l’appoggio di Rifondazione e Comunisti Italiani al governo Prodi che tradirono  i lavoratori per qualche carica presidenziale, ministeriale e per qualche gruppo di deputati.

La musica non cambia quando Landini inizia ad esporre le sue critiche  alle misure adottate dal Governo Monti su materia di articolo 18, diritti sindacali, ammortizzatori sociali, pensioni, scuola, ribadendo che l’opposizione della Fiom si farà sul piano legale, tramite cause giudiziarie, ed attraverso i famosi "sciopericchi",scioperi locali e parziali con tanto di simbolici presidi dinanzi Montecitorio. Insomma nessuno sciopero generale che blocchi l’Italia fino al ritiro delle misure portate avanti da Confindustria e Governo.
Questa linea ufficiale della burocrazia a maggioranza Landini si sta rivelando sempre più fallimentare!  Un esempio su tutti, è il percorso legale che si sta portando nei confronti della Fiat che non sta spostando di un millimetro quelli che sono i rapporti di forza fra capitale e lavoro, difatti ad oggi  Marchionne domina incontrastato, con la complicità dei sindacati collaborazionisti, portando a termine l’esautorazione di uno storico sindacato come la  Fiom all’interno degli stabilimenti  del gruppo Fiat senza che la stessa  dirigenza Fiom  opponesse un minimo di resistenza "reale" a tali misure.

Alla Fiom sarebbe bastato mobilitare i suoi stessi iscritti , facendo capire che solo occupando gli stabilimenti, i lavoratori avrebbero potuto battersi alla pari con Marchionne per la difesa dei loro salari e dei loro diritti. Purtroppo questa azione di lotta è profondamente  lontana dalle linee della maggioranza della burocrazia di Landini che cerca di coniugare la propria sopravvivenza con uno spazio negoziale sempre più povero.

I lavoratori, in particolare gli iscritti Fiom, possono ancora aver fiducia in chi, come Landini, si fa ancora promotore di assemblee il cui fine principale è appellarsi al PD (che, ricordiamolo sempre, sostiene la riforma Fornero del mercato del lavoro) e al centrosinistra per difendersi dal padronato (ottimamente rappresentato all’interno dello stesso centrosinistra)?
Contro il tradimento sindacale della FIOM e il tradimento politico di PD, IDV, SEL e Federazione della Sinistra (Rifondazione Comunista più Comunisti Italiani), il Partito Comunista dei Lavoratori si batte, invece:

-         Contro la disoccupazione “scala mobile dell’orario di lavoro” (suddivisione tra tutti i/le lavoratori/trici potenziali, attualmente occupati/e o disoccupati/e, del lavoro disponibile a parità di salario);

-         Per un vero salario sociale (indennità) ai/lle disoccupati/e; per il mantenimento del salario contrattuale ai/lle lavoratori/trici in mobilità, senza limiti di tempo;

-         Abolizione di tutti i contratti atipici (personali o di area); un solo contratto: a tempo pieno e indeterminato, sulla base del salario contrattuale;

-         Sanzioni economiche e penali contro gli sfruttatori del lavoro nero , espropriazione senza indennizzo delle loro aziende

-         Per la trasformazione di tutti i contratti atipici o particolari in contratti a tempo pieno e indeterminato, con l’abolizione delle presenti leggi di precarizzazione (Treu, Biagi, etc)

-         Per un recupero su salari, stipendi e pensioni attraverso un aumento uguale per tutti di almeno 300 euro mensili. Per un salario minimo intercategoriale di almeno 1500 euro, totalmente detassati

-         Per l’esproprio senza indennizzo delle aziende che licenziano, inquinano o sfruttano lavoro nero e loro nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori

Su  tali rivendicazioni crediamo che si può realmente costruire un vero sindacato di classe , espressione reale di tutta la classe lavoratrice  che  possa guidare gli sfruttati verso un percorso rivoluzionario capace spazzar via ogni illusione riformista nel compromesso e nella collaborazione di classe.

giovedì 7 giugno 2012

Fincantieri ed il business dell’offshore

[Dossier]
Fincantieri ed il business dell’offshore


L’ultimo accordo siglato da Fincantieri con una società specializzata nello sviluppo di costruzioni per il mercato delle perforazioni offshore, la NLI, rappresenta un ulteriore dimostrazione dell’intenzione da parte del capitalismo italiano di perpetuare lo spostamento verso nuove frontiere geografiche, allo scopo di incrementare margini di espansione profitto.

Questa apertura, verso il mercato (redditizio) dell’offshore, ossia delle grandi piattaforme oceaniche, è indice della crisi che investe la cantieristica navale la quale, da un bel po’di tempo, in Italia, sopravvive esclusivamente grazie alle commesse per armatori militari e crocieristica di lusso.

La storia di questi ultimi decenni ci racconta come i cantieri europei abbiano ben capito che la concorrenza con i grandi colossi asiatici sia pressoché impossibile ed insostenibile nel settore  delle cosiddette “carrette del mare” (petroliere, rinfusiere, portaconteiner), visto che i complessi cantieristici navali d’Asia possono contare su una manodopera largamente sottopagata e sfruttata che lavora in assenza di diritti. Per questo motivo tutto l’interesse si è concentrato in settori molto più redditizi, uno dei quali è stato la crocieristica di lusso, dove Fincantieri vanta una grossa fetta nel mercato europeo col gruppo Carnival (brand “P&O Cruises” e brand “Costa Crociere”) e col gruppo Du Ponant.

Il settore ovviamente risente della crisi economica globale, perlopiù aggravata dai vari incidenti delle navi Costa nel mondo (in particolare il naufragio della Costa Concordia presso l’Isola del Giglio): si contano già dimezzamenti degli ordinativi rispetto ai tempi d’oro e il quasi azzeramento dei volumi per il settore traghetti. In merito, sono eloquenti le constatazioni dello stesso a.d. di Fincantieri Giuseppe Bono di Fincantieri: «Ancora oggi non abbiamo sicurezze sul nostro futuro. Quello che ci serve è una nuova “gamba” per competere con i grandi colossi mondiali con cui ci dobbiamo confrontare. Una nuova gamba oltre a militare, crociere, megayacht. Recentemente abbiamo perso un ordine per una nave da crociera andata a Mitsubishi. La nostra era l’offerta migliore tra i cantieri europei, ma loro ci hanno sopravanzato con una proposta economicamente più vantaggiosa del 30%. Mitsubishi è un colosso, ma in futuro ci dovremo confrontare con altri big come Hyundai, Samsung»*

Il tentativo di riscatto della borghesia italiana non si è fatto attendere: lo scorso Aprile sono stati battuti i franco-coreani di Stx-France nell’acquisizione di due navi (più un’opzione sulla terza) per Viking Ocean Cruises, riguardante  il segmento del mercato extra-lusso di piccole dimensioni. Tutto per un valore della commessa stimata intorno ai 300 milioni di euro** per ogni nave conseguita nel rispetto degli ordini, la prima a fine 2014 e la seconda a fine 2015.

Ovviamente tali commesse porteranno lavoro soltanto agli stabilimenti specializzati in questo settore (la crocieristica di lusso), che attualmente vede in ballo 3 papabili cantieri a secco di commesse: Sestri, Ancona e Marghera. Gli altri staranno molto probabilmente a guardare non avendo esperienza in tal campo.

Del resto la nuova “gamba”, profetizzata da Bono, passerebbe attraverso acquisizioni di nuove partnership internazionali nel campo dell’offshore, unico settore a non avere per ora risentito dei colpi della crisi. Non a caso Fincantieri sta trattando l’acquisizione di Stx Osv, società con sede in Norvegia ed appartenente al gruppo coreano Stx, specializzata nel settore delle navi a supporto delle piattaforme petrolifere e dismessa dalla casa madre per motivi di forte esposizione all’indebitamento. Questo gioiello europeo, messo in vendita per un valore di 800 milioni di euro, lo scorso anno ha ottenuto ordini per 1,9 miliardi di dollari disponendo, inoltre, di un  portafoglio completo che vale 2,8 miliardi, con consegne previste fino al 2016 nel settore dell’offshore, il quale, a dire degli esperti, nei prossimi cinque anni dovrebbe garantire 232 miliardi dollari di investimenti da parte delle grandi compagnie multinazionali che si occupano di esplorazione dei fondali ed estrazione del petrolio.

L’offerta presentata da Fincantieri, insieme ad uno dei più grandi fondi di “private equity” (Carlyle), dotato di grandi disponibilità liquide e da cui Fincantieri dipenderebbe per le linee del credito, è stata supervisionata dalle consulenze di grandi istituti finanziari internazionali come Jp Morgan, Standard Chartered, Nomura e Credit Swisse.

Tutto lascerebbe presagire che l’evoluzione delle dinamiche interne costituiscano un forte rischio per i lavoratori Fincantieri e per coloro che lavorano nell’indotto. La certezza della chiusura di vari stabilimenti, dettata dall’accordo del Dicembre 2011 firmato da parti istituzionali, azienda e sindacati confederali (Cisl, Uil, Failms, Ugl) a fronte degli insormontabili costi dei piani di ristrutturazione (vedesi il Protocollo di Intesa per Castellammare di Stabia), ha portato Fincantieri a concentrare le proprie attività all’estero, stipulando nuove partnership internazionali con:
·       gli Stati Uniti: 715 milioni di euro per il progetto militare U.S. Navy LCS (Litoral Combat Schips) e 250 unità  per la Guardia Costiera statunitense per un ammontare che si aggira intorno ai 600 milioni di euro;
·       gli Emirati Arabi Uniti: realizzazione per la Marina emiratina di tre unità, cioè una corvetta classe «Abu Dhabi» e due pattugliatori;
·       l’Algeria e la Repubblica Dominicana, per quanto riguarda commesse minori.

Ovviamente il processo di internazionalizzazione avviato da tempo dalla Fincantieri è volto a garantire il futuro non dei suoi lavoratori (il loro destino è quello degli esuberi e della mobilità) ma del capitalismo italiano che sta fortemente spingendo in questa direzione.

In conclusione, è importante notare e soprattutto far notare a tutti i lavoratori in cassa integrazione che Fincantieri ha chiuso il 2011 con un bilancio in attivo di 2,4 miliardi di euro, vantando una solida struttura patrimoniale e finanziaria ed un utile di gestione di 227 milioni di euro. Inoltre i vertici aziendali non escludono una futura quotazione in Borsa***, ovviamente finalizzata all’accumulazione di capitale ed alla speculazione sui mercati finanziari, dove vige sempre la parola d’ordine del capitalismo: “profitto”.


* fonte: Il Secolo XIX

** Il Sole 24 Ore  20 Aprile 2012

*** Il raffreddamento dell’operazione per la quotazione in Borsa di Fincantieri fu dovuta sostanzialmente sia alla cattiva congiuntura economica  e sia alla forte ostilità dei sindacati nel biennio 2006/2008. Ma, in questi giorni, dell’a.d.  Bono è ritornato alla carica sull’argomento dichiarando: «bisogna ricreare le condizioni, e noi in un futuro - speriamo anche prossimo - una volta realizzate alcune iniziative su cui stiamo lavorando, pensiamo che la strada sia quella» (fonte: Il Secolo XIX.)

Vicolo Rosso


NASCE "VICOLO ROSSO" - RIVISTA DI CONTROINFORMAZIONE DELLA SEZIONE "ROSA LUXEMBURG"  DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI NAPOLI.


Sommario:


Editoriale:



Vicolo rosso vuole essere uno strumento che da voce ai lavoratori, ai precari, agli studenti, ai disoccupati e in generale a tutti coloro che non arrivano alla terza settimana del mese. In un momento come questo, di crisi economica, sociale e “mediatica” è più che mai indispensabile la controinformazione. Vicolo Rosso vuole denunciare gli interessi di padroni, speculatori, banchieri, di tutti coloro che si arricchiscono alle spalle dei proletari, che distruggono i nostri territori, che rubano il futuro a intere generazioni. Vicolo Rosso vuole rappresentare in particolare gli interessi delle masse popolari, ponendosi come strumento aperto a tutti coloro che vogliano partecipare alla costruzione di questo foglio.


Argomenti:


FINCANTIERI – CASTELLAMMARE DI STABIA,

CONTINUA LA MATTANZA



Il 21 Dicembre 2011 è una data indelebile agli occhi della classe operaia Fincantieri. Specialmente gli operai di Castellammare e Sestri Ponente la ricorderanno a lungo visto che il loro futuro lavorativo è segnato dalla prospettiva ormai certa della chiusura dei due stabilimenti......


LETTERA APERTA DELLE MOGLI DEGLI OPERAI FIAT DI POMIGLIANO



“Siamo le mogli di tanti operai che ieri, mentre i sindacati firmatari del cosiddetto accordo-Pomigliano si riunivano con l’azienda nella newco per discutere, si diceva, i carichi di lavoro troppo pesanti in Fabbrica Italia Pomigliano, protestavano ai cancelli per la mancanza di prospettive per la maggior parte degli ex lavoratori Fiat Automobile (circa 2.500) della ex Ergom (circa 800) e tantissimi altri delle aziende dell’indotto che da circa tre anni sopravvivono col miserabile “sussidio” della cassa integrazione in scadenza a luglio del 2013 per cessazione dell’attività...


IL POPOLO GRECO IN RIVOLTA CONTRO IL CAPITALE


Dalle urne un messaggio chiaro (servi della BCE e del FMI andatevene!), con risposte
contraddittorie


Nel momento in cui viene scritto il seguente articolo la situazione politica della Grecia
post-elezioni (avvenute il 6 maggio) è ancora senza una soluzione governativa. All’ uscita
di questo giornale gli eventi avranno portato il paese ellenico, falliti tutti i tentativi di formare un governo “di grande coalizione”, a nuove elezioni.....



2010-2012, un biennio di lotta tra le strade della Grecia
Stalinismo e antistilinismo a confronto nella piazza greca



La notte del 12 febbraio, mentre, barricati all’interno dei palazzi del potere, i membri del parlamento approvavano ancora una volta le drastiche misure antipopolari imposte dall’Unione Europea, dalla BCE e dal FMI, più di un milione di persone, con i lavoratori e i giovani all’avanguardia, scendeva rabbiosa in piazza Syntagma, tra le strade di Atene e di tante altre città della Grecia, per opporsi con tutte le proprie forze alla macelleria sociale che imperversa giorno dopo giorno.....

Ed ancora:

FERMARE L'ITALIA PER FERMARE GREEN HILL

INTERVISTA STUDENTE/LAVORATORE




Per info e richiesta copie:


Contatti :


(mail) vicolorosso@libero.it / pclnapoli@gmail.com
                 
                  
(tel) 3383562416 


                  
(Fb) Pcl Napoli

            

Partito Comunista dei Lavoratori Napoli– Sezione  "Rosa Luxemburg"
  


Vico Fico al Purgatorio, 13 (centro storico, zona p.za S. Domenico) Napoli