sabato 30 marzo 2013

[Ferrovie dello Stato] Storia di una privatizzazione

[Ferrovie dello Stato]  
Storia di una privatizzazione


Le FS, fiore all’occhiello nel mondo in tema di efficienza e di sicurezza dei treni, non esistono più. Questo è bene chiarirlo una volta per tutte. Ma non esistono più non da oggi, bensì dal 1º gennaio dell'anno 1986, quando in applicazione della legge 17 maggio 1985, n. 210, dopo 80 anni di vita cessò la vecchia Azienda Autonoma delle FS e prese vita il nuovo ente pubblico economico "Ferrovie dello Stato".

Invece nel 1992 nacque Ferrovie dello Stato - Società di Trasporti e Servizi per azioni, in conseguenza delle direttive europee che prevedevano lo scorporo dell’Impresa Ferroviaria dal Gestore Infrastruttura. Il processo di ristrutturazione portò poi, il 15 dicembre 2000, alla trasformazione dell'impresa in Ferrovie dello Stato Holding Srl.
All'interno di Ferrovie dello Stato SpA, il 7 giugno 2000 si costituì Trenitalia SpA, a cui fu affidato il trasporto merci e passeggeri. Il 9 aprile 2001 fu costituita Rete Ferroviaria Italiana SpA che ebbe l'incarico di occuparsi della rete e delle stazioni, sempre per il perseguimento delle direttive europee citate poc'anzi.
Infine il 13 luglio 2001 Ferrovie dello Stato Holding Srl divenne Ferrovie dello Stato SpA.
Il 22 giugno 2011, nel corso della presentazione del piano industriale, è stato annunciato il cambio della denominazione in Ferrovie dello Stato Italiane SpA.

Ad oggi quindi l’organigramma del Gruppo FSI comprende 15 società, di cui 10 partecipate al 100% dallo Stato e 5 in compartecipazione con soggetti privati.
Naturalmente il mercato vuole che i soggetti privati entrino nelle società partecipate più redditizie. Due di queste sono Grandi Stazioni SpA e Centostazioni SpA, entrambe partecipate al 59,9%.

Per quanto riguarda Grandi Stazioni SpA, la restante quota è controllata da Eurostazioni Spa, di cui fanno parte Edizione Srl (Gruppo Benetton), Vianini Lavori Spa (Gruppo Caltagirone), Pirelli & C. Spa (Gruppo Pirelli) e Sncf Partecipations S.A. (Société Nationale des Chemins de Fer). 

Il 40,1% di Centostazioni SpA è controllato da Archimede 1, di cui fanno parte SAVE (Aeroporto di Venezia Marco Polo), MANUTENCOOP (21%), Banco Popolare (15%), Pulitori e Affini S.p.A. (4%).

Cosa significa tutto questo? Che le 13 stazioni ferroviarie più importanti d’Italia (Torino, Milano, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo) sono anche nelle mani dei privati. In pratica non sono più luoghi pubblici.
Non stupisce quindi il comportamento autoritario di POLFER e Protezione Aziendale nei confronti di lavoratori e studenti, appartenenti al Comitato Utenti e Lavoratori per il trasporto pubblico, che il giorno 25 marzo hanno volantinato nella stazione ferroviaria di Napoli Centrale. Non stavano facendo nulla di male, anzi dedicavano il loro tempo libero per informare l’utenza dello sfascio a cui stanno andando incontro le ferrovie. Eppure per la legge, e quindi per le autorità questo non poteva essere fatto, quest'ultimi ci ribadivano il principio "sacro"  della proprietà privata di quei suoli.

Protezione Aziendale, che nel rinnovo del CCNL AF 2012 è stata inquadrata con livelli professionali C (Tecnici), B (Tecnici Specializzati), Q (Quadri), è nata con l’intento di salvaguardare il patrimonio aziendale e  di collaborare con le Forze dell'ordine nelle attività di prevenzione dei reati, con il compito di monitorare ciò che accade sui treni e nelle stazioni e di assistere i passeggeri nelle situazioni di difficoltà, segnalando le situazioni più critiche alla POLFER e alle altre forze di polizia.

Nel 2010 esisteva una compagine di circa 500 persone, un agente in media ogni 160 dipendenti, cinque volte più di quelli in organico con la precedente gestione; un apparato massiccio di controllo aziendale che costava allora oltre venti milioni di euro di risorse pubbliche mentre il gruppo continua a tagliare dipendenti e, oggi, convogli.

Ma oltre alle ingenti somme di denaro pubblico spese, c’è il sospetto che tale apparato possa essere utilizzato anche a fini di controllo interno dei dipendenti. Bisogna considerare che fu per primo Lorenzo Necci a far installare decine di telecamere nei corridoi della sede centrale in piazza della Croce Rossa a Roma e ad organizzare il primo gruppo di intelligence interna strutturato intorno alla professionalità di ufficiali della Guardia di finanza, un drappello di agenti che costituisce ancora l'asse portante dell'intelligence di Ferrovie dello Stato.
Tra gli ufficiali dell'era Necci c'era anche il capitano Franco Fiumara, attuale responsabile della Direzione Protezione Aziendale del Gruppo Ferrovie dello Stato ed appartenente al Consiglio scientifico della Fondazione ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), ente di diritto privato qualificato come centro di analisi e di elaborazione culturale che intende trattare in modo innovativo i temi della sicurezza, della difesa e dell'intelligence.

Sarebbe pertanto opportuno cominciare a chiedersi quali risultino essere le effettive attività della Direzione protezione aziendale del Gruppo Ferrovie dello Stato e delle strutture di Protezione aziendale di Trenitalia e di RFI-Rete Ferroviaria Italiana, quanti dipendenti vi siano impiegati, quali costi generi la suddetta struttura e quali risultati siano stati conseguiti ai fini della sicurezza dei viaggiatori e dell'azienda.

Il Partito Comunista dei Lavoratori sarà sempre al fianco di lavoratori, studenti, precari, disoccupati che si batteranno per far tornare FSI una società pubblica con l’obiettivo di rendere la mobilità un diritto per tutti e non un privilegio per pochi, un diritto che può divenire reale soltanto attraverso la nazionalizzazione della stessa FSI sotto il controllo dei lavoratori e senza indennizzi nei confronti dei capitalisti.

venerdì 29 marzo 2013

Comunicato di Jorge Altamira sulla marcia del 24 Marzo

Comunicato di Jorge Altamira sulla  marcia del 24 Marzo

Il Partido Obrero all’interno del Fronte della Sinistra (Frente de Izquierda) ha partecipato alla grande marcia convocata per l’Incontro Memoria Verità e Giustizia che ricorda il 37simo anniversario dal golpe militare del 1976. Dalla testa del corteo, Jorge Altamira ha sottolineato:

“Mantengo la ferma opinione che questo 24 Marzo sia diverso dagli anni precedenti. Davanti alla colonna dell’EMVyJ (Encuentro Memoria Verdad y Justicia) ci sono settori ufficiali che tuttavia commemorano questo giorno, anche se lo fanno in una cornice di un governo che ha perfezionato un patto col Vaticano che è stato complice della dittatura militare. Del resto, il significato che assume per il Partido Obrero e suppongo per tutto il Fronte della Sinistra è  quella di una manifestazione contro l’impunità di ieri e di oggi, per i 30.000 desaparecidos è una conferma della denuncia  della collaborazione politica del Vaticano, dei partiti della classe capitalista, degli imprenditori, dei capitalisti stessi, con la dittatura militare”.

"Qui, in questa colonna vi è una chiarezza, si mantiene viva la memoria, la concezione e la caratterizzazione del golpe militare, dinanzi a noi c'è una manifestazione che cresce nella confusione visto che il governo che si sostiene già non mantiene più un discorso coerente in tema di diritti umani dal momento in cui ha stipulato un patto con la Chiesa Argentina che ha giocato un ruolo assolutamente decisivo nel golpe e nella propria guerra civile quando si liberava al suo interno dei preti che realmente stavano con i lavoratori, che reclamavano un’emancipazione dell’America latina e che da un punto di vista teologico si avvicinavano con le loro rivendicazioni agli interessi del popolo.”

25/03/2013

Video spezzone della Columna del Partido Obrero









Foto dello spezzone del Partido Obrero













































Traduzione a cura del Pcl Napoli



martedì 26 marzo 2013

[Argentina - prossime elezioni parlamentari]:La campagna elettorale del 2013, in una polveriera economica e politica


[Argentina]: La campagna elettorale del 2013, in una polveriera economica e politica


Dall'editoriale di Prensa Obrera num. 1260 - organo di stampa del Partito Obrero - sezione argentina del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale



I festeggiamenti papali sono serviti a dissimulare la progressiva disorganizzazione del paese, giusto per undici giorni. L’imminenza di una svalutazione è stata annunciata ed innescata per mezzo dell’innesto del dollaro parallelo (al peso argentino ndt), tanto in monete quanto in titoli pubblici ed azioni. Vale do Rio Doce ed altri polipi del settore minerario hanno paralizzato e ridotto le loro attività. I governatori delle province minerarie stanno prendendo le distanze da Cristina Fernandez Kirchner (CFK). I controlli ufficiali non hanno impedito una impennata delle valute, negli ultimi due anni, per 10.000 milioni di dollari.

La baldoria papale ha nascosto molto meno gli scioperi dei docenti, in Buenos Aires, Neuquén ed altri distretti. Esistono forti tensioni nei tavoli di  trattative fra padroni e burocrazie sindacali, specialmente nei sindacati, come si è visto, questa settimana, nelle durissime plenarie dei delegati, in alcune sezioni della UOM (Union obrera metalurgica).


Le elezioni del 2013, indubbiamente, transitano attraverso una polveriera.

L’assunzione papale ha accentuato le brutali contraddizioni del kirchnerismo. Le aspettative di doppie rielezioni sono pressoché diminuite. L’opposizione del centrosinistra promuove un fronte che unirà, da un lato, un Carriò con un Solenas, dall'altro lato, Alfonso Prat Gay, il movimento Libres del Sur, Hermes Binner più i radicali. Sappiamo ciò che li unisce. Però il “Papa Peronista” può riservare una sorpresa ai supporter di Cristina Kirchner e al centrosinistra, attraverso una raccomandazione che rivitalizzi il PJ (partito giustizialista) e lo riconduca sul cammino “nazionale e cristiano”. Il vescovo di Roma non fa miracoli, ma sicuramente i tempi stanno accelerando.

Una campagna di sinistra

Nel 2011, il Fronte della Sinistra (Frente de Izquierda) si presentò come il riferente della sinistra anticapitalista. I nuovi colpi della crisi mondiale, da un lato, ed il terrore del “modello”, dall’altro, rafforzano la necessità di questa alternativa. La campagna del nostro partito volta a potenziare il Fronte della Sinistra, sta arrivando a raggruppare nuove forze, reclutare i compagni: nei comuni, quartieri, industrie e scuole. Nelle assemblee pubbliche che stiamo organizzando, tutti i partecipanti reclamano un intervento più determinato verso i settori giovanili con più di 16 anni di età. Nella provincia di Buenos Aires è in marcia una campagna pubblica: siamo in condizioni di creare una lista unica di 80 partiti. In alcune di queste zone, come Bahìa-Blanca – dove conquistammo il 5% dei voti nel 2011 -  l’impatto della campagna elettorale, secondo alcune indagini locali, ci permetterebbe di strappare un consigliere. Nella capitale, il ciclo dei “Dibattiti col Partido Obrero”  si estende verso l’apertura di nuove sedi nei quartieri e nuovi circoli di militanti, come a Devoto e Barracas. Con essa, completiamo la nostra presenza nei 5 comuni della Città. Inoltre abbiamo iniziato la campagna elettorale nelle università.

A Cordoba, Edoardo Salas ha in calendario una serie di appuntamenti e conferenze nei quartieri della capitale e delle principali città. A Salta, si prepara una grande assemblea provinciale che veda la partecipazione dei compagni Del Pla e Lopez anche in diverse iniziative locali. I compagni del PO di Santa Cruz hanno in cantiere iniziative a Caleta Olivia, Rio Turbio,  Los Antiguos e altri centri. “Siamo l’unica alternativa della sinistra nel 2013” , è lo slogan di questa prima tappa della campagna elettorale.

Chiediamo alla sinistra, ai suoi militanti ed ai suoi combattenti, di rafforzare le fila del Fronte della Sinistra e del Partito Obrero. Chiediamo ai partiti del Fronte della Sinistra di riconoscere la portata che si presenta nella attuale realtà politica, al fine di lanciare la marcia di una grande campagna.



Traduzione a cura di Pcl Napoli

Comunicato sul volantinaggio a Piazza Garibaldi del 25 Marzo


Comunicato sul volantinaggio a Piazza Garibaldi del 25 Marzo



Ieri, Lunedì 25 Marzo, un folto gruppo tra lavoratori e utenti, ha volantinato per tutta la stazione di piazza Garibaldi come una delle prime iniziative del neonato Comitato per il trasporto pubblico. Tantissima gente si è fermata a chiedere informazioni, esprimendo non solo la volontà  di solidarizzare ma anche di partecipare attivamente ad eventuali future azioni di lotta. Lo sfascio del servizio trasporti è sotto gli occhi di tutti: da un lato continuano i tagli alle corse di treni e autobus, a cornice di un servizio sempre più scadente e inefficiente, dall'altro i lavoratori vengono schiacciati sotto il peso di turni di lavoro massacranti, senza la possibilità di una breve sosta tra una corsa e l'altra, e sempre più spesso subiscono pesanti ritardi nel pagamento degli stipendi. In particolare alcune delle ditte che lavorano per la manutenzione e la pulizia dei mezzi non pagano da mesi i propri dipendenti, anticipando licenziamenti a breve termine a causa degli scarsi fondi degli enti locali.

Quello di ieri è stato solo il primo degli appuntamenti pubblici che come Comitato abbiamo organizzato per raccogliere, con iniziative di agitazione e controinformazione, l'enorme malcontento che si è riversato verso la drammatica situazione del trasporto pubblico locale. Durante il volantinaggio non si è fatta attendere anche la classica repressione al soldo del padrone: alcuni agenti di polizia ci hanno prima intimato di concludere il volantinaggio dicendo che la stazione è privata, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, con l'aggravante di non poter volantinarci all'interno, per poi prendere, identificare, e trascinare nell'ufficio della polfer, uno dei compagni, colpevole di non aver preso sul serio le richieste degli agenti. Per le spropositate misure prese, moltissimi presenti, a cui venivano anche sottratti da mano i volantini appena distribuiti, hanno reagito allibiti, cosa che non ha impedito agli sgherri protettori di Moretti di proseguire con il fermo e con l'identificazione, adducendo come motivazione che il compagno "aveva riso, e questa cosa non sta bene".

A noi non sta bene invece essere quotidianamente sfruttati, licenziati, privati di ogni minimo diritto, e proprio per questo oggi è stato solo il primo di una lunga serie di iniziative proposte dal comitato. Abbiamo spezzato la barriera tra lavoratori e utenti di un servizio pubblico, da oggi parte la vera battaglia.

PROSSIMI APPUNTAMENTI:
Martedì, ore 13.00, pranzo con i lavoratori TPL alla Mensa Occupata, via mezzocannone 14
Venerdì, ore 17.30, riunione del comitato alla Mensa Occupata, via mezzocannone 14

Vinceremo organizzati!

Comitato Utenti e Lavoratori per il trasporto pubblico

domenica 24 marzo 2013

[Venezuela]: Socialismo del XXI secolo o Socialismo scientifico?


[Venezuela]: Socialismo del XXI secolo o Socialismo scientifico?



L’aeroporto di Maiquetìa è la porta d’ingresso alla “ Republica Bolivariana de Venezuela”. Il viaggiatore che lì giunge viene accolto da una gigantografia del “ Comandante Presidente” Hugo Chavez, abbracciato con dei bambini e si può leggere la scritta “ Sigamos Juntos”, continuiamo insieme, profetica allusione o se si vuole messaggio subliminale al futuro prossimo che aspetta il “chavismo sin chavez”, dopo la recente scomparsa fisica del suo maggior rappresentante. Subito dopo i consueti controlli di sicurezza e le procedure di identificazione, ai nastri di raccolta dei bagagli, oltre ai negozi duty-free e alle casas de cambio, una scritta a carattere cubitali ci ricorda che lì in Venezuela si lavora per costruire il Socialismo Bolivariano, “construyendo el Socialismo Bolivariano”. 

All’osservatore attento e mediamente preparato, si schiarisce il carattere fantasioso, utopico e storicamente inesatto di tale disposizione, risultato di un’abile propaganda di carattere sincretico-ideologico. Così come gli alchimisti si proponevano di ottenere la trasmutazione delle sostanze e dei metalli attraverso la pietra filosofale, Hugo Chavez ha cercato di creare, lungo la sua parabola presidenziale, un “socialismo” catalizzato da esperienze storiche e personaggi, totalmente incomparabili, dando vita al calderone Bolivariano. Cristo, Bolivar e Miranda sarebbero stati i precursori dei socialisti moderni, ossia Marx, Engels, Lenin, Trotskij, Rosa Luxembourg, passando per Mao, Gramsci e il Che Guevara, il tutto unito attraverso il legante autoctono della resistenza indigena e del cacique Guacaipuro, senza dimenticare il movimento contadino di Ezequie Zamora. Karl Marx considerava Bolivar, peggio di Napoleone, paragonabile a Soulouque, quest’ultimo a detta di F. Engels, il prototipo de Luigi Bonaparte , un uomo cinico, con ambizioni dispotiche sull’ America Latina, a cui si però si deve un gran peso nelle vicende che portarono alla liberazione delle nazioni latinoamericane, dal giogo coloniale spagnolo, insieme a Jose de San Martin. È possibile che Marx, non avesse a sua disposizione fonti del tutto imparziale, soprattutto fonti che provenissero direttamente dal Sudamerica, anche se le fonti europee da lui utilizzate generalmente erano pro-Bolivar . Se si partisse dal presupposto che è un azzardo negare il ruolo storico, politico e militare del Libertador, è una menzogna affermare che sia stato socialista, lui, hidalgo criollo , i cui scritti possono essere collocati all’interno del cosmopolitismo illuminato di matrice aristocratica. 

La prima situazione in cui si imbatte chi arriva alla hall dell’aeroporto internazionale “Simon Bolivar”, sono assistenti e tassisti che ti offrono un passaggio fino a Caracas e ti chiedono se vuoi cambiare euro al mercato parallelo . La debole moneta venezuelana, che per ironia viene definita fuerte è da sempre soggetta a forti ondate di svalutazione , anche sotto il “governo rivoluzionario bolivariano”, ragion per cui se si sommano due elementi, quali le misure di politica economica bolivariana, tese a svalutare la moneta nazionale per implementare le esportazioni e falcidiare il potere d’acquisto dei lavoratori con il rispetto costituzionale della proprietà privata dei mezzi di produzione, il risultato è il seguente: la parola socialismo è anch’essa svalutata e vilipesa. La socializzazione dei mezzi di produzione , non è ancora il socialismo ma solo il suo presupposto giuridico, poiché il Venezuela è a tutt’oggi e a onor del vero così lo definiva il suo ex Presidente, un paese capitalista, neppure sussiste il presupposto giuridico e pertanto il socialismo è un’astrazione retorica e una millantata presenza. Quando si arriva a Caracas, si avverte una sensazione di incertezza e di attesa, ma bel lontano da essere quel sintomo di imminente Golpe militar o guerra civile che la stampa borghese europea in dicembre-gennaio diceva essere imminente, nell’ipotesi di un’uscita di scena di Hugo Chavez. La preoccupazione del venezuelano medio si focalizza sulla difficoltà di reperire e comprare i prodotti necessari alla sua quotidianità, a causa della forte inflazione( la più alta dell’America Latina) e della speculazione delle imprese oligopolistiche a capitale privato sui prodotti di prima necessità. Tali imprese capitalistiche private (prima fra tutte la Polar del capitalista Mendoza)durante i 14 anni di chavismo hanno visto aumentare notevolmente i propri fatturati. Il Venezuela, Paese potenzialmente ricchissimo, ma paradossalmente bloccato dalla sua più importante risorsa nazionale, il petrolio , che ne fa una nazione essenzialmente monoproduttrice e a causa di una nascente industrializzazione e serva delle importazioni straniere; importa il 70% dei prodotti destinati al mercato interno. Inoltre, la cittadinanza si trova a dover far fronte, quotidianamente, all’insicurezza dovuta alla crisi economica e alla mancanza stabile di lavoro, che porta il Venezuela ad essere uno dei Paesi più violenti e corrotti a causa di un alto tasso di criminalità e di forze dell’ordine non proprio integerrime, per usare un eufemismo. In Venezuela, ogni anno, muoiono per scontri tra bande e microcriminalità circa 16.000 persona l’anno , nella sola Caracas il numero è di 3.000 morti l’anno, cifre da conflitto che si uniscono all’inveterata usanza della polizia municipale e nazionale di chiedere tangenti per evitare al presunto o al reale contravventore, sanzioni amministrative. Da ricordare la situazione indecente delle carceri venezuelane, dove lo spaccio di armi e droga è pressoché tollerato e dove i governi democratici o bolivariani hanno sempre usato lo strumento della repressione e della mattanza, per dimostrare all’opinione pubblica il loro inesistente controllo del sistema penitenziario . Disoccupazione, svalutazione, criminalità, proprietà privata, corruzione, non sembrano categorie appartenenti al socialismo. 

II parte - Con i compagni di Opcion Obrera

L’incontro con i compagni di Opcion Obrera, avviene a Maracay, una città universitaria, famosa per la lotta dei lavoratori dell’impresa Sanitarios Maracay, che con coraggio hanno rivendicato la nazionalizzazione dell’impresa da parte dello Stato e il controllo operaio attraverso la cooperativa fondata dai lavoratori. La nazionalizzazione c’e’ stata, con decreto di Hugo Chavez, il carattere socialista del controllo operaio è ben lungi dall’essere una realtà. Ed è proprio sul “control obrero” che inizia l’incontro con Jose Ramirez e Roberto Yepez, compagni con una ampia esperienza, in ambito sindacale. Questo controllo operaio bolivariano risulta essere un controllo non dell’operaio, bensì sull’operaio. Il chavismo, benché sia un bonapartismo di sinistra, sui generis è pur sempre bonapartismo e tende a istituzionalizzare le relazioni sindacali e lavorative con la classe lavoratrice, si appoggia al proletariato, arriva a dargli delle concessioni ma non ha come fine l’emancipazione operaia, bensì il suo controllo. Infatti le cooperative che reagiscono a prese di posizione gestionali della dirigenza ministeriale, hanno visto la propria situazione contabile o contrattuale peggiorare sensibilmente. Un esempio su tutti, la Siderurgica del Orinoco, impresa che lavora all’interno della fascia petrolifera, più importante del mondo per quantità di greggio, dove i lavoratori ancora non hanno ottenuto il rinnovo del contratto collettivo, nonostante la dirigenza chavista. 

La cogestione Stato-cooperative, dove il primo mantiene il 51% delle azioni e le seconde la restante parte, va definita sotto l’esperienza dell’azionariato diffuso e della potenziale partecipazione dei lavoratori sulla base della rispettiva quota in cooperativa alla gestione di impresa con capitale in mano pubblica, di stampo socialdemocratico, nulla a che vedere con l’occupazione delle fabbriche e con il controllo, gestione e sorveglianza delle stesse da parte dei lavoratori. Il sistema della cogestione, risulta fallimentare, perché anche laddove ci siano forme di gestione operaia più spinte, le stesse operano in un contesto giuridico ed economico capitalistico. Le imprese capitaliste private, in virtù del loro fisiologico principio della concorrenza, non avranno interesse a commerciare con imprese che predicano il “controllo operaio” , si giunge, pertanto ad una situazione nella quale si scontrano il Capitalismo di Stato con quello di mercato. In tale contesto anche le nazionalizzazioni perdono la loro valenza anti-capitalista e socialista. Per dirla con Lev Trotskij, in riferimento al cardenismo : “la nazionalizzazione delle ferrovie e dei giacimenti petroliferi in Messico, non ha senza dubbio nulla a che vedere con il socialismo. E’ una misura di capitalismo di Stato in un paese arretrato, che cerca in questo modo di difendersi da un lato dall’imperialismo straniero e dall’altro dal proprio proletariato”. A tal proposito, sebbene si possa dire che il chavismo sia stato più radicale del cardenismo, la sua involuzione burocratica verso la sua destra endogena, può risultare più rapida che nel cardenismo. I Consigli comunali e le Comuni( Consejos Comunales y Comunas) lungi dall’essere quello che nella forma vorrebbero essere, ossia strumenti di democrazia diretta, si vedono ridotti alla funzione di amebe, a causa dell’ipertrofia burocratico-istituzionale e del regime economico in cui attuano: il Capitalismo. Valgono a poco le leggi organiche sui consigli comunali e sulle “Comuni Socialiste” , se tali organismi posseggono come cordone ombelicale il canale del mercato in mano alla destra ufficiale capitalista e devono seguire la legge del valore di scambio e non quella dello scambio di forza lavoro per valore d’uso. Inoltre, cosi come si intravede nella legge organica sulle comuni, tali enti, sembrano più un agglomerato sparso di soggetti autonomi riconosciuti per legge che l’embrione di una vera associazione o federazione di comuni. Un esperimento analogo venne proposto da Mao Zedong e dalla Rivoluzione cinese, che con tutte le sue contraddizioni( la forza propulsiva di quella rivoluzione risiedeva nella classe contadina e non nella classe operaia)aveva coraggiosamente liquidato il capitalismo e buona parte delle tare feudali ancora presenti nella società civile cinese. Quel tentativo fallì in seno a un Paese che dopo l’Unione Sovietica era il più grande e il più popoloso del mondo, uscito da una rivoluzione armata e con la socializzazione dei mezzi di produzione; ripetere quell’esperienza in un Paese come il Venezuela, con una forza lavoro nettamente inferiore alla Cina maoista risulta essere una farsa. 

Non è formando tante piccole comuni, con un proprio Parlamento, un comitato esecutivo comunale, uno Statuto comunale e un consiglio di pianificazione comunale, dove vige la regola che la nazionalità venezuelana è requisito fondamentale per esserne membri e non il semplice fatto di lavorare all’interno di quella comunità, che si realizza il Socialismo. La Comune di Parigi fu il primo esempio di dittatura del proletariato perché distrusse la macchina statale e nominò ministro del lavoro uno straniero, per giunta tedesco, ovvero del Paese che aveva ridotto a brandelli la Francia. I soviet non erano tali perché il governo democratico-borghese li riconosceva e delegava loro alcune funzioni amministrative,come succede nei consejos comunales bolivariani, ma perché erano i soviet che non riconoscevano il potere parlamentare e lo soppiantarono. Ad un certo punto della discussione, l’autore in maniera rispettosa, domanda ai compagni di Opcion Obrera, il perché alla luce del modesto risultato elettorale ottenuto dal Fronte di Sinistra , non fosse strategicamente conveniente entrare all’interno del Partido Socialista Unido de Venezuela, per propagandare i propri principi e giungere alla rottura con la destra interna e le correnti piccolo-borghesi. Alla luce della malattia del Presidente Chavez, l’entrismo avrebbe avuto un ruolo importante e quantomeno pungente all’interno della onesta base chavista formata da tanti lavoratori e studenti. Non si tratta di prostituzione politica o di entrismo sui generis, in salsa pablista, bensì prendendo spunto dalle parole del Comandante Trotskij sull’entrismo nell’Apra : “ senza dubbio non possiamo entrare dentro un tale partito, però possiamo creare un nucleo all’interno per poterci guadagnare i lavoratori e separarli dalla borghesia.” Così come fu lo stesso Lev Trotskij ha chiedere la riorganizzazione della sezione messicana dell’Internazionale, quando il suo organizzatore principale, Luciano Galicia, criticò in maniera aspra, estremista e settaria le nazionalizzazioni di Cardenas. 

A tale domanda, seguita dall’osservazione che formalmente il “Libro Rosso” del Psuv è basato su un ordinamento interno democratico, salvo alcuni passaggi, marcatamente personalistici, opportunistici e non socialisti, i compagni di Opcion Obrera rispondono, affermando che l’entrismo era una giusta strategia che doveva essere adottata all’inizio dell’esperienza chavista, oggi rischierebbe di non portare i frutti sperati, poiché il processo di burocratizzazione del Psuv è così avanzato che il partito fondato da Chavez è una macchina elettorale, le cui assemblee e direzioni sono convocate solo durante le tornate elettorali, ma non esiste una vera vita di partito. Se non si può arrivare e comunicare con le masse è inutile stare all’interno di un partito compromesso. Altro tema affrontato è stato quello della svalutazione e della speculazione dei capitalisti privati, che come già detto, anche durante il chavismo stanno incrementando il proprio profitto. La svalutazione, secondo la giustificazione governativa, è strumentale all’aumento delle esportazioni e alla riduzione delle speculazioni sui beni di prima necessità. La svalutazione, misura tradizionalmente capitalista di stampo liberal-democratico o riformista, serve si ad aumentare le esportazioni ma non a nulla a che fare con la speculazione che può essere bloccata solo con la eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Un paradosso del settore export il Venezuela lo riscontra nell’industria petrolifera, dove vende petrolio, ma lo riacquista raffinato per usi domestici a prezzo maggiore di quello di vendita. Questo perché l’industria petrolifera estrattiva venezuelana con alla testa PDVSA non possiede un ‘equivalente industria di raffinazione e bisogna aggiungere che nella Fascia dell’Orinoco, la presenza di multinazionali straniere, in particolare brasiliane, cinese ed europee supera di gran lunga la presenza nazionale. Interessante questo socialismo che permette ai monopoli capitalistici stranieri di sfruttare tranquillamente le risorse collettive. 

Il mercato nero dell’euro e del dollaro, sorse a seguito della volontà di Chavez di istituire un controllo dei cambi, dopo il golpe organizzato contro di lui, nel 2002 e la seguente serrata petrolifera che indusse una fuga di capitali all’estero. Oggi, qualunque venezuelano che voglia lasciare il paese per motivi di turismo, studio o impresa, può far uscire una somma compresa tra i 2500 e i 4500 euro, questa somma copre solo un anno. Pertanto, in seguito alla creazione di Cadivi , si sviluppò dal 2003 il mercato nero del denaro, incentivato dal sistema bancario. Il meccanismo scatenato dal control de cambio, è così perverso che il procedimento prevede che per ottenere euro tramite Cadivi, bisogna depositare l’equivalente legale in bolivares. Chiunque in possesso di euro o dollari, in genere le classi medio-alte, può cambiare gli euro in bolivares al mercato nero e con i bolivares cambiati effettuare il deposito presso Cadivi. Risultato: il “governo rivoluzionario Bolivariano” paga gratuitamente o quasi i viaggi di piacere, di studio o di affari alla media e alta borghesia con i salari e gli stipendi dei proletari . L’unica soluzione per mettere un freno alla speculazione è la nazionalizzazione del sistema bancario, che toglierebbe la linfa vitale ai parassiti della società, speculatori e banchiere e permetterebbe un reale controllo del corso della moneta. In verità anche sul versante bancario si ripropone la buffonesca situazione dell’industria, banche di stato contro banche private a tutto vantaggio della speculazione capitalistico-finanziaria. Temi finali toccati con i compagni venezuelani sono state le riforme del governo chavez, di cui tratteremo nell’ultima parte dell’articolo e il tentativo sterile di creare una V internazionale , ultimo in ordine di parola è stato il tema dei rapporti tra chavismo e Farc, dove Chavez prima riconobbe il carattere di Forza belligerante alle Forze armate rivoluzionarie di Colombia, movimento guerrigliero armato, comunista, di orientamento centrista, che lotta per il socialismo in Colombia e dopo, al fine di ricostruire un asse commerciale strategico Venezuela-Colombia , importante per entrambi i Paesi, difese la linea anti-guerriglia promossa dal successore di Uribe, Santos, arrestando e consegnando alle forze di sicurezza colombiane membri importanti delle Farc.

III parte - Conclusioni 

La funzione storica del Chavismo con Chavez, all’interno della dialettica della lotta di classe, è stata quella di un’esperienza bonapartista sui generis, di sinistra, di riformismo radicale con misure di autodifesa nazionale e costruzione di uno Stato sociale inesistente nel Venezuela, drogato di neoliberismo. Chavismo e neoliberismo sono due ideologie che nascono, vivono e accettano il capitalismo. Il Chavismo quando dice di combatterlo lo fa con una logica di anti-imperialismo campista (l’area latino-americana e caraibica alleata a Cina e Russia contro “l’impero nordamericano”), certo occorre aggiungere che il Presidente Chavez è stato molto popolare e rimarrà amato dalle masse più povere del suo Paese, questo perché in un Paese come il Venezuela, la liberal-democrazia capitalista ha da sempre trattato il diseredato e lo sfruttato come una merce, come un cane ed è normale che quando sulla scena pubblica per la prima volta nella storia reale di quel diseredato e di quello sfruttato compare un movimento che gli dice: Tu esisti, ti devi educare, devi mangiare in maniera dignitosa e avere una casa degna di un essere umano, nei sentimenti della gente comune nasce l’empatia verso quel movimento. Se dopo di ciò il lider di quel movimento afferma che occorre essere orgogliosi della propria storia patria, rinnegata dalla debole borghesia rentista alleata al capitale imperialista straniera, si può comprendere perché nella parte orientale del Venezuela, ogni contadino espone la foto del Comandante Chavez sulla sua choza e perché la morte di quell’uomo ha sollevato un’ampia commozione in tutto il mondo. Durante i 14 anni di governo di Chavez, attraverso le missioni, programmi di assistenza sociale, è stato realizzato lo Stato sociale, per garantire migliori condizioni di vita al proletariato: con la Mision Barrio Adentro, medici cubani offrono assistenza sanitaria gratuita nei quartieri più poveri, con la Mision Milagro, sono stati operati migliaia di venezuelani con problemi alla vista, con le Misiones Robinson, Ribas e Sucre, è stato sradicato l’analfabetismo, secondo paese latinoamericano dopo Cuba, con la Mision Mercal e PDval è stata ridotto notevolmente la percentuale della povertà estrema, con la fondazione Fundayacucho vengono elargite borse di studio a studenti venezuelani, latinoamericani, africani e asiatici privi di risorse economiche, con la Mision Vivienda si sta cercando di risolvere l’annoso problema residenziale del popolo venezuelano, con la Mision vuelvan caras e saber y trabajo si sta dando impulso alla ricerca scientifica e alla formazione professionale, le Misiones Zamora, Miranda e Piar, destinate rispettivamente allo sviluppo dell’agricoltura con la riforma agraria, alla riqualificazione professionale dei riservisti militari e agli incentivi per i piccoli minatori e infine la crescita economica relativa e l’aumento delle infrastrutture (reti stradali ed idriche, sistemi ferroviari e delle metropolitane, sistemi di ingegneria civile) nonché l’ampio sviluppo della cultura letteraria e popolare (Fiera del libro di Caracas, radio popolari, ecc..). 

Tutti questi risultati, uniti al tentativo di costituire un’integrazione politica latinoamericana che porti alla formazione della moneta unica sudamericana e al mercato unico dell’America Latina, in grado di competere con Cina, India, USA ed Europa, rientrano nella sfera classica della socialdemocrazia radicale . L’entrata del Venezuela nel Mercosur, il mercato comune del Sud (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) contrasta con lo sbandierato anti-sionismo di Chavez, visto che quest’area di mercato commercia con Israele. E’ pur vero che il Chavismo Bolivariano un merito storico-politico, a differenza del peronismo, lo possiede ossia la necessità di cercare l’unità di interessi economico-politici delle borghesie con l’esecutivo non solo a livello nazionale, bensì a livello continentale, consentendo un certa centralizzazione dei poteri. Molte democrazie progressive si rifanno al Chavismo, l’Argentina peronista della Kirchner, che nazionalizza la YPF e rivendica la sovranità sulle Malvinas oppure l’Ecuador dell’economista Correa, che toglie le concessioni alle basi militari americane e tramite l’audit dichiara una parte del debito non rimborsabile. Da materialisti storici occorre individuare tali comportamenti politici degli esecutivi bonapartisti o semi-bonapartisti, sulla base della struttura economica caratterizzata dalla peggiore crisi economica del capitalismo, che vede una relativa crescita delle aree del Sud del mondo a discapito dell’occidente e che permette l’ingresso di nuovi attori economico-politici negli assetti del mercato mondiale. il socialismo piccolo borghese nel suo ulteriore sviluppo è andato a finire in una vile depressione dopo l’ebbrezza, come si esprimevano Karl Marx e Friedrich Engels sul Manifesto del Partito Comunista. 

La maggioranza dei venezuelani erano molto legati a Chavez, ma non hanno mai sopportato la boliburguesia, ossia la burocrazia di destra del Psuv che ha adottato stili di vita e comportamenti degni della decadente nomenclatura del Cremlino. Dal canto suo, il Chavismo è riuscito, nonostante sia e si dichiari movimento di sinistra a dare duri colpi alla sinistra rivoluzionaria, riuscendo a spaccare il morenismo in due soggetti: il Topo obrero allineato con il Fronte di sinistra dei lavoratori e Marea socialista all’interno del Polo Patriotico chavista insieme ai pablisti della Tendencia Marxista Internazionale e agli stalinisti del Partito comunista del Venezuela. Il 14 aprile il Venezuela ritorna alle urne per determinare quale parte del fittizio scontro tra poli, porterà avanti il regime borghese contro la classe operaia. Qualunque sia il passaggio di consegne ad avviso dell’autore e seguendo l’esperienza storica l’avanzata della destra è molto probabile, sia che venga rappresenta dal partito del capitalismo di mercato, con Henrique Capriles(Mesa de Unidad Democratica), sia che venga rappresentata dal partito del capitalismo di stato con Nicolas Maduro e l’accordo che la destra interna del Psuv dovrà fare con il capitale nazionale privato e internazionale, in primis con gli USA che, per voce di Barack Obama ha già chiesto un miglioramento delle relazioni diplomatiche. Un’ eventuale resistenza da parte della dirigenza post-chavista porterebbe a soluzioni di tipo golpista già viste nel passato, con il beneplacito del governo americano( Arbenz, Peron e Allende insegnano). E le masse? Nel primo caso, rimarrebbero addormentate e nel secondo tramortite senza la formazione e l’impulso a sinistra del partito della Rivoluzione. Lo spazio infatti sta a sinistra, lontano da logiche nazionaliste o populiste , lontano da chi vede, e in Europa sono in molti nella cosiddetta “sinistra radicale”, nel chavismo e nel correismo, forme nuove di socialismo, “socialismi del XXI secolo”, quando sono forme già vissute dall’esperienza storica appartenenti al bonapartismo sui generis. Il massimo esponente del socialismo scientifico scriveva, nella critica del programma di Gotha, che l’emancipazione della classe operaia e opera della stessa classe operaia. Per noi comunisti rivoluzionari il socialismo e il comunismo sono un’altra cosa…

20 gennaio 2013

Contributo di Luca Tremaliti

venerdì 22 marzo 2013

LUNEDI 25 MARZO ASSEMBLEA PUBBLICA PER LA DIFESA E LA SALVAGUARDIA DEL TRASPORTO PUBBLICO


NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE  RIAPPROPRIAMOCI DEL TRASPORTO PUBBLICO!


Nasce un comitato per il trasporto pubblico composto da utenti e lavoratori.


La situazione del trasporto pubblico locale è da anni in continuo degrado, ed è ora diventata più che mai insostenibile, sia per i lavoratori che per gli utenti: ai primi viene chiesto di dare una prestazione di lavoro senza certezze di retribuzione e agli ultimi viene chiesto di pagare un servizio che non ricevono. Le condizioni dei mezzi di trasporto sono indecenti e insicure, lavoratori e utenti costretti a viaggiare dentro carri bestiame, spesso su mezzi mal funzionanti.


Si preannunciano ulteriori riduzioni delle corse sia per il trasporto su gomma che per quello su ferro, e il futuro dei lavoratori è sempre più incerto. Le cause di questo sfascio vanno attribuite alle politiche sia del governo nazionale sia delle amministrazioni locali, le quali oramai considerano i servizi pubblici solo come mezzo di lucro sull’altare di interessi speculativi e privatistici!

Non possiamo più pensare che la soluzione ce la diano le stesse persone che hanno permesso e contribuito al crollo del trasporto pubblico, bisogna unirsi, lavoratori e utenti per il trasporto pubblico, per migliorarlo e potenziarlo!

Il comitato è aperto a tutti e si riunisce ogni Venerdì alle ore 17:30 alla Mensa Occupata in via Mezzocannone 14.

Partecipiamo tutti al’assemblea pubblica Lunedì 25 Marzo, ore 18.00, alla stazione centrale a Piazza Garibaldi, per cominciare il lavoro di controinformazione contro lo sfascio del trasporto pubblico!

IL LAVORO E IL TRASPORTO SONO UN DIRITTO
BASTA GUERRE TRA POVERI, LOTTIAMO UNITI!

COMITATO UTENTI E LAVORATORI PER IL TRASPORTO PUBBLICO
aderiscono:

USB, CUB, Lab. politico iskra, P.Carc, Collettivo studentesco di Quarto, Mensa Occupata, Dada, Studenti Federico II, Collettivo studentesco Virgilio, Partito Comunista dei Lavoratori, Freebacoli, Comitato di Liberazione quartese

Mail – comitatotrasportinapoli@gmail.com
Gruppo Facebook: Comitato Utenti e Lavoratori del trasporto pubblico
N.Telefono Comitato: 3334319310. Disponibile Lunedì e Mercoledì dalle 17.00 alle 19.00

giovedì 21 marzo 2013

NO ALLO SGOMBERO DEL C.S.O.A. ASILO 45 DI BOSCOREALE!!!


NO ALLO SGOMBERO DEL C.S.O.A. ASILO 45 DI BOSCOREALE!!!

L’ennesimo atto di repressione compiuto delle istituzioni borghesi  nei confronti dei compagni di Asilo 45 è veramente inaccettabile. Questo spazio  era diventato un importante punto di riferimento per i cittadini di Boscoreale. Esperienze di lotta su tante vertenze: rifiuti, lavoro, ambiente, salute, spazi. Questa struttura è stata sgomberata e addirittura murata dalle “istituzioni”! I compagni hanno occupato questa struttura che era stata abbandonata da decenni in totale stato di abbandono e degrado, un ex non-luogo, discarica di rifiuti di ogni genere, abbandonato nel centro del paese, bonificato e reso fruibile da tutti, divenuto luogo di cultura, di iniziative, di teatro, di musica, di dibattiti...ma murato dalla "civiltà", dalle “istituzioni”!

Come Partito Comunista dei Lavoratori esprimiamo la massima solidarietà ai compagni e alle compagne del c.s.o.a. Asilo 45, un luogo di lotta contro il clientelismo criminale delle autorità politiche e un luogo di lotta contro il sistema capitalistico in sé non può chiudere.

La repressione non ci fermerà!!! Solo la lotta dura paga!!!

mercoledì 20 marzo 2013

LIBERTA PER DAVIDE ROSCI E PER TUTTI I CONDANNATI PER I FATTI DEL 15 OTTOBRE 2011

LIBERTA PER DAVIDE ROSCI E PER TUTTI I CONDANNATI PER I FATTI DEL 15 OTTOBRE 2011



Il compagno Davide Rosci, arrestato per i fatti del 15 ottobre, è stato trasferito al carcere di Mammagialla a Viterbo. Sentiamo il dovere e l'urgenza di esprimere la piena e totale solidarietà e complicità del Partito Comunista dei Lavoratori ai compagni, Davide, Mauro,Mirco, Marco e Cristian ai loro amici e compagni ed alle loro famiglie. Voi siete stati colpiti dalla rappresaglia di uno stato che per questa via tenta, in un momento di enorme tensione sociale, di mandare un avvertimento a tutte le avanguardie di lotta presenti nel paese. Non potremmo altrimenti spiegare pene detentive così rilevanti a fronte di fatti e responsabilità tutte da dimostrare. Potremmo soffermarci sull'evidente ingiustizia di un sistema che assolve l'assassino di Carlo Giuliani – e lascia sostanzialmente impuniti i massacratori della Diaz - o che condanna il pistolero assassino Spaccarotella ad una pena appena superiore a quella comminata ai compagni, senza un briciolo di prova.

Potremmo ricordare che i massacratori di Federico Aldovrandi vestono ancora la divisa della Polizia di Stato o che i parassiti in giacca e cravatta, che in questi decenni hanno banchettato alle spalle di un intero popolo, sono tutti liberi ed impuniti. Potremmo ancora ricordare le centinaia di compagni colpiti in questi anni in tutta Italia dalla feccia fascista (i compagni teramani sono da sempre impegnati nella lotta ai rigurgiti reazionari e fascisti nel paese).
Fatti questi ultimi, per i quali "misteriosamente" non si trovano quasi mai i responsabili. Dicevamo potremmo ma non lo facciamo. 

Noi non siamo mai stati colpiti dal delirio giustizialista di tanta parte della sinistra. Noi non abbiamo neanche per un attimo pensato che la giustizia potesse passare per le aule dei tribunali della borghesia. I “giudici eroi” non sono mai stati tali per noi. Tendiamo da comunisti a riaffermare ogni volta un concetto che ci sembra basilare: non può esserci vera giustizia in una società divisa in classi. Per questo compagni, la giustizia dello stato dei padroni vi condanna ma nel cuore dei proletari coscienti voi siete innocenti.

Il Partito Comunista dei Lavoratori condanna fermamente il tentativo da parte dei Tribunali dello Stato borghese italiano di criminalizzare chi lotta contro l’oppressione e lo sfruttamento. La nostra è una solidarietà che non si limita al semplice comunicato ma si concretizza col supporto militante del Partito Comunista dei Lavoratori al compagno Davide Rosci, e a tutti gli imputati, con l’ausilio di avvocati ed assistenti volontari nelle carceri.

E lo faremo sin da subito.
Libertà per il comunista Davide Rosci!

No alla repressione contro chi lotta!

Per una società senza ne’ classi ne’ galere,
per il comunismo!

giovedì 14 marzo 2013

Marx: « Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera! »


ll 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra. L'avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l'abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre.

Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d'Europa e d'America, nonché per la scienza storica. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano.

Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l'orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d'arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un'epoca in ogni momento determinato costituiscono la base dalla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l'arte e anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.

Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i critici socialisti.

Due scoperte simili sarebbero più che sufficienti a riempire una vita. Fortunato chi avesse avuto la sorte di farne anche una sola. Ma in ognuno dei campi in cui ha svolto le sue ricerche — e questi campi furono molti e nessuno fu toccato da lui in modo superficiale — in ognuno di questi campi, compreso quello delle matematiche, egli ha fatto delle scoperte originali.

Tale era lo scienziato. Ma lo scienziato non era neppure la metà di Marx. Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria. Per quanto grande fosse la gioia che gli dava ogni scoperta in una qualunque disciplina teorica, e di cui non si vedeva forse ancora l'applicazione pratica, una gioia ben diversa gli dava ogni innovazione che determinasse un cambiamento rivoluzionario immediato nell'industria e, in generale, nello sviluppo storico. Così egli seguiva in tutti i particolari le scoperte nel campo dell'elettricità e, ancora in questi ultimi tempi, quelle di Marcel Deprez.

Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell'altro all'abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato, contribuire all'emancipazione del proletariato moderno al quale egli, per primo, aveva dato la coscienza delle condizioni della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione : questa era la sua reale vocazione. La lotta era il suo elemento. Ed ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto. La prima "Rheinische Zeitung " nel 1842, il "Vorwàrts ! " di Parigi nel 1844, la "Deutsche Brùsseler Zeitung " nel 1847, la "Neue Rheinische Zeitung " nel 1848-49, la "New York Tribune " dal 1852 al 1861 e, inoltre, i numerosi opuscoli di propaganda, il lavoro a Parigi, a Bruxelles, a Londra, il tutto coronato dalla grande Associazione internazionale degli operai, ecco un altro risultato di cui colui che lo ha raggiunto potrebbe esser fiero anche se non avesse fatto nient'altro.

Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero, i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. E' morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere, senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale.

« Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera! »

                                                                
 Orazione funebre di Engels per Karl Marx (marzo 1883)

domenica 10 marzo 2013

LETTERA APERTA AI MILITANTI E AGLI ISCRITTI DEL PRC E DEL PDCI. È L’ORA DI ROMPERE CON I GRUPPI DIRIGENTI TRASFORMISTI E DI UNIRSI NEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

LETTERA APERTA AI MILITANTI E AGLI ISCRITTI DEL PRC E DEL PDCI.

È L’ORA DI ROMPERE CON I GRUPPI DIRIGENTI TRASFORMISTI E DI UNIRSI NEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI



Cari/e compagni/e,

La disfatta dell'operazione “Rivoluzione civile” non è solo elettorale, ma politica. E' il capolinea definitivo di un lungo corso trasformista dei gruppi dirigenti di PRC e PDCI, che ha distrutto e disperso, in tanti anni, energie, passioni, potenzialità enormi. E che si è rivelato irriformabile.

Ci rivolgiamo a voi- nel nome di tante battaglie comuni- per chiedervi di trarre un bilancio onesto di questo fallimento politico senza ritorno. E di compiere l'unica scelta politica conseguente : quella di unirvi al Partito Comunista dei Lavoratori, e dunque al programma e ai principi del marxismo rivoluzionario. Per rafforzare l'unico partito a sinistra che non si è mai compromesso nelle politiche borghesi. Per costruire insieme, finalmente, una coerente presenza anticapitalista e comunista, contro ogni opportunismo e trasformismo.

L'OPERAZIONE “INGROIA”: IL CAPOLINEA DEL TRASFORMISMO

Non si tratta di discutere con voi dell' “insuccesso elettorale” in quanto tale dell'operazione Ingroia o del mancato ritorno in Parlamento di PRC e PDCI. Né si tratta di confrontare i 113.000 voti del PCL al Senato ( comunque conquistati -senza mezzi e senza coprire tutti i collegi- su un programma anticapitalista,) con i 500.000 o poco più di “Rivoluzione Civile” ( IDV+ PRC+ PDCI+ Verdi+ De Magistris..). Perchè successi o insuccessi, tanto più sul piano elettorale, possono essere a volte indipendenti dalle scelte politiche che si compiono.
Si tratta invece di discutere esattamente della scelta politica compiuta: quella di aver annullato la propria autonomia e riconoscibilità di “comunisti” dentro l'arancione dei pubblici ministeri, nel momento della massima crisi del capitalismo. Quella di aver imboscato la stessa centralità delle ragioni del lavoro dentro l'abbraccio col liberal questurino Di Pietro, nel momento della più grave aggressione contro i lavoratori dell'intero dopoguerra. La disfatta elettorale ha solo registrato l'enormità di questa scelta politica. Che ha esposto decine di migliaia di compagni/e ad un'autentica umiliazione. E che oltretutto ha favorito lo sfondamento grillino a sinistra.

Il punto è : qual'è la radice di questa scelta politica abnorme? Non siamo in presenza di un “errore”, per quanto letale. Siamo in presenza dell'ennesima manifestazione del codice politico di fondo dei gruppi dirigenti di PRC e PDCI: quello per cui la propria collocazione o ricollocazione istituzionale ( o... la speranza di conseguirla) prevale su ogni considerazione di principio. E tanto più sul rispetto dei propri militanti e delle loro ragioni.

LA LUNGA STORIA DI UNA DERIVA ISTITUZIONALE

E' lo stesso codice genetico che ha segnato, con responsabilità anche più gravi, il lungo corso dei gruppi dirigenti di Rifondazione.

E' il codice che nel 96/98 spinse l'intero gruppo dirigente del PRC ( Bertinotti, Cossutta, Ferrero, Diliberto, Grassi, Rizzo..) a entrare nella maggioranza del primo governo Prodi, votando l'introduzione del lavoro interinale (Pacchetto Treu), il record delle privatizzazioni, i campi di detenzione per i migranti( legge Turco- Napolitano).

E' il codice che nel 99/2001 spinse Diliberto (e Rizzo) a sostenere i bombardamenti “umanitari” su Belgrado, in cambio di un ministero nel governo D'Alema-Cossiga per il neonato PDCI.

E' il codice che nel 2006/2008 spinse PRC e PDCI a entrare nel secondo governo Prodi, votando missioni di guerra e detassazione dei profitti, in cambio di un ministero( Ferrero) e della Presidenza della Camera (Bertinotti).

E' il codice che tuttora spinge PRC e PDCI in tante giunte locali di centrosinistra a votare tagli sociali in cambio di assessori. Magari a braccetto dell' UDC, come in Liguria.
Del resto: la stessa operazione Ingroia non è nata forse per il solo rifiuto del PD di accettare Di Pietro e Diliberto nella coalizione di Centrosinistra? E a nome di “Rivoluzione civile” Ingroia non ha forse continuato ad offrire al PD la propria disponibilità di governo, al posto di Monti, durante tutta la campagna elettorale?

Questo codice politico si è rivelato irriformabile. Ha disperso e demotivato negli anni un patrimonio enorme di energie e di speranze di decine di migliaia di attivisti e di milioni di lavoratori e di giovani. Ed oggi è giunto semplicemente al suo epilogo.

PERCHE' UNIRSI AL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Il Partito Comunista dei Lavoratori è nato (tra il 2006 e 2008) contro questa politica, dopo una battaglia di 15 anni all'interno del PRC, basata sui principi anticapitalistici e di classe. E' nato non per “dividere” i comunisti. Ma per liberarli da partiti che comunisti non erano e non sono. Per dare loro un riferimento coerente da cui ripartire. Per evitare loro nuove delusioni e dispersioni.

Certo: siamo un piccolo partito. Che si è dovuto confrontare , in anni difficili, con gli effetti di confusione e demoralizzazione prodotti dal fallimento del PRC governista in un vasto settore della stessa avanguardia. Che ha dovuto lottare controcorrente , negli anni della peggiore crisi sociale, rispetto allo stesso arretramento della coscienza politica del movimento operaio . Ma abbiamo lavorato e lavoriamo per ricostruire una coscienza di classe , non per contribuire a disperderla. Da qui la nostra battaglia, in tutte le lotte e i movimenti, contro ogni subordinazione al PD, o al giustizialismo, o al grillismo. Da qui anche la nostra presenza alle elezioni: come terreno di presentazione di un programma comunista, alla luce del sole e senza mimetismi.

Oggi possiamo dire di aver costruito, con tutti i nostri limiti, l'unico partito a sinistra del PRC realmente presente su scala nazionale, dotato di un minimo di organizzazione e di radicamento. L'unico che, nel suo piccolo, sta estendendo la propria presenza territoriale. L'unico, non a caso, che può presentarsi alle elezioni nazionali. L'unico, soprattutto, che non ha altro interesse da difendere che gli interessi del lavoro e della rivoluzione sociale.

Cari compagni e compagne,

diversi militanti di PRC e PDCI, in diverse parti d'Italia, hanno raggiunto in questi mesi le fila del PCL. E' un fatto prezioso. Ma se entrassero nel nostro partito tutti coloro che- tra voi- ci hanno detto e ci dicono che “sono d'accordo” con il PCL, con la sua politica, con il suo programma, la nostra comune battaglia comunista e rivoluzionaria farebbe un grande passo avanti. Nell'interesse dei lavoratori e di tutti gli sfruttati.

Questa è esattamente la proposta che vi avanziamo.

Disponibili, con i nostri dirigenti, e con le nostre sezioni territoriali, ad ogni occasione di incontro , di confronto, di approfondimento. A partire dalle lotte comuni di ogni giorno.