lunedì 30 luglio 2012

Governo e sindacati continuano ad ingannare i lavoratori Fincantieri!


Governo e sindacati continuano ad ingannare i lavoratori Fincantieri!

L’incontro tenutosi il 27 Luglio  a Roma fra parti istituzionali (Governo, Regione Campania, Provincia di Napoli e Comune di Cmare di Stabia), azienda e sindacati (Cisl,Ugl,Uil, Fiom-CGIL) ha costituito nient’altro che l’ennesima riproposizione degli inganni che da anni questi rappresentanti della borghesia stanno perpetuando ai danni  di tutti i lavoratori Fincantieri ed Indotto.

Le aspettative pre-incontro erano altissime: si parlava di commesse riguardanti 2 navi della “Viking”, 20 piccole navi per la crocieristica fluviale, 10 cassoni per il recupero della Costa Concordia ed infine il fantomatico piano di realizzazione del “bacino di carenaggio” che, a quasi un anno dalla sua stipulazione, rimane pressoché lettera morta.

A spegnere queste false illusioni, generate dai mezzi della dis-informazione borghese, è stata la stessa dirigenza Fincantieri, che ha ribadito bene il concetto: nuove navi da costruire non ci sono! Per questo motivo i rappresentanti istituzionali, con la complicità di tutte le burocrazie sindacali, continuano a nascondere ai lavoratori la verità sul destino dello stabilimento, continuando il proseguo in futuri tavoli istituzionali (il prossimo a Settembre) nella speranza di poter scongiurare ogni possibile tentativo di protesta da parte degli operai.

Questi ultimi sembrano oramai stufi di essere presi in giro sia dalle forze politiche di centrodestra e centrosinistra, incapaci (come è ovvio che sia) di risolvere le gigantesche ricadute sul mondo del lavoro della crisi economica del capitalismo, sia dalle rappresentanze sindacali, le quali continuano a dichiarare, in maniera vile ed opportunistica, di intravedere in questi tavoli prospettive di miglioramento per i lavoratori (quando poi puntualmente ogni incontro si risolve con un nulla di fatto).

Il piano di realizzazione del bacino è un’altra favola che si vorrebbe propinare ai lavoratori, facendo credere che la Regione Campania stanzierà  dai 140 ai 360 milioni di euro, a seconda dei progetti, quando poi la stessa Regione detiene un debito pubblico intorno ai 15 miliardi di euro nei confronti dei grandi istituti di credito bancario.
Per screditare la credibilità dei falsi rappresentanti della classe operaia basta ricordare l’accordo del Dicembre 2011, quando i sindacati firmatari Cisl,Uil,Ugl e Failms brindavano al rinnovo della cassa integrazione, in scadenza nel 2013 fra l’altro, autoproclamandosi  “salvatori” del cantiere! Poi la verità venne a galla attraverso 1.243 esuberi fra Sestri e Castellammare, la prospettiva imminente della fine della cassa integrazione, la mobilità (oramai non più garantita con la riforma Fornero) e, per finire, lo spettro della disoccupazione.

Grave, inoltre, è anche la posizione assunta dalla dirigenza Fiom, offesa quando viene esclusa dai tavoli della contrattazione, incapace quando viene invitata a sedersi con le controparti di far valere la difesa delle condizioni oggettive dei lavoratori, con forme di lotta adeguate come gli scioperi, le assemblee, fino alle occupazioni.
Per questa ragione è importante oggi la costruzione di  un fronte unico di lotta con tutti quei lavoratori oramai disillusi dalle false promesse elargite dalle burocrazie politiche e sindacali.

Il Partito Comunista dei Lavoratori impegna tutte le proprie energie in questa direzione, smascherando i nemici della classe lavoratrice e costruendo insieme ad essa una nuova prospettiva di cambiamento che passi attraverso il rovesciamento del capitalismo e l’instaurazione del Governo dei Lavoratori!

venerdì 27 luglio 2012

DALLA PARTE DEGLI OPERAI DELL'ILVA

DALLA PARTE DEGLI OPERAI 

DELL'ILVA


Gli operai dell'Ilva di Taranto difendono giustamente, e incondizionatamente, il proprio posto di lavoro. Ogni tentativo di contrapporre salute e lavoro è indecente.Gli operai sono stati le prime vittime dell'inquinamento criminale della città. E sono dunque i primi ad essere interessati alla punizione dei responsabili ( a partire da dirigenti e proprietà aziendali),al risanamento del territorio, alla necessaria riconversione dei processi produttivi. Ma non sono disposti ad essere vittima sociale del “risanamento”, dopo essere stati la vittima sacrificale dell'inquinamento. 


Gli operai dell'Ilva hanno già pagato sulla propria pelle, e da tutti i versanti, i crimini del profitto: dalle morti sul lavoro ai casi di cancro in famiglia. E' ora che paghino altri. Nessun posto di lavoro va toccato. La presenza industriale va salvaguardata, anche con la occupazione operaia della fabbrica. 


Al tempo stesso gli operai non possono farsi usare come scudo umano dal loro padrone contro il resto della città. Né possono pensare che lo stesso padrone Riva, corresponsabile dei crimini ambientali, possa essere un “risanatore” credibile dell'ambiente. 

Vi è allora una sola misura radicale che possa insieme tutelare salute e lavoro: la nazionalizzazione dell'Ilva e della siderurgia italiana. Solo la nazionalizzazione del gruppo Ilva, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, può consentire insieme una radicale riorganizzazione produttiva e la difesa del posto di lavoro. Solo un massiccio investimento di risorse, pagato dai profitti, e sotto controllo sociale, può consentire insieme una bonifica del territorio cittadino e la continuità della presenza industriale. 

Non sarà il governo Monti, massimo fiduciario di industriali e banchieri, a realizzare queste misure di svolta. Solo un governo dei lavoratori potrà realizzarle. 

La vicenda dell'Ilva dimostra una volta di più che non c'è soluzione di alcun dramma sociale al di fuori di una prospettiva anticapitalista . Solo la rivoluzione cambia le cose.



LA CITTA' DELL'ACCIAIO: TARANTO

La citta’ dei due mari meglio conosciuta come la citta’ dell’acciaio e’ nota alle cronache in quanto e’ una delle citta’ maggiormente inquinate al mondo. 
Una citta’ operaia in cui e’ presente il piu’ grande centro siderurgico d’Europa. 

Per dare qualche numero sia sull’occupazione sia sull’inquinamento:  13mila dipendenti, più 4mila di indotto, una produzione fino a 30mila tonnellate al giorno, l’Ilva è la prima acciaieria d’Europa. Quasi milleduecento morti l’anno, cancro, e uno stabilimento a cui nel 2006, quando è cominciata la battaglia, era riconducibile sul totale italiano il 96 percento degli idrocarburi policiclici aromatici, il 92 percento delle diossine, l’85 percento dell’ossido di carbonio, l’85 percento del piombo. Il 68 percento del mercurio, bandito anche dai termometri ma sversato nel mare di Taranto per oltre due tonnellate l’anno. Un anno in cui ognuno dei circa 210mila abitanti, qui, incamera 2,7 tonnellate tra monossido di carbonio, benzene, ossido di zolfo. Ogni giorno ogni bambino, respirando, fuma l’equivalente di 2,14 sigarette. Prima di ragionare sulle questioni ambiente-lavoro, e’ necessario far un passo indietro e capire come Taranto da citta’ che viveva da e per il mare e la terra e’ diventata una citta’ siderurgica. 


Gli anni successivi all’unita’ d’Italia la vedono consegnata a piene mani alla Marina Militare ed al Ministero della guerra, che danno il via alla costruzione della citta’ nuova. 
Questo segnera’ definitivamente la dipendenza economica ed industriale della citta’ ai militari. Tutta la citta’ nuova, attuale borgo del centro, fu costruita attorno all’Arsenale. 
Molto di questa militarizzazione e’ ancora visibile oggi, anzi sempre piu’ ampio e diffuso e’ il controllo di zone tolte ai tarantini e difatti militarizzate. Un ‘esempio su tutti il nuovo porto militare che occupa km e km di costa Jonica e dove ci sono, oltre alle Navi Militari della Marina Italiana anche le Navi Nato con i sommergibili nucleari. 


Oltre alla militarizzazione anche lo sfruttamento dell’ambiente questo sempre a scapito dei cittadini ma e’ proprio questo uno degli elementi essenziali del capitalismo: sfruttare uomini e territorio fino all’esaurimento con il solo scopo di aumentare i propri profitti. 
Accanto allo sviluppo dell’Arsenale e dei cantieri navali, subito dopo la seconda guerra mondiale si avvio’ il procedimento per la costruzione di un grande centro siderurgico in Puglia. Uno dei siti proposti fu proprio Taranto, su questa scelta pesarono molto le decisioni della Democrazia Cristiana locale e nazionale che spingeva affinché Taranto fosse scelta sia per questioni geografiche: la vicinanza al mare sia per presunte questioni economiche: furono portate avanti false battaglie in difesa della pseudo poverta’ della citta’ dei due mari. Per chi conosce la storia di Taranto sa che si e’ trattata di una vera e propria bufala. La citta’ era uscita dalla seconda guerra mondiale, molto meglio di altre citta’ pugliesi come Bari, Brindisi o Lecce. Taranto, infatti, fu una delle poche citta’ industriali italiane uscite dal secondo conflitto mondiale con l’apparato industriale intatto e con una serie di progetti concreti ed anche per certi versi all’avanguardia. Gia’ nel 1952 furono presentati vari progetti di riconversione dei cantieri navali militari in Nautica di diporto e mercantile, con il progetto di fare di Taranto la capitale della fiera mercantile italiana. 


Accanto a tale progetto vi erano una serie di altre iniziate: dalle cooperative agricole, a quelle legate alla pesca fino ai trasporti che vedevano la classe operaia all’avanguardia. Tutti questi progetti ed iniziative furono distrutti e smantellati dal duo Marina ed Italsider, questa ultima venne costruita tra la fine degli anni ’50 ed i primi anni’60, sotto l’attenta regia democristiana. 


A questo si devono accompagnare tutte una serie di progetti urbanistici che hanno parzialmente distrutto il patrimonio culturale, archeologico di quella che fu la capitale della Magna Grecia. In questo quadro si inserisce il fallimento della costruzione del più lungo Lungomare al mondo che partendo dal Ponte Girevole sarebbe arrivato fino al Faro di San Vito, all’incirca 15 KM!.I colpevoli dello scempio urbanistico vanno dalla Dc al Psi fino alla destra. Lo stabilimento fu costruito in soli 5 anni dal 1960 al 1965 senza grossi dissensi, eccezion fatta per alcuni esponenti locali del Pci ma non dalla direzione locale del partito. Nel 1978 sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno veniva pubblicata una prima inchiesta sull’inquinamento e l’anno seguente furono installate 5 stazioni di rilevamento. Nel 1982 fu emessa la prima condanna contro il direttore dell’Italsider per getto pericoloso Il sindaco dell’epoca, esponente del Pci, Cannata inaugurò la tradizione per cui gli enti locali si sono poi sempre ritirati dalla parte civile nei processi. Fu creato questo Fondo d’Impatto Ambientale che non ha portato risultati tangibili. Gli anni ’80 e 90 sono segnati dalla crisi dell’acciaio e della siderurgia italiana, sono gli anni in cui la competivita’ dei mercati mondiali va a vantaggio delle acciaierie sud americane e dell’Est Europa, queste ultime soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino. Sono gli anni in cui la citta’ deve fare i conti con cassintegrazione, disoccupazione e la fine della siderurgia di Stato, quando nel 1995 l’impianto viene acquistato dal gruppo Riva. 


Lo stesso Riva (nella foto a destra ndr) si pone subito l’obiettivo di cambiare la “vecchia” classe operaia utilizzando i finanziamenti europei per ristrutturare i processi produttivi in siderurgia. Arrivano grandi flussi di denaro che vengono indirizzati verso i maggiori Paesi produttori di acciaio, e furono utilizzati per incentivare le uscite dei lavoratori verso il pensionamento. Contemporaneamente iniziano le assunzioni di giovani con i famigerati “Corsi di formazione/lavoro”. Allora, la linea delle tre federazioni Fim, Fiom e Uilm nei confronti dei giovani operai, inesperti e del tutto disarmati fu di rinuncia E così furono lasciati in balia dei dirigenti e dei capi, i quali utilizzarono il loro potere, ovviamente, contro le organizzazioni sindacali. Non è un caso che fra pensionamenti e mancate nuove iscrizioni il numero dei sindacalizzati crollo’ verticalmente. 
Da un punto di vista politico sono anni pesantissimi; dopo l’egemonia del pentapartito con il susseguirsi di giunte socialiste e democristiane, nel 1993 viene eletto sindaco Giancarlo Cito, che diventera’ noto alle cronache nazionali per il suo atteggiamento fascista e da sindaco sceriffo. E’ il periodo piu’ buio dell’intera storia tarantina dalla seconda guerra mondiale ad oggi. 


Quello che invece non cambia ma anzi continua ad essere trascurato e’ il problema dell’inquinamento. In molti quartieri limitrofi del centro siderurgico come i Tamburi e Paolo VI, le percentuali di polveri sottili, inquinanti sono in continuo aumento. Qualcosa pero’ proprio sul finire degli anni ’90 in citta’ comincia a muoversi. Una serie di ricerche, di studi scientifici cominciano a scoperchiare problematiche legate all’ambiente ed al territorio ionico. Tutto questo pero’ si riduce alla semplice denuncia ed alla scelta: o il lavoro o l’ambiente e la salute dei cittadini. E’ proprio questo che ha portato il 30 Marzo 2012 in coincidenza con l’incidente probatorio contro la proprietà e alcuni massimi dirigenti Ilva, accusati di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose ed inquinamento atmosferico. 


Le stime pubblicate nel 2010 sui danni causati dall’Ilva, in circa 40 anni di attivita’ sono 12.000 morti per cause cardiovascolari e respiratorie, 30000 ricoveri per cause cardiache, respiratorie e cerebrovascolari(4000 ricoveri all’anno circa). Una vera e propria strage. 
Ed ecco la data del 30 Marzo, in cui il padrone, cosi’ come gia’ era successo per la Fiat nei primi anni 80 mobilita i lavoratori, non i cosiddetti colletti bianchi ma gli operai a manifestare sotto il Tribunale di Taranto. Una manifestazione massiccia in cui all’ambiente veniva contrapposto il lavoro, tradotto un ricatto, l’ennesimo di una nuova classe operaia poco sindacalizzata. Qui, a mio avviso non sono da contrapporre le questioni ambientali a quelle del lavoro ma cercare di trovare una soluzione a queste problematiche. Oggi sul mercato dell’impiantistica siderurgica ci sono tecnologie che superano il vecchio modo di fare acciaio, che riducano drasticamente le immissioni inquinanti. Questi impianti denominati “COREX” e “FINEX" sono già operanti in vari Paesi del mondo Possono essere delle soluzioni che superino quelle della sinterizzazione, che emettono diossina ed altri polveri sottili in aree abitate. Negli stabilimenti dove sono presenti processi di Corex e di Finex , in cui viene impiegato direttamente il minerale raffinato e la polvere di carbone, il forno di sinterizzazione e la cokeria non sono piu’ necessiarie e c’e’ una notevole riduzione dell’inquinamento: 90% in meno di sostanze tossico-nocive e 98% in meno di contaminazione dell’acqua, oltre a ridurre i costi di energia e di produzione. 


Oggi piu’ che mai dopo la sentenza del tribunale, non serve dividersi tra operai ed il resto della citta’. E’ necessario ricompattarsi perche’ i lavoratori sono i primi ad aver subito i danni di un inquinamento voluto dai padroni e dai politici da salotto, buoni solo a fare chiacchiere e null’altro. 


Gli operai dell'Ilva hanno già pagato sulla propria pelle, e da tutti i versanti, i crimini del profitto: dalle morti sul lavoro ai casi di cancro in famiglia. E' ora che paghino altri. Nessun posto di lavoro va toccato. La presenza industriale va salvaguardata, anche con la occupazione operaia della fabbrica. 


Ovviamente per cambiare il modo di produrre servono investimenti ma ne’Riva, ne’ altri imprenditori di casa nostra sono disposti ad investire. L’unica cosa a cui sono interessanti e’ sfruttare operai e lavoratori. L’unica via di soluzione e’ la nazionalizzazione dell’Ilva di Taranto e di tutti i centri siderurgici italiani sotto controllo operaio. E’ necessario che si diffonda e si moltiplichi anche nella citta’ dei due mari lo spirito del conflitto di classe attraverso la presa di coscienza che solo un governo dei lavoratori, a livello locale e nazionale puo’ cambiare il corso della storia. Qualcosa ha cominciato a cambiare. Nell’ultima tornata elettorale, se ha pur vinto ufficialmente il centro sinistra con il nuovo ‘’sindaco sceriffo’’, il vero vincitore e’ stato l’astensionismo soprattutto nei quartieri periferici e sempre operai. Quartieri che non credono alla favoletta del centro sinistra, da Bersani a Rifondazione, passando da Vendola a Di Pietro. Hanno bisogno di un vero e proprio partito comunista, di un partito realmente rivoluzionario, della nascita di una sezione del Partito Comunista dei Lavoratori, in una citta’ operaia e meridionale. E’ l’augurio che da comunista rivoluzionario faccio alla mia citta’ che mi ha dato i natali.




















Fabrizio Montuori



venerdì 20 luglio 2012

L’IMPERIALISMO ITALIANO CONTINUA AD ARMARSI CONTRO I LAVORATORI!


L’IMPERIALISMO ITALIANO CONTINUA AD  ARMARSI CONTRO I LAVORATORI!

Il Governo Monti taglia servizi, trasporti, sanità, diritti e lavoro ma non i costi della Difesa.

In perfetta linea con i precedenti governi Prodi e Berlusconi, il Governo Monti, rappresentante delle elite bancarie e confindustriali (in questo caso particolarmente dell’industria bellica), continua da un lato a massacrare i lavoratori a suon di manovre economiche,contro-riforme del lavoro e spending review, mentre dall’altro lato a finanziare gli innumerevoli costi per la Difesa e le missioni militari.
Il Ministro della Difesa, Giampaolo di Paola, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa e sponsor principale di Finmeccanica, ottiene la fiducia incondizionata per il rifinanziamento delle missioni militari all’estero e per il proseguimento degli investimenti per i vari progetti di armamento bellico.

Un bilancio record che nel 2012 dovrebbe sfiorare 19.895 milioni di euro per i costi della Difesa, sommando 1,4 miliardi di euro per le missioni militari e 23 miliardi per i progetti d’armi sviluppati che vanno dai caccia intercettatori del progetto Eurofighter, ai famosi F35 del progetto Joint Strike Fighter, ad innumerevoli mezzi come 100 elicotteri di trasporto tattico, una nuova portaerei (la Cavour, già operativa), 10  fregate europee multi-missione, due fregate antiaeree, 4 sommergibili, 249 veicoli blindati medi. Un arsenale guerrafondaio che aiuta sia i profitti internazionali dell’industria bellica, Finmeccanica in primis, sia le richieste dell’imperialismo statunitense e della Nato per compiere quelle “pacifiche” operazioni di bombardamento nelle zone di guerra, prima fra tutte quelle afghane  dove l’Italia è schierata in prima linea fornendo armi e  soldati.

Dinanzi a questo scenario, nessun governo politico, nel corso degli anni, ha messo in discussione questo oneroso apparato coercitivo, anzi, al contrario, ha sempre continuato a finanziarlo. Ricordiamo sotto i Governi Berlusconi le forze politiche del centrodestra  (Pdl, Lega Nord,Udc,Fli) e perfino del centro sinistra (Pd,Idv) votare insieme il rifinanziamento delle missioni all’estero, sotto il Governo Prodi, forze riformiste Verdi, Rifondazione Comunista (compresi i vendoliani), Pdci (Rizzo compreso) o di estrema sinistra come Sinistra Critica.

TUTTI hanno sempre avallato sempre nuovi miliardi alla politica imperialista ed ai signori della guerra.

Il Partito Comunista dei Lavoratori rimane ad oggi l’unico vero partito capace di portare coerentemente, senza compromissioni di governo, la propria politica programmatica che sostiene l’eliminazione delle spese militari per poterle ben ridistribuire alle masse lavoratrici.

Ma siamo consapevoli che nessun governo borghese sarà capace di soddisfare questa elementare esigenza, nemmeno dai  quei governi riformisti che dai loro circoli, quando non si trovano al governo, supplicano “in maniera cortese”  di tagliare questi costi. Cosa impossibile  visto che ogni governo deve tutelare sia i profitti delle lobbies e  sia la difesa del loro potere di oppressore.

Solo un governo sarà capace di distruggere questo apparato dando “guerra alla guerra”  al capitalismo, esso si chiama: Governo dei Lavoratori!

mercoledì 18 luglio 2012

G8 GENOVA: UNA SENTENZA INFAME


G8 GENOVA: UNA SENTENZA INFAME


LIBERTA' PER GLI ARRESTATI, IN GALERA I TORTURATORI E I LORO COMANDANTI

NESSUNA FIDUCIA NELLO STATO 
“LO STATO BORGHESE SI ABBATTE, NON SI CAMBIA” (MARX)

Per il massimo responsabile della mattanza di Genova (De Gennaro), copertura bipartisan e continuità di carriera.
Per i poliziotti responsabili di torture indicibili, prescrizione e libertà.
Per alcuni compagni che si sono difesi dall'aggressione poliziesca, lunghi anni di galera, con l'applicazione eccezionale di un codice fascista.

Chi si era illuso nella magistratura “democratica”. Chi ha creduto al mito della Stato “democratico”, “uscito dalla Resistenza”.Chi addirittura si è affidato in questi anni all'illusione una via giudiziaria alla “democrazia”, è oggi di fronte alla realtà. Non quella che vorrebbe, ma quella che è.

La realtà è che le classi dirigenti e il LORO Stato hanno protetto incondizionatamente il proprio braccio armato, e punito chi dieci anni fa aveva osato sfidarli. Non c'è alcuna logica giuridica, per quanto distorta, nella sentenza di Genova. Ma solo una spietata logica di classe. La stessa che richiama il plauso unanime alla sentenza da parte di tutti i partiti dominanti ( dal PDL al PD), oggi impegnati a saccheggiare insieme conquiste sociali e diritti a sostegno di Monti. Tutto si tiene.

LE RESPONSABILITA' POLTICHE A SINISTRA 

Proprio per questo non ci si può limitare, a sinistra, a una semplice “critica” della sentenza. Occorre aprire un bilancio politico di verità sulle condizioni che l'hanno consentita e preparata. A partire dalle responsabilità politiche dei gruppi dirigenti della sinistra italiana di questi 10 anni.

Prima di essere colpiti dalla magistratura, i compagni oggi incarcerati e la loro generazione, sono stati traditi. Traditi da chi, dopo aver esaltato il movimento No Global e la generazione di Genova, li hanno venduti al centrosinistra ( 2006/2008) in cambio di ministeri e cariche istituzionali: a braccetto con partiti (PD) che stavano e stanno dall'altra parte della barricata; in un governo che giunse non solo a difendere i comandi criminali della polizia, ma a promuovere il loro capo.
In quel governo stava Di Pietro, che oggi molti ascrivono alla “sinistra radicale”(!), ma che si oppose persino ad una commissione parlamentare di inchiesta sulle torture ed ora chiede .. le “scuse” dei movimenti. Ma in quel governo, o a suo sostegno, stavano anche TUTTI gli attuali dirigenti della sinistra “radicale” ( Vendola, Ferrero, Diliberto, Rizzo..): tutti oggi “sdegnati” per la sentenza ma tutti allora corresponsabili della rimozione di Genova. E molti ancora protesi a un nuovo possibile compromesso.. col PD ( che plaude o tace sul verdetto), o con la IDV questurina.

“GUERRA ALLA GUERRA” 

Non si libera una nuova via, a sinistra, se non si rimuovono i responsabili di quel fallimento e di questa politica, voltando finalmente pagina.
Non ci si può opporre realmente alla logica di classe della sentenza di Genova se non si recupera una logica di classe uguale e contraria. Lo Stato, le classi dominanti, i loro partiti annunciano “un percorso di guerra” contro i lavoratori( e chi si ribella) come ha dichiarato Mario Monti? Vorrà dire che i lavoratori e la nuova generazione debbono promuovere la propria “guerra” alle classi dominanti e a tutti i loro strumenti: sul terreno dell'azione di massa, senza illusioni fallite, e con la stessa radicalità e coerenza mostrate dall'avversario.

BASTA COMPROMESSI E ALLEANZE CON I PARTITI CHE PLAUDONO ALLA SENTENZA DI GENOVA. 
PER UN FRONTE UNITARIO DI LOTTA DI TUTTE LE SINISTRE POLITICHE, SINDACALI, ASSOCIATIVE, DI MOVIMENTO, CONTRAPPOSTO A TUTTI I PARTITI DOMINANTI CHE SOSTENGONO MONTI, ATTORNO AD UN PROGRAMMA AUTONOMO E DI SVOLTA.

VIA LE CLASSI DIRIGENTI E TUTTI I LORO STRUMENTI REPRESSIVI: SIANO I LAVORATORI A GOVERNARE E COMANDARE, CON LA PROPRIA FORZA ORGANIZZATA , LA PROPRIA DEMOCRAZIA, LA PROPRIA GIUSTIZIA.

SOLO UNA RIVOLUZIONE PUO' CAMBIARE LE COSE.

domenica 15 luglio 2012

Al filo-montiano Scalfari : “Giù le mani da Gramsci!”


Al filo-montiano Scalfari : “Giù le mani da Gramsci!”


L’editoriale di quest’oggi 15 Luglio a firma di Eugenio Scalfari su Repubblica titola: “Da Gramsci ad Einaudi per rifondare il paese”.

Da rivoluzionari ci sentiamo in dovere di difendere una delle figure chiavi del marxismo rivoluzionario italiano, Antonio Gramsci, che in quest’articolo si vede addirittura associato col padre dell’ormai sepolto liberalismo fine-ottocentesco Luigi Einaudi, colui che ha sempre difeso la sacrosanta proprietà privata dei capitalisti (piccoli e grandi) ed il diritto, da parte di quest’ultimi, di accumulare fortune e ricchezze in un modello di libero mercato che abbia come priorità lo sfruttamento bestiale della classe operaia italiana, come avvenne nei primi anni del Novecento.

La difesa incondizionata di Scalfari a tutti gli attacchi che questo Governo, rappresentante delle elite bancarie e imprenditoriali, sta portando avanti nell'arco di questi mesi contro le masse lavoratrici a furia di tasse (Iva,Imu, accise carburanti, comm. bancarie ect) e tagli (caso esodati, eliminazione art.18, esautorazione dello Statuto dei Lavoratori, spending review), è inconfondibile in ogni suo editoriale che rispecchia la linea del centrosinistra liberale e riformista.

Sta di fatto che la rifondazione del capitalismo italiano, su basi riformiste, è pressoché un lontano ricordo per tutte  quelle burocrazie politiche (Prodi, Bertinotti, D’Alema, Veltroni, Bersani, Vendola, Di Pietro) e sindacali (Epifani,Camusso) del centrosinistra che hanno da tempo gettato la maschera di difensori della classe operaia per poter difendere in tutto e per tutto il dominio della classe capitalistica.

Inoltre assurdo, se non opportunista e carico di false speranze, è il continuo riproporre,da parte di Scalfari, di un’apertura verso una nuova stagione del riformismo. Chi smentisce questa prospettiva, infatti, è la stessa crisi economica del capitalismo che adotta misure repressive di austerità per poter ripagare gli interessi dei debiti pubblici nei confronti di grandi istituti di credito e di grandi banche.

Quindi dove si possono intravedere margini di concessioni e briciole di miglioramenti se si continua nel precarizzare ogni forma di lavoro, si continua ad imporre sempre più sacrifici a migliaia di lavoratori, si continua ad attaccare i diritti dello Statuto dei Lavoratori, concedendo ai padroni il licenziamento facile come arma di minaccia?

Il riformismo è letteralmente morto e sepolto. Ad oggi dobbiamo essere consapevoli che soltanto due sono le strade percorribili per l’uscita da questa crisi: l’una è quella che stanno esercitando i Governi del Capitale che massacrano i lavoratori a suon di manovre, l’altra è quella rivoluzionaria del Governo dei Lavoratori capace di liberare gli sfruttati dalle catene dell’ oppressione capitalistica e di creare la vera uguaglianza e solidarietà di classe.

Dinanzi a questa scelta, sappiamo quale via avrebbe intrapreso il rivoluzionario Antonio Gramsci, una via che diverge totalmente da quella di Eugenio Scalfari!


G. A.




giovedì 12 luglio 2012

Parole “reazionarie” dal centrosinistra “progressista”


Parole “reazionarie” dal centrosinistra “progressista”


L’intervista rilasciata  quest’oggi, 12 Luglio, dal leader dell’ Idv alle colonne de “Il Manifesto” dimostra tutta la natura reazionaria di un uomo, e di un centrosinistra, che hanno sempre sostenuto le classi dominanti e i loro apparati coercitivi.

L’uomo del giustizialismo, che difende per partito preso la magistratura e la legge borghese, dice, infatti, la sua riguardo le violenze perpretate a danno dei manifestanti al G8 di Genova, ribadendo una linea politica che è tipica sia delle forze di centrodestra che delle forze di centrosinistra.
Contro la violenza “legittima” che Governo, Confindustria e Banche portano avanti nei confronti delle masse lavoratrici non viene tollerata alcuna forma di lotta e il ricorso continuo da parte di Tonino al termine “delinquenti” per definire i manifestanti la dice tutta.

Il culmine, nella sua velata ma appassionata difesa dell’operato della polizia, il leader dell’ IDV lo raggiunge quando va giù duro affermando: “Le scuse le devono chiedere in tanti, per i fatti commessi dalla polizia. Come le devono chiedere in tanti, per i fatti commessi dai manifestanti … non  permetterò mai di dire che siccome
i poliziotti hanno fatto quello che hanno fatto, si giustifica quello che è successo il giorno prima”.

Insomma il panegirico è chiaro: chi protestava allora contro la cricca degli imperialismi dominanti riunita a Genova e protesta ancora oggi contro i diktat imposti dalla Troika (Bce,Ue e Fmi), si vedano i casi di dura repressione poliziesca in occasione dei recenti scioperi in Grecia o della protesta dei minatori spagnoli appena ieri, viene considerato un pericolo pubblico per l’ordinamento borghese. Pertanto questo dissenso va combattuto ed eliminato con ogni mezzo che i padroni hanno a loro disposizione, anche se ciò comporta la sospensione degli stessi diritti democratici come è accaduto a Genova nel 2001.

Tra l’altro, Di Pietro e Vendola, cioè l’ala più progressista del centrosinistra, non hanno proprio nulla da dire sul fatto che la condanna ai dirigenti e ai funzionari di polizia non si tradurrà in alcunché mentre se domani verranno confermate in Cassazione le condanne a dieci manifestanti anti-G8 questi ultimi saranno condannati a più di 100 anni complessivi di carcere?

Per questo motivo è necessario smascherare i rappresentanti del centrosinistra, tutti: da Di Pietro a Vendola, da Bersani a Ferrero (anche se formalmente la Federazione della Sinistra non fa, ancora, parte del centrosinistra resta quello l’obiettivo dichiarato di tutti i suoi dirigenti).
Tra l’altro, se in passato prima il PCI, poi l’Ulivo, poi ancora l’Unione hanno illuso i lavoratori promettendo piccole migliorie nella loro condizione sociale garantite da qualche “briciola di profitto” che veniva loro concessa dal padronato (al fine di mantenere calme le acque), oggi i rappresentanti dell’attuale centrosinistra sono anch’essi costretti a chiedere, al pari di tutti i partiti borghesi, nefasti sacrifici alla classe lavortrice e ai pensionati, al fine di sostenere i costi necessari al salvataggio di banche ed imprese.

L’unica risposta che può farsi valere a fronte di questi duri attacchi è la lotta di classe, l’unica prospettiva di liberazione dall’opprimente cappio del capitalismo è il Governo dei Lavoratori.

mercoledì 11 luglio 2012

L'ESEMPIO DEI MINATORI SPAGNOLI

L'ESEMPIO DEI MINATORI SPAGNOLI

Mentre il governo spagnolo taglia le tredicesime e aumenta l'Iva per assicurare una pioggia di miliardi europei alle proprie banche speculatrici, migliaia di minatori delle Asturie entrano a Madrid tra gli applausi della massa dei giovani indignati.

La lotta dei minatori asturiani è una grande prova di combattività e di coraggio: sciopero a oltranza, occupazione delle miniere, autodifesa di massa dalla repressione poliziesca, marcia nazionale sui palazzi del potere. Le burocrazie sindacali, che pure formalmente sostengono la protesta, sono state ripetutamente scavalcate dai minatori in sciopero; ed oggi cercano di circoscrivere lo loro lotta, per impedire la sua propagazione presso il grosso del proletariato spagnolo. E' la stessa politica che le burocrazie delle Trade Unions praticarono verso il grandioso sciopero dei minatori inglesi del 1984 contro il governo della “signora di ferro”: e che fu alla base della storica sconfitta dei minatori.

Non sappiamo quale sarà l'esito dello scontro tra minatori e governo spagnolo. Sappiamo che i minatori delle Asturie hanno indicato la strada non solo ai lavoratori di tutta la Spagna, ma ai lavoratori di tutti i Paesi e di tutta Europa. Se la classe operaia e le più grandi masse del vecchio continente facessero proprie quelle forme di lotta; se unissero le proprie forze in una lotta prolungata e radicale contro il padronato e i propri governi, l'intero edificio della dittatura dei “mercati”- cioè dei capitalisti e delle banche- si affloscerebbe come un castello di carta.
Questa è del resto l'unica vera paura delle classi dominanti di tutta Europa. Questa è la ragione per cui le stesse burocrazie sindacali di casa nostra mantengono un vergognoso silenzio sulla lotta dei minatori spagnoli. Questa è la ragione per cui le stesse sinistre italiane cosiddette “radicali”- tutte protese alle alleanze elettorali con PD o IDV- non vanno al di là di una solidarietà distaccata e formale.

Ma questa è anche la ragione per cui il Partito Comunista dei Lavoratori può oggi dire senza riserva al proletariato italiano: “ Facciamo come i minatori asturiani”.



lunedì 9 luglio 2012

SI COLPISCONO SANITA', SERVIZI E LAVORO PER GARANTIRE LE BANCHE. VIA IL GOVERNO MONTI, COMITATO D'AFFARI DI INDUSTRIALI E BANCHIERI VIA TUTTI I PARTITI CHE LO SOSTENGONO


SI COLPISCONO SANITA', SERVIZI E LAVORO PER GARANTIRE LE BANCHE.
VIA IL GOVERNO MONTI, COMITATO D'AFFARI DI INDUSTRIALI E BANCHIERI
VIA TUTTI I PARTITI CHE LO SOSTENGONO

GOVERNI FINALMENTE CHI LAVORA




Pochi giorni fa il governo vantava la “vittoria” diplomatica dell'”Italia” al tavolo europeo. Persino i gol di Balotelli sono stati usati per lustrare la scenografia. Ma è bastato qualche giorno perchè la verità emergesse. L'unica vittoria è stata quella delle banche italiane, che hanno ottenuto la garanzia di una nuova pioggia di miliardi. E il conto è stato presentato ai lavoratori : con una nuova pesante mazzata sociale.

Tagli drastici a posti letto e reparti in una sanità pubblica già massacrata. Nuovo abbattimento dei trasferimenti pubblici agli enti locali, con l'ennesima ricaduta sui servizi. Nuova umiliazione dei dipendenti pubblici, con licenziamenti programmati e abbattimento dei buoni mensa, che si aggiungono al blocco del turnover e dei contratti. Nuovi tagli all'università e alla scuola pubblica, già falcidiate da anni di furti a vantaggio delle scuole private. Mentre l'aumento dell'IVA, nel migliore dei casi,è solo spostato di un anno. E resta intatta la spesa faraonica per gli aerei da guerra.

E' uno scandalo!
  

Monti presenta questa macelleria come un dono per “terremotati” ed “esodati”. E' una ipocrisia da voltastomaco, per bocca di un governo che ha prodotto il dramma degli esodati e ha scaricato i “costi” del terremoto sul prezzo della benzina. La verità è un altra: la popolazione povera è chiamata a un nuovo peggioramento della propria vita solo per rassicurare le banche italiane, grandi acquirenti dei titoli di Stato ( che devono avere garanzia sul fatto che continueranno ad incassare 80 miliardi annui di interessi); e di riflesso l'Unione Europea sulla fedeltà al piano di rapina previsto dal patto fiscale continentale. E' la stessa logica con cui si sono distrutte le pensioni e colpito il lavoro( art 18). E' la legge del capitalismo: la vita delle persone è solo la variabile dipendente degli interessi del profitto.

Questo governo può permettersi tutto questo non solo grazie al sostegno blindato di PD, PDL, UDC, tutti sul libro paga di  industriali e banchieri ( col PD che abbozza critiche di facciata e poi obbedisce a Confindustria, come già sulle pensioni e sul lavoro). Ma anche grazie alla passività delle burocrazie sindacali: che nel migliore dei casi si limitano a proteste simboliche, del tutto impotenti e spesso parte del gioco. Mentre le sinistre di “opposizione” ( Vendola..) sono occupate a inseguire il PD per le prossime elezioni.

L'unica via per sbarrare la strada al saccheggio è quella della ribellione . Solo uno sciopero generale prolungato; solo una aperta rivolta sociale capace di unire tutti i lavoratori- privati e pubblici- in un unico fronte di lotta, possono capovolgere i rapporti di forza, spazzare via questo governo e i partiti che lo sostengono, e imporre l'unica alternativa possibile: quella di un governo dei lavoratori , che abolisca il debito pubblico verso le banche, nazionalizzi le banche sotto controllo sociale, investa le immense risorse così liberate in un grande piano del lavoro; per ricostruire scuola, sanità , previdenza pubblica, servizi sociali; abolendo tutte le misure di rapina e di sopraffazione varate da industriali, banchieri e dai loro governi ( di ogni colore) negli ultimi 20 anni. E ricostruendo dalle fondamenta una società nuova, liberata finalmente dalla dittatura del profitto.

Questa prospettiva richiede una cosa sola: che i lavoratori, i precari, i disoccupati, prendano coscienza della propria forza e siano disponibili ad usarla. Il Partito Comunista dei Lavoratori- si batte in ogni lotta per sviluppare una coscienza rivoluzionaria: perchè solo una rivoluzione anticapitalista può cambiare le cose. Il resto è chiacchiera. 

domenica 1 luglio 2012

IL PCL PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE “RIPARTIAMO DAL SUD - RIVOLTIAMO IL PAESE”


IL PCL PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE  “RIPARTIAMO DAL SUD - RIVOLTIAMO IL PAESE”


La manifestazione svoltasi quest’oggi, 30 Giugno, a Napoli ha voluto dare un forte messaggio contro le politiche di sacrifici imposti alla classe lavoratrice da parte di Confindustria, Banche, Governo e partiti che lo appoggiano (Pd, Pdl, Terzo Polo).

Il Partito Comunista dei Lavoratori ha partecipato con i propri militanti e il proprio spezzone ribadendo una chiara linea programmatica (“Via il Governo di Banche e Confidustria per un Governo dei Lavoratori”, come recitava il nostro striscione) di contrapposizione al Governo (di banche e padroni) Monti/Napolitano.

L’appello della manifestazione poneva chiare rivendicazioni: contro il Governo Monti e contro la riforma Fornero che cancella l’articolo 18, fa a pezzi lo Statuto dei Lavoratori, e peggiora le attuali condizioni dei contratti precari.

La manifestazione, che il PCL ha contribuito ad organizzare, ha lanciato un messaggio chiaro alle classe dominanti, ma ahinoi, è stato impossibile non registrare l'assenza di molte organizzazioni dell’estrema sinistra: dove era  Sinistra Critica (tanto movimento per restare fermi...)? Il gruppo di Rizzo (Sinistra Popolare),sempre più un partito virtuale, dove era? E la Federazione della Sinistra? Forse i suoi leader, Ferrero e Diliberto, sono troppo concentrati a seguire le mosse del PD, sono troppo impegnati a ricostruire un centrosinistra che li veda di nuovo vassalli del capitale?

In controtendenza il Partito Comunista dei Lavoratori, partito della classe operaia, difenderà sempre le istanze delle masse lavoratrici sfruttate, ponendosi come obiettivo la costruzione della sinistra che non tradisce.