mercoledì 27 febbraio 2013

Bilancio Fincantieri: ingenti guadagni per i padroni, più sacrifici per i lavoratori!


Bilancio Fincantieri: ingenti guadagni per i padroni, più sacrifici per i lavoratori! 



La dirigenza Fincantieri, riunitasi ieri per varare il bilancio operativo del 2012, ha annunciato ricavi per 2,38 miliardi di euro, un margine operativo lordo (Ebitda) di 137 milioni ed infine utili per 15 milioni (9 nel 2011). Le  dichiarazioni dell’amministratore delegato Bono sono alquanto eloquenti nel ringraziare pubblicamente tutte le forze sindacali (compresa la Fiom) che, in questi anni, hanno permesso all’azienda di aumentare il margine dei profitti e di avanzare  duri attacchi nei confronti dei lavoratori Fincantieri ed Indotto. («Questi risultati, insieme al piano di riorganizzazione condiviso con i sindacati, ci fanno guardare con più ottimismo al futuro»[1]).

Questi dati confermano, che  la dirigenza sta scaricando i costi della crisi di sovrapproduzione nel settore della cantieristica sulle spalle di migliaia di lavoratori che pagano attraverso perdita di diritti, salari, aumento della cassa integrazione, ristrutturazioni\ridimensionamenti degli impianti che comportano una notevole diminuzione del numero totale delle maestranze; tutto al fine di salvaguardare queste grandi rendite. Di fatto questi sacrifici valgono soltanto per la classe operaia, non per i padroni, che non solo pubblicamente festeggiano per i loro margini di profitto in un’azienda monopolistica come Fincantieri, ma annunciano una nuova stagione di ricatti appena apertasi con l’accordo firmato per il cantiere di Castellammare[2] e che si estenderà anche agli altri cantieri (si veda il caso Sestri).

Dinanzi a questo scenario, come Partito Comunista dei Lavoratori denunciamo lo scandalo di queste ingenti cifre che ingrassano sempre più i portafogli dei ricchi borghesi, condanniamo le responsabilità oggettive delle burocrazie sindacali Cisl,Uil, Ugl e Fiom contro il mondo operaio e proponiamo ai lavoratori:

1)La “scala mobile dell’orario di lavoro” contro la disoccupazione (suddivisione tra tutti/e  i/le lavoratori/trici potenziali, attualmente occupati/e o disoccupati/e, del lavoro disponibile a parità di salario);

2)Un recupero su salari e pensioni attraverso l’aumento uguale per tutti i lavoratori e le lavoratrici di almeno 300 euro netti mensili;

3)Un salario minimo intercategoriale di almeno 1500 euro, totalmente detassati;

4)L’esproprio senza alcun indennizzo per i padroni delle aziende che licenziano, inquinano o sfruttano lavoro nero e la loro nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori.

5)La formazione di un  grande fronte unico di lotta fra tutte le vertenze in crisi (Fiat, Alcoa, Ilva, Ikea, ecc.) che porti alla costruzione di una grande mobilitazione che sappia dire basta a tutte queste misure di tagli e sacrifici. Solo scioperi, assemblee partecipative ed occupazioni possono  marcare una linea di difesa contro l’offensiva padronale. Solo la lotta dura paga!






[1] Fonte Repubblica 27\02\2013
[2] Per approfondimenti sull’accordo consigliamo la lettura al seguente link http://www.pclnapoli.blogspot.it/2013/02/fincantieri-castellammare-di-stabia.html

sabato 23 febbraio 2013

Il “Grillismo” spiegato ai … grillini! Analisi di un “movimento” reazionario


Il “Grillismo” spiegato ai … grillini!      Analisi di un “movimento” reazionario


Il “Movimento Cinque Stelle” rappresenta uno dei fenomeni a rilevanza di massa degli ultimi anni. Presentato come un insieme di legittime aspirazioni derivanti dalla conseguenza del “marciume” della politica, esso si configura come un’assoluta novità nel panorama politico italiano e come un effettivo strumento “liberatore” dai corrotti, dagli schiavi del sistema, dai ladri di stato, dal malaffare vagamente inteso ecc. La professionalità e la grande capacità artistico-comunicativa di Beppe Grillo agiscono da propulsore fondamentale e da catalizzatore mediatico per tutta una serie di istanze a cui ,dal palco, il comico genovese trova (apparentemente) sempre risposte e soluzioni adeguate (“via tutti!”). Il seguito di massa del suo “Tsunami-Tour” è un dato di fatto e coglie ,nel contempo, un elemento ineludibile: la totale assenza dei suoi eventuali interlocutori politici data la scelta di questi di non misurarsi sul suo stesso terreno (eccezion fatta per il centrosinistra a Milano). Beppe Grillo è, dunque, il “Movimento Cinque Stelle” ma nulla di quanto si affermi e si pensi sulla natura continuamente dichiarata di libera e aperta discussione al suo interno esiste realmente. Le contraddizioni di un “movimento” che nasce e si sviluppa “libero” sono evidenti e si tramutano anche nel farraginoso programma ultrapopulista che dovrebbe rappresentare una carta d’identità precisa visti i consensi potenzialmente ricevibili in termini elettorali ma che non va oltre un serio “cimitero di buone intenzioni” dove trova posto tutto ed il contrario di tutto e dove questo “tutto” manca anche dell’approfondimento di temi sociali legati al disastro storico dell’oggi. 
Alcuni punti essenziali su quanto detto. 
Il M5S si fonda sulla semplice adesione al blog. Sulla condivisione del programma succitato e su un’eticità che deve far risaltare il totale disinteresse per la “politica sporca, per la disonestà nell’affare pubblico ecc”. Il blog è di totale proprietà di Beppe Grillo ed il marchio risulta depositato; il milionario genovese può quindi fare il brutto ed il cattivo tempo agendo addirittura su un cosiddetto “non-statuto” (brevissimo tra l’altro proprio perché inutile) in cui viene definita la stessa associazione come un qualcosa di distante e distinto dai partiti “senza organismi direttivi o rappresentativi” e quindi senza alcun reale dibattito interno, congressi, discussioni aperte, votazioni su assi programmatiche ecc. Nulla di tutto questo: il “nuovo” movimento è soggetto solo al volere di un uomo solo. Decide solo lui. Ovviamente non mancano nei territori i soliti forum di discussione anche specifica su temi tra i più disparati ma la base di fondo dell’intervento politico non viene minimamente messa in discussione da tutto questo. Il bastone di comando appartiene solo alla cerchia più ristretta di Grillo e questo alla faccia dell’antipartitocrazia più sfacciata e propagandata degli ultimi anni. Viene da chiedersi, constatando un minimo di analisi sociale ed economica, chi sia in realtà il “gruppo” di Beppe Grillo e cosa ci sia dietro il suo movimento. 
Grillo è guidato da anni dalla Casaleggio Associati una delle più potenti aziende del ramo informatico oggi in circolazione e soggetto gestore di vari siti d’informazione “libera” circolante nella rete (Cado in piedi,Tze-Tze, Chiare lettere ecc..) 


Ma per capire meglio di cosa stiamo parlando è necessario svelare prima chi sono le figure chiave della Casaleggio Associati oggi partendo da Enrico Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo Il Sole-24 Ore, già direttore responsabile de L’Impresa-Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico. Dal suo curriculum pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico del gruppo Il Sole-24 Ore». Dal 1998 al 2006 Sassoon è stato amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy, di fatto una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle corporation americane in Italia. Nella Casaleggio Associati troviamo anche forti legami con l’Aspen Insitute, un “think-tank” di tutto rispetto made in USA. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici, scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite finanziaria italiana, che fa riferimento sia al centro-destra che al centro-sinistra. Con quali finalità? «L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni», si legge nella “mission” dell’istituto. E in che modo? «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto e il dibattito “a porte chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva». Che la stessa Aspen abbia un ruolo più che rilevante nella Casaleggio Associati è fuori discussione ma col movimento di Beppe Grillo cosa potrebbe portare come elemento di tanta decantata novità per il futuro della classe lavoratrice italiana e per le masse popolari del nostro paese accorse ad ascoltare il “verbo innovatore” dell’ennesimo burattino dei poteri forti internazionali? 
Perché quando si allacciano rapporti con tali multinazionali (Casaleggio Associati) che hanno, a loro volta, rapporti con soggetti come Enamics (al cui interno troviamo organismi come JP Morgan), American Chamber of Commerce in Italy, Sole24 ore (quanti membri del passato governo hanno avuto gli stessi rapporti?) di nuovo c’è solo il silenzio con cui viene accolto tutto questo nei salotti che contano dell’alta finanza. 

Date sommariamente queste premesse, ne consegue appunto un “programma” per il M5S estremamente variopinto, interclassista e profondamente retorico sui punti dedicati ai grandi temi del nostro tempo. Grillo non dice assolutamente nulla sul dramma del lavoro se non la sterile affermazione dell’abolizione della legge Biagi (276/03) come se l’ultima riforma stessa dell’ex-ministra Fornero (quella dell’abolizione dell’articolo 18 e dello smantellamento del contratto nazionale) avesse portato solo benefici ai lavoratori italiani, non cita nemmeno una volta gli esiti nefasti della controriforma pensionistica dello stesso precedente governo (i disastri degli “esodati” non lo riguardano a quanto pare), non menziona mai i dettami del “fiscal compact” e gli obblighi di pagamento del debito legati alle grandi speculazioni finanziarie su cui i colossi bancari mondiali hanno responsabilità enormi e non mette nemmeno per un istante in discussione i rapporti di produzione-proprietà a riguardo della necessità di nazionalizzare sotto controllo operaio le più grandi aziende che oggi licenziano ed inquinano( ILVA, ALCOA, FIAT, ELECTROLUX, BENETTON ecc) se non un minimo riferimento alla necessità di acquistare a “prezzo di costo” tutta la dorsale telefonica in mano a Telecom Italia. Nel “programma” si esprime per il contenimento delle tariffe ma anche per porre fine ai monopoli “di fatto” (come sia possibile raggiungere concretamente questo obiettivo resta però un mistero vista la suddetta intangibilità delle loro proprietà), si scaglia (a parole) contro l’invasione della finanza nell’economia ma poi,oltre ad altri “palliativi”, propone la costituzione di “quote di rappresentanza di piccoli azionisti nelle società quotate” ovvero una parvenza di controllo azionario delle stesse società che puntualmente gettano sul lastrico milioni di famiglie dando via libera a licenziamenti di massa. Di più, nelle proposte del M5S è presente non la completa ripubblicizzazione dei vari servizi sociali largamente intesi bensì la tiepida e “pericolosa” offerta di ritornare ai consigli di amministrazione per “limitare l’influenza dei direttori generali delle ASL”. Grottesco! 
Quest'“album di vecchi ricordi”, adattato ai tempi nostri con tanto di retorica falsamente antisistemica, ricorda molto qualcosa di già visto e di estremamente tragico per la storia del nostro paese. Rilevando elementi di rimembranza poco spassosa viene da ricordare quanto poi fu effettivamente applicato del vecchio programma fascista presentato il 23 marzo del 1919 in piazza San Sepolcro a Milano in cui tra l’altro vi trovavano posto punti molto più avanzati di quanto si senta dire dagli show permanenti di Grillo. Egli, nelle sue sceniche esibizioni, non lesina bordate allo stesso strumento sindacale di rappresentanza diretta degli interessi dei lavoratori in quanto tale (non ponendosi contro la linea che ,di questo, i vari dirigenti opportunisti di marca PD hanno pressoché reso inutile), non rifiuta la scelta di capitali compartecipativi dei lavoratori nel pacchetto azionario delle loro imprese (scelta che gli stessi minatori dell’Alaska sul caso Parmalat o i lavoratori della stessa Enron, in passato, hanno dovuto rimpiangere visto il fallimento delle loro aziende), e non cita nemmeno una volta il problema dell’immigrazione su cui ,più volte, ha invece sporto attenzione ma con accenti del tutto lugubri e assolutamente xenofobi. 
Posizioni, quindi, che ricalcano quelle di un soggetto politico chiaro e preciso a tutti gli effetti, da un ancoraggio sociale ben definito e radicato e dagli interessi specifici evidenti seppur limati da un carisma geniale ben plasmato sulla presunta totalità generale: quello della piccola e media impresa alle prese con la crisi più devastante dell’ultima storia recente. Ma non solo. Da una parte la speranza, quindi, di risalire la china abbattendo “i costi della politica, le corruzioni, i drammi sociali tagliando sugli sprechi, i costi, le tasse inutili”, dall’altra la rassicurazione verso il grande capitale che, in verità, nulla sarà realmente messo in discussione e l’affermazione dello stesso Grillo circa la necessità dell’esistenza del suo movimento come “argine” per un malcontento sociale che, senza di lui, avrebbe preso “ben altri sbocchi” è eloquente sulla stessa prospettiva del grillismo in quanto tale: contenere la rabbia operaia e popolare esattamente come fece la lega del primo periodo ed aprire un canale d’interlocuzione verso cui veicolare apparentemente istanze di massa per poi tradirle ed agire per nome e per conto dei soliti noti. Non a caso gli show di Grillo hanno come corollario diversi confronti col ramo imprenditoriale a seconda del territorio in cui opera;l’incontro con la piccola impresa di Treviso addirittura preceduto da una riunione a porte chiuse con un gruppo ristretto di imprenditori, tra cui il presidente della Confartigianato locale Mario Pozza e l’ex patròn Permasteelisa Massimo Colomban, leader di Confapri lo ha visto proferire addirittura l’abolizione dell’Irap come estremo regalo elettorale. 
In conclusione: facendo i dovuti raffronti storici non serve nemmeno ricordare le continue aperture di Grillo ai vari movimenti o partiti di estrema destra oggi presenti in Italia tra cui spiccano le affermazioni di benevolenza per il M5S da parte di Casapound Italia, ma solo leggerne in controluce gli esiti che non tarderanno a presentare quest’ennesima ondata populistica per quello che realmente è: un grande bluff per milioni di lavoratori, pensionati, studenti e disoccupati del nostro paese che con ciò che recita (è proprio il caso di dirlo) Grillo non hanno assolutamente nulla da spartire. Il comico milionario affonda le sue radici nel vuoto più totale di ciò che lasciano decenni passati di governi di centrodestra e centrosinistra (con annesse ali più o meno radicali). 

Il compito che spetta ai comunisti di questo paese è scardinare anche queste illusioni e tentare ben altre vie ben sapendo che la china da risalire è molto lunga e che il sistema, come si vede, trova sempre abili vie d’uscita. Un sistema che va combattuto non con la retorica o le illusioni di un comico truffatore ma con la lotta di classe che solo i comunisti potranno condurre vittoriosa verso il socialismo.

Enrico Pellegrini
Direzione Nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori


mercoledì 20 febbraio 2013

[Comunicato Stampa] La voce dei rivoluzionari sbarca a Castellammare di Stabia


[Comunicato Stampa]
La voce dei rivoluzionari sbarca a Castellammare di Stabia 

L'assemblea tenutasi Martedì 19 Febbraio a Castellammare di Stabia (Na), presso il Palazzetto del Mare, ha visto una buona partecipazione ed una profonda discussione riguardante le problematiche che affliggono il mondo del lavoro. Il fallimento storico del sistema capitalistico dimostra come la drammaticità della crisi economica scarica i suoi costi sociali sulle spalle delle fasce più deboli della società: su lavoratori, precari, disoccupati cassaintegrati e studenti. Tutto a vantaggio degli interessi delle grandi banche e delle grandi industrie; interessi che vengono raccolti e sostenuti da tutti i partiti presenti a queste elezioni: dal centrodestra rappresentato dalle aree liberali e reazionarie di Monti e Berlusconi che in questi ultimi anni hanno affossato i diritti ed i salari della classe lavoratrice, con la complicità di un centrosinistra, rappresentato da forze filo confindustriali e bancarie del partito di Bersani, al quale un Nichi Vendola si subordina per ottenere ministeri e sottosegretariati, sottoscrivendo il patto di governo col Pd che assicura una stagione di nuovi massacri sociali con finanziarie anti-operaie, attraverso il fiscal compact, di 50 miliardi annui; alla sinistra cosiddetta radicale rappresentata da Ingroia che civilmente promette e difende la detassazione dei profitti delle imprese, per finire col comico milionario Grillo che annuncia la proposta più reazionaria che esista sul panorama politico, ossia l'abolizione del sindacato in quanto tale, non come critica alle burocrazie sindacali, ma attraverso la trasformazione dei lavoratori in singoli azionisti del capitale d'impresa che dipendano dalle logiche perverse dei mercati. Contro tutti i partiti del capitale, va costruito un vero programma di lotte sociali che rivendichino una radicalità pari a quella che da anni stanno esercitando i padroni, attraverso i governi di centrodestra e centrosinistra; essi portano avanti un programma dove si colpiscono: salari, posti di lavoro, diritti, pensioni, sanità, trasporti, ambiente. Il Partito Comunista dei Lavoratori invece rivendica la difesa dei diritti, dei salari e dei posti di lavoro attraverso il blocco dei licenziamenti (siano i lavoratori a licenziare i padroni)la cancellazione di tutte le leggi contro la precarietà (pacchetto Treu e legge 30), la ripartizione fra tutti del lavoro esistente attraverso la riduzione progressiva dell'orario di lavoro a parità di paga ( 30 o 32 ore settimanali),  la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano, che inquinano, che colpiscono i diritti sindacali; ed infine la difesa  di pensioni, sanità, trasporti e ambiente. Per questo motivo la necessità della presenza alle prossime elezioni politiche di un partito schierato incondizionatamente dalla parte delle ragioni del lavoro, come il Partito Comunista dei Lavoratori, risulta importante nella indicazione di una vera alternativa di classe che passi per una ribellione sociale contro le leggi del profitto e delle rendite che si appropriano di tutte le ricchezze prodotte dall'intera società ed alla fine le spartiscono ad una infima minoranza che sguazza nel lusso più assoluto. Solo la costruzione di un fronte unico fra tutte le vertenze in crisi come Fiat, Ilva, Alcoa, Fincantieri potrà creare un argine contro le logiche dominanti della classe padronale. Solo un  Governo dei Lavoratori può realmente rappresentarle! Perche solo la Rivoluzione, quella socialista ed incivile contro gli sfruttatori, può cambiare le cose!

Ufficio Stampa Pcl Campania
Gerardo Testa

A seguire alcune foto dell'iniziativa:





domenica 17 febbraio 2013

ASSEMBLEA PUBBLICA: LA RISPOSTA COMUNISTA ALLA CRISI ECONOMICA

ASSEMBLEA PUBBLICA

LA RISPOSTA COMUNISTA ALLA CRISI ECONOMICA




Diamo voce a lavoratori, precari, disoccupati e studenti che oggi pagano il prezzo più alto della crisi. 

Non deleghiamo la nostra rappresentanza a chi ha tradito! 

Lottiamo per i nostri diritti, costruiamo la vera alternativa dei lavoratori!



Martedì 19 Febbraio ore 17.30


Palazzetto del Mare - Castellammare di Stabia, Via Bonito 4

Interverranno:

Lavoratori Pubblico Impiego

Operai indotto Alenia – Finmeccanica

Operai Fincantieri

Lavoratori trasporto pubblico

Studenti e precari


Conclude:
MARCO FERRANDO - Portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori


Per info:
mail: pclnapoli@gmail.com

Fb Pcl Napoli

Evento Fb: http://www.facebook.com/events/331095567012189/



mercoledì 13 febbraio 2013

[Fincantieri Castellammare di Stabia] Il 32 % dei lavoratori Fincantieri dice NO all’accordo/ricatto. La lotta non deve fermarsi!


[Fincantieri Castellammare di Stabia]

Il 32 % dei lavoratori Fincantieri dice NO all’accordo/ricatto. La lotta non deve fermarsi!

L’esito finale del referendum votato l'11 Febbraio dai lavoratori Fincantieri doveva, a parer di tutti i sindacati (Fim-Cisl, Uilm, Ugl e Fiom) e vertici aziendali, esprimere un largo plebiscito all’accordo/ricatto messo in scena il 1 Febbraio. Risultato: 482 votanti, su 609 aventi diritto, hanno espresso 320 SI, 156 NO e 6 nulle .

Il 32% dei NO ha capito benissimo che questo piano è una truffa che lede profondamente i diritti ed i salari di tutte le maestranze, che penalizza i lavoratori dell'indotto, che certifica un ridimensionamento “razionalizzato” ed alla fine prospetta una probabile chiusura. Dall’altro canto comprendiamo la paura di chi ha votato SI all’accordo dinanzi alla prospettiva di perdere quel poco che gli è rimasto, ma condanniamo  fortemente l’opportunismo di tanti burocrati sindacali che hanno imposto la loro volontà a molti lavoratori che continuano ad essere ingannati e giostrati da veri e propri affossatori che oggi trionfano l’apoteosi di questa piccola commessa spacciandola, ancora una volta, come una conquista, quando in realtà si tratta di una vera disfatta.

L’unica sinistra che si è opposta a questo ricatto, indicando la strada della lotta radicale ai tanti lavoratori, Fincantieri ed indotto, è stato il Partito Comunista dei Lavoratori. Le altre sinistre (Pd, Sel, Idv e Rc), si sono sempre subordinate alle logiche dei padroni ed hanno tradito le masse lavoratrici con false promesse. Il Partito Comunista dei Lavoratori si è sempre schierato incondizionatamente dalla parte dei lavoratori, ha sempre indicato la necessità di lottare contro le politiche dominanti imposte dalla dirigenza Fincantieri, a.d. Bono in testa, ha sempre partecipato quando si doveva occupare la statale sorrentina, scioperare per le strade di Castellammare di Stabia e far ritirare il piano di licenziamenti a Roma. Tanti lavoratori possono confermare questo nostro lavoro. Lavoro politico, attraverso un volantinaggio,  che il giorno stesso del referendum ci è stato impedito di portare a termine  sia da parte delle forze di polizia e sia da un rappresentante sindacale che sbraitava furiosamente ed attaccando fisicamente chi poteva destabilizzare il risultato dei SI.

Per tutte queste ragioni, diciamo che da subito bisogna costruire l’unità fra tutti i lavoratori delle vertenze in crisi  che si oppongono a tutte le misure che sono inserite nel suddetto piano. Non solo pretendiamo che tal piano venga ritirato, ma indichiamo ai tanti lavoratori una reale e forte mobilitazione che può cambiare realmente le loro condizioni oggettive. Un primo momento di discussione sulla costruzione di questo fronte sarà discusso nelle assemblee in Campania il prossimo Martedì 19 Febbraio alla presenza del portavoce nazionale Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori.


martedì 12 febbraio 2013

Articolo de "Il Manifesto" : FERRANDO, PCL «Sinistre subalterne,litigano per il quorum e per stare con il Pd»

Articolo de "Il Manifesto" 11/02/2013




FERRANDO, PCL
«Sinistre subalterne,litigano per il quorum e per stare con il Pd»

Lo scontro a sinistra? «Le sinistre dovrebbero unirsi contro il capitalismo, in autonomia dai partiti borghesi, contro tutti i governi capitalistici di centrodestra e centrosinistra. Invece fanno l’opposto. Prima si uniscono nel compromesso di governo del centrosinistra, nel ’96 e nel 2008, votando guerre e sacrifici. Ora si dividono tra l’ennesima capitolazione ai liberali del Pd, vedi accordo Pd-Sel, e la subordinazione ai pm, vedi imboscamento Prc-Pdci nella lista Ingroia-Di Pietro.

Nella comune intenzione di governare col Pd. Scannandosi tra loro per il quorum e la negoziazione col Pd. Questa guerra a sinistra è una contesa triste tra subalterni».Marco Ferrando, leader del trozkista Partito comunista dei lavoratori, ieri manifestava fuori Montecitorio. 

Lei non sta né di qua né di là e difficilmente avrà eletti. Perché si dovrebbe votare Pcl?

Perché è l’unico partito della sinistra che si è opposto sempre alle politiche dominanti. L’unico che si batte per una prospettiva di rivoluzione: la reale alternativa a un capitalismo fallito. Ogni voto a noi è un incoraggiamento alla costruzione di un partito comunista rivoluzionario in Italia, nell’interesse di tutto il movimento operaio e del suo futuro. 

I cardini della sua 'agenda' - no al fiscal compact, nazionalizzazioni - sono molto vicini a quelli di Ingroia. Perché non siete con lui?

La premessa è sbagliata. Con la lista Ingroia/Di Pietro ci sono convergenze su obiettivi immediati: via l’art.8 della legge Sacconi e ripristino dell’art.18, per esempio. Ma sui “punti cardine” la divergenza è difondo: noi rivendichiamo il ripudio unilaterale del fiscal compact; Ingroia chiede la sua modifica; noi rivendichiamo l’abolizione del debito pubblico verso le banche; Ingroia ne chiede la rinegoziazione. Noi rivendichiamo la nazionalizzazione delle banche senza indennizzo per i grandi azionisti, cioè l’esproprio; Ingroia no. È la differenza tra un programma anticapitalista e un programma “progressista”. Del resto se Ingroia e Di Pietro vogliono allearsi col Pd, come stampella alternativa a Monti, il programma deve essere compatibile. E lo è. Aggiungo che la subordinazione delle ragioni del lavoro all’egemonia dei pm, in alleanza col partito corrotto liberal-questurino di Di Pietro, è un orrore politico. Il Pcl si onora di non essere alleato con chi ha affossato la commissione sul G8. 

L’offerta elettorale dell'opposizione è ampia, da Grillo a Ingroia. Crede che ci sia spazio per voi?

Né Grillo né Ingroia sono opposizione antisistema. Non lo sono sulle ragioni del lavoro. Grillo rivendica l’abolizione del sindacato, come roba da 800»: è la proposta più reazionaria in circolazione sul terreno delle relazioni sociali. Ingroia rivendica la «collaborazione tra imprenditori e lavoratori». Sarà pure una «rivoluzione», sia pure «civile», ma... Il Pcl marcia controcorrente e in salita. Ma in uno spazio potenziale: il fallimento del capitalismo e del riformismo. Bersani non toccherà la riforma Fornero e dovrà affrontare Marchionne, che continua a non rispettare le sentenze dei giudici.

Se fosse premier, cosa farebbe?

Esproprierei la Fiat senza indennizzo per gli Agnelli e tutti i grandi azionisti. A garanzia del lavoro e dei suoi diritti. E con risparmio di denaro pubblico, viste le regalìe agli Agnelli. Se un padrone espropria gli operai dei loro diritti, gli operai hanno il diritto di espropriare il padrone. Perché tutte le sinistre politiche e sindacali non si uniscono in una campagna nazionale di lotta per la nazionalizzazione della Fiat? d.p.

lunedì 11 febbraio 2013

[Comunicato Stampa] Oggetto: impedito volantinaggio del partito comunista dei lavoratori


[Comunicato Stampa] Oggetto: impedito volantinaggio del Partito Comunista dei Lavoratori

Stamane ad alcuni militanti del Partito Comunista dei Lavoratori – presente in Campania alle prossime elezioni politiche con una lista per il Senato, capolista il segretario nazionale, Marco Ferrando – è stato impedito di portare a termine un volantinaggio davanti ai cancelli della Fincantieri di Castellammare di Stabia. Gli iscritti al partito si trovavano fuori il cantiere, distribuendo i propri volantini, per dire NO al piano\ricatto che colpisce migliaia di lavoratori Fincantieri ed indotto,  imponendo tagli di personale e salario sotto il miraggio della prosecuzione della produzione. Sono stati però prima identificati dalla polizia, poi, in un crescendo di intimidazioni, ‘invitati ad allontanarsi’  da un ispettore della Digos ed infine minacciati anche fisicamente da un rappresentante sindacale favorevole all’accordo.

Il Partito comunista dei lavoratori denuncia il grave attacco intimidatorio, che ha impedito l’espressione di una legittima critica all’ennesimo accordo-truffa ai danni dei lavoratori, tanto più grave in quanto lesivo della stessa campagna elettorale di una forza presente alle prossime elezioni. Per contrastare le logiche di sfruttamento sul territorio stabiese, e contro ogni intimidazione, Il partito annuncia che  la chiusura della campagna elettorale in Campania avverrà alla presenza dello stesso Marco Ferrando con un’assemblea pubblica Martedì 19.     

Ufficio Stampa Campania
Gerardo Testa

Capolista Senato Campania  - Candidato Premier
Marco Ferrando

venerdì 8 febbraio 2013

[FINCANTIERI CASTELLAMMARE DI STABIA] OSARE LOTTARE – OSARE VINCERE DICIAMO NO AL REFERENDUM! LOTTIAMO PER LA DIFESA DEL CANTIERE


       [Fincantieri Castellammare di Stabia]                                                              

OSARE LOTTARE – OSARE VINCERE
DICIAMO NO AL REFERENDUM!
LOTTIAMO PER LA DIFESA DEL CANTIERE

Il seguente volantino sarà distrubuito il giorno stesso del referendum Lunedi 11 Febbraio dinanzi al cantiere Fincantieri di Castellammare di Stabia. 

Il Partito Comunista dei Lavoratori invita tutte le realtà politiche, sindacali e di movimento della sinistra di classe a mobilitarsi per  il respingimento del suddetto accordo!



L’accordo firmato il 1 Febbraio da azienda e sindacati è un vero e proprio ricatto che peggiora le condizioni di migliaia di lavoratori Fincantieri. La minaccia della dirigenza, in perfetta continuità con lo stile di Marchionne,  mette i lavoratori stabiesi dinanzi ad una scelta ricattatoria: o si prende la nave canadese con tutto il ridimensionamento della struttura e del numero di lavoratori impiegati, oppure si va tutti a casa.

Se passasse il SI, la linea aziendale continuerebbe nella sua politica di  razionalizzazione degli impianti, espulsione delle maestranze e futura chiusura (si veda l’esempio dello stabilimento Fiat di Pomigliano). La stessa giustificazione della crisi del mercato permette ai nuovi proprietari della “Cassa depositi e prestiti” da un lato tutelare i loro profitti, sempre in attivo, dall’altro scaricare i costi sempre sulle spalle della classe operaia.

Per questo motivo bisogna respingere questo accordo! Bisogna far valere non l’unità delle burocrazie sindacali ma l’unità e la tutela di tutti i lavoratori Fincantieri ed Indotto; bisogna porre al centro della trattativa la necessità di ripartire il lavoro esistente fra TUTTI i lavoratori a parità di orario e di salario. Bisogna finire di delegare le decisioni ad RSU che vi hanno illuso ed ingannato; bisogna riaprire una stagione di lotte che porti il raggiungimento di questi minimi obbiettivi attraverso qualunque mezzo: a partire dagli scioperi alle occupazioni. Per tutte queste ragioni il Partito Comunista dei Lavoratori invita a dire NO al referendum!




Accordo Fincantieri Castellammare:
 Una commessa vale la perdita di lavoro, diritti e dignità.


L’accordo siglato lo scorso 1° Febbraio dalle parti sindacali e dalla direzione Fincantieri è semplicemente definibile come un accordo capestro.

Sulla carta azienda e sindacati ottengono la commessa di una nuova nave fluviale, da parte dell’armatore canadese Societè des traversiers du Quebec, che porterà nelle casse della Cassa dei depositi e presiti (attuale proprietario di Fincantieri) circa 148 milioni di euro, mentre ai lavoratori dello stabilimento stabiese porterà: riduzione del totale impiegato, circa 400 lavoratori su un totale di 609, flessibilità contrattuali e prepensionamenti al 75% della retribuzione. Inoltre la consegna di questo traghetto di piccole dimensioni è prevista per la fine del 2014 in Canada, quindi teoricamente un solo anno di produttività.

Una premessa. Negli ultimi decenni la classe operaia ha  perso una grande eredità di diritti e di conquiste strappate a suon di lotte. L’avvento della crisi ha amplificato gli attacchi provenienti dagli ambienti del gran capitale, capitanati da Marchionne. Questi ultimi sono stati capaci non solo di riprendersi tutte quelle concessioni grazie allo smantellamento dei contratti collettivi sotto i governi amici “Berlusconi-Prodi-Monti”, comprese le burocrazie sindacali “CGIL-CISL-UIL”, ma sono oggi desiderosi di ottenere una nuova stagione di tagli e sacrifici ai danni dei lavoratori al fine di mettere in salvo i loro profitti e le loro rendite.
In Fincantieri il discorso degli attacchi padronali è  stato in questi decenni in perfetta continuità con il quadro nazionale. La giustificazione della crisi del settore della cantieristica ha permesso all’azienda, con la complicità dei sindacati confederali, di razionalizzare la produzione di alcuni cantieri, espellere dal ciclo produttivo gran parte delle maestranze in eccedenza ed infine contare sempre più su un esercito industriale di riserva rappresentato dalle ditte dell’indotto, quest’ultime aventi lavoratori specializzati ma purtroppo sottopagati, sfruttati, la maggior parte non sindacalizzata e privati di ogni elementare.diritto.                                                                                                                    

Da anni il massiccio uso della cassa integrazione ha fruttato all’azienda un relativo periodo di calmieramento del conflitto interno, garantendole 1) la possibilità di ampliare i propri orizzonti   in settori strategici come l’off-shore, attraverso l’acquisto di una concorrente Stx di pari livello, e 2) la possibilità di orchestrare il passaggio di proprietà, pianificato dal governo Monti, sotto le insegne della Cassa dei depositi e prestiti finalizzato alla vendita, confermata dal presidente della Cdp Bassanini, di Fincantieri a capitali privati.

Le parole ricorrenti come: “concorrenza”, “razionalizzazione”, “massima flessibilità” sono d’altronde l’humus di questo accordo. Parole che dovrebbero far rabbrividire una classe operaia che nella zona stabiese vive situazioni di estrema precarietà e drammi sociali.
Dall’accordo si legge: “In presenza di tale situazione, il sito di Castellammare, nonostante gli sforzi profusi dall’Azienda nel tentativo di difenderne il posizionamento competitivo, ha dovuto registrare difficoltà via via crescenti che hanno comportato l’acquisizione di un carico di lavoro insufficiente per la piena saturazione delle risorse”  e già da qui si potrebbe iniziare ad intuire  qualcosa riguardo il futuro; continuando il testo recita: “nell’ambito dell’accordo 21.12.2011 ha poi, attraverso un’ampia revisione organizzativa, inteso salvaguardare tutti i siti e minimizzare l’impatto occupazionale, attraverso anche il ridisegno dell’articolazione produttiva e la razionalizzazione\ efficientamento dell’intero sistema aziendale.”. Insomma, spiegandolo ai non specialisti: 1) la cosiddetta  “salvaguardia” ha significato l’aumento esponenziale dello strumento della cassa integrazione, che come tutti sanno sono mensilità previdenziali che alla fine verranno meno ai lavoratori Fincantieri ; 2) la “razionalizzazione\ridimensionamento” degli impianti, allo scopo di rendere gli standard degli impianti di produzione efficienti, ai portafogli ed ai profitti dei padroni, si esige l’espulsione di circa il 40% dei lavoratori impiegati, un numero che varia dalle sicure 270 lavoratori, volgarmente definiti “eccedenze” (ma che a detta dei sindacati potranno scendere a 230) su un totale di 609. A tutta questa solfa filo aziendale, beatificata da alcuni sindacati firmatari come Fim-Cisl, Uilm e Ugl,  si aggiunge la questione dalla “competitività”  nei confronti dei giganti asiatici come Hyundai, Samsung e Stx che contano nei loro cantieri cinesi una manodopera super sfruttata e dai costi salariali veramente irrisori; pertanto la soluzione della crisi per la dirigenza  non può andare ad impattare i ricavi e gli utili di Fincantieri che da anni produce sulle spalle di migliaia di lavoratori (ultimo bilancio 2011 approvato ricavi: 2,4 miliardi di euro, utile di gestione: 227 milioni di euro) , ma anzi deve essere scaricata su quest’ultimi che ad oggi pagano il prezzo più alto sotto forma di perdita di diritti (cit.”massima flessibilità dell’organizzazione del lavoro”) ed incremento della cassa integrazione . C’è da credere che un domani non molto lontano i lavoratori sconteranno tutto attraverso i licenziamenti e la chiusura del sito, non reputato strategico nei piani futuri di Fincantieri.



mercoledì 6 febbraio 2013

UN PRESIDIO E COMIZIO DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI CONTRO IL GOVERNO!

PRESIDIO E COMIZIO DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI CONTRO IL GOVERNO!

APPUNTAMENTO SABATO 9 FEBBRAIO ORE 14.30 - ROMA - PIAZZA MONTECITORIO




Un importante appuntamento del partito, per dar voce e visibilità alle nostre proposte politiche e per protestare contro i il totale oscuramento dei media nei nostri confronti durante la campagna elettorale. 
La crisi capitalistica internazionale, che si ripercuote nel nostro paese in una recessione lunga e al momento senza uscita, sta imponendo a tutte le forze borghesi l’assunzione incondizionata delle politiche antipopolari di austerità. Non possiamo rimanere insensibili di fronte a quello che hanno fatto e faranno: tagli ai servizi sociali, ai salari e alle pensioni, aumento delle imposte, privatizzazioni, sottrazione di risorse per pagare la speculazione sul debito pubblico e finanziare le banche più o meno in crisi (vedi MPS). 

Una rincorsa alla nuova macelleria sociale che, in campagna elettorale, viene spesso mascherata con proposte o soluzioni ipocrite (vedi PD o Sel sul fiscal compact), mentre Prc, PdCi & compagni si piegano all'ennesimo volta faccia, facendo i sommergibili dentro la lista socialquesturina di Rivoluzione civile. 

Al contrario, i militanti e gli aderenti del PCL propongono il proprio programma anticapitalista e rivoluzionario. Lo faremo in particolare sabato 9 febbraio, anche con il comizio del nostro portavoce Marco Ferrando a fine iniziativa.


Evento Facebook: http://www.facebook.com/events/379937785438222/?fref=ts


per info da Napoli, contatta pclnapoli@gmail.com

martedì 5 febbraio 2013

INTERVISTA AL CANDIDATO PREMIER MARCO FERRANDO PER IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Martedi 5 Febbraio ore 23.10 -Rai Parlamento Elezioni 2013 - Intervista al candidato Premier Marco Ferrando per il Partito Comunista dei Lavoratori


Inoltre la stessa registrazione sarà trasmessa anche su Radio Rai alle ore 23.45



Una piccola anticipazione: