giovedì 27 giugno 2013

[DEMA - INDOTTO ALENIA] BASTA CON LE PROVOCAZIONI RESPINGIAMOLE CON L’UNITA’ DI LOTTA


  [DEMA - INDOTTO ALENIA] 
BASTA CON LE PROVOCAZIONI
RESPINGIAMOLE CON L’UNITA’ DI LOTTA

(Volantino distribuito fuori i cancelli della DEMA)


Alla DEMA continuano le vessazioni da parte dei dirigenti aziendali. La repressione è un problema che oggi ha tutta la classe operaia in lotta contro chi le vuole far pagare la crisi!
Ciò nonostante, durante la lotta vincente del 15 e 16 maggio, la partecipazione dei lavoratori è rimasta compatta anche di fronte ai continui atteggiamenti provocatori e aggressivi della dirigenza nei confronti di delegati, di organizzazioni sindacali e degli operai in sciopero.

I lavoratori della Dema non dimentichino che i problemi aperti sono ancora tanti. A cominciare dal salario che non viene percepito, come da contratto nazionale, in unica soluzione. C’è ancora da discutere il mancato versamento  dei fondi Cometa ed Inps, nonché delle quote sindacali. Inoltre fino a qualche mese fa si paventava anche la possibilità di regalare 10 giorni tra ferie e permessi retribuiti. Proposta, quest’ultima, respinta sul nascere dalle strutture sindacali.

I padroni hanno deciso che le lotte devono finire: licenziamenti, cariche della polizia agli scioperanti, straordinari forzati, operai che non possono allontanarsi dalle catene di montaggio neanche in caso di infortuni e di bisogni fisiologici. Fiat Pomigliano, Irisbus, Termini Imerese, Indesit, Fincantieri sono solo alcuni esempi di fabbriche chiuse o a rischio di chiusura.

SPETTA AGLI OPERAI DECIDERE DEI TEMPI, DEI RITMI E DELLE PAUSE DI LAVORO.

Al tentativo da parte dei padroni di dividere ed affamare i lavoratori, bisogna rispondere con la compattezza e la fermezza della lotta duratura. In DEMA, come in ogni fabbrica, i lavoratori che hanno il coraggio di alzare la testa e ribellarsi alle ingiustizie devono essere un esempio di coraggio e di abnegazione.

Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica condizioni di vita e di lavoro dignitose per tutti i lavoratori ed è pronto a supportare la lotta per la conquista dei propri diritti.





venerdì 21 giugno 2013

BRASILE IN PIEDI! BRASILE: ESPLODE IL “CONSENSO”

BRASILE IN PIEDI!


In queste ore una nuova e massiccia mobilitazione di lavoratori e giovani ha circondato il municipio di San Paolo, la maggiore città dell’America Latina.

Lo stesso è accaduto a Rio e in altre capitali del gigante del continente.

La ribellione popolare rifiuta il rialzo delle tariffe di un trasporto pubblico già degradato.

Ma è solo la punta dell’iceberg. La rivolta sfida un orientamento sociale: il bilancio nazionale favorisce solo i Baez ed i Christopher Lee del Brasile.

Secondo i loro calcoli hanno trasformato il prossimo mondiale di calcio in un campo di enormi affari.

Il popolo chiede di finirla con questa appropriazione indebita: invece di megastadi, esige il salvataggio della scuola e della sanità pubblica che sono in rovina.

La rivolta brasiliana contro la manipolazione dello sport, nel paese cinque volta campione del mondo, è un sintomo lampante di maturazione politica.

Per la maggior parte dei candidati argentini, la rivolta brasiliana è molto lontana.

Ma si dovrebbero rispecchiare in essa!

Il collasso del trasporto pubblico ha preso nuova vita nel Sarmiento. I K non possono nascondere questo disordine con i “calcio per tutti e tutte.”

Per non parlare degli oppositori. Da Macrì a Binner, tutti loro considerano il governo di Rousseff come il “modello da seguire”.

In tutto il mondo, la bancarotta capitalista è stata la levatrice di rivolte popolari e grandi cambiamenti politici. L’onda è arrivata in Brasile, “l’ancora” capitalista del continente.

Questo è lo sfondo della grande lotta che condurrà il nostro Frente de Izquierda: trasformare le agitazioni popolari provocate dell’innalzamento dei prezzi, dalla disorganizzazione economica o dalle tasse sui salari in una ferma dichiarazione politica a favore di una soluzione anticapitalista.

Forza Brasile!


(fonte Prensa Obrera n°1273)



BRASILE:  ESPLODE IL “CONSENSO”



A Rio de Janeiro, 100 mila persone hanno occupato Cinelandia e le principali vie, per protestare contro gli aumenti dei biglietti dell’autobus, i costi stratosferici del Maracanà e la repressione delle manifestazioni. A San Pablo, oltre centomila manifestanti sono stati la risposta alla violenta repressione, lo scorso giovedì 13, della manifestazione contro gli aumenti, che ha lasciato 55 feriti e 150 arresti. 

L’impressionante manifestazione paolista ha occupato i due lati dell’Avenida Faria Lima, principale arteria commerciale. Al suo passaggio ha ricevuto la solidarietà degli impiegati e della popolazione, e si è diretta alla Casa de Gobierno (Palàcio dos Bandeirantes), che hanno dovuto chiudere. Ci sono state manifestazioni anche a Curitiba, Belo Horizonte, Maceiò, Belém, Salvador, Porto Alegre. A Brasilia, per protesta contro gli aumenti ed i lavori nello stadio Mané Garrincha, studenti e giovani hanno occupato la rampa di accesso al Palacio de Planalto e hanno poi circondato il Congresso Nazionale. A Belo Horizonte, ci sono stati più di 50 mila manifestanti. La repressione è stata violenta è ha lasciato due giovani gravemente feriti. 

La principale editorialista della Folha de Sao Paulo ha così riassunto(18/6): “Sembrava tutto così meraviglioso nell’oasi del Brasile e, improvvisamente, stiamo rivivendo le manifestazioni di Piazza Tahir, a Il Cairo, così all’improvviso, senza preavviso, senza un crescendo. Siamo stati tutti presi di sorpresa. Dal paradiso, scivoliamo, come minimo, nel limbo. Che sta succedendo in Brasile?”. 

Non lo sapete? Gli aumenti dei biglietti dell’autobus sono stati il fattore scatenante. I biglietti brasiliani sono tra i più cari al mondo (1,50 dollari a San Paolo). E oltre al ciò. Ci sono, oggi, a San Paolo 13.900 bus, contro i 14.100 del 2004 . Dalle 200 mila corse giornaliere, si è passati a 193 mila: più gente che viaggia ad un prezzo più caro, e meno autobus per meno corse. Alla repressione contro le prime manifestazioni si è aggiunto un altro ingrediente. I giovani sono scesi in piazza per rompere lo stato di polizia brasiliano, ereditato dalla dittatura militare, mantenuto dai “neoliberali” e perfezionato dal PT. La gioventù è scesa in piazza per difendere il suo diritto d’espressione più elementare. Le manifestazioni in alcune capitali hanno visto tra le 10 e le 20 mila persone nelle scorse settimane. Questa settimana hanno sfilato 100 mila persone nelle due principali città (San Pablo e Rio de Janeiro) e oscillavano intorno alla 50 mila nelle altre città. O Estado de Sao Paulo ha reso nota una mappa delle manifestazioni.(vedi sotto) 

I manifestanti a San Paolo hanno marciato compatti e in perfetta calma, fatto naufragare un paio di miniprovocazioni di gruppetti anarchici, sapevano di avere tutta la popolazione sfruttata dalla loro parte. Quando ci incamminavamo incolonnati al punto d’incontro principale (Largo de Pinheiros), la gente salutava dalla finestre degli edifici, gli autisti degli autobus suonavano i clacson in solidarietà; i passeggeri degli stessi autobus applaudivano dai finestrini. 

Il PT (governo nazionale e intendenza di San Paolo), il PSDB (governo dello Stato di San Paolo e Mina Gerais) hanno dovuto fare marcia indietro rispetto alla settimana passata quando chiamavano i manifestanti “vandali” e mandavano la polizia militare a reprimere violentemente. Questa settimana, sono già [divenuti] “manifestanti che usano un loro legittimo diritto”. La polizia, questo lunedì, ha mantenuto a San Paolo una distanza prudente e si è limitata a controllare le vie d’accesso. Non ci sono dati chiari sulla repressione a Rio de Janeiro (governo del PMDB, che condivide il governo nazionale con il PT), che è stata violenta. Anche così, c’è un cedimento politico generale del governo nazionale e di quelli statali di fronte alla forza delle mobilitazione, organizzata dagli studenti e dalla gioventù (Movimento per la libera circolazione), che oggi (lunedì) già contava la partecipazione organizzata di sindacati operai, specialmente di Conlutas. L’organizzazione dei giovani è spettacolare. Nella manifestazione paolista, un manifestante su tre portava un cartellone improvvisato, con le proprie proteste contro il governo e con rivendicazioni di ogni genere. 

È una rivolta contro le condizioni di vita (salario, condizioni di lavoro, mezzi di trasporto inclusi, stato di polizia e repressione nelle scuole, nei quartieri e nelle università). È una rivolta contro la complicità e la corruzione di tutti i partiti borghesi e del PT. È una rivolta contro i favori sistematici fatti al gran capitale del governo petista (governo del PT). Ha portato ad una crisi galoppante del PT, partito di governo (la gioventù del PT era nelle mobilitazioni, anche se è solo un apparato). Sta già avendo un impatto internazionale impressionante, nei più diversi paesi. È la “rivolta dell’aceto” (utilizzato per combattere gli effetti dei lacrimogeni e delle “bombe a effetto morale”) e sta compiendo appena i suoi primi passi. Il Brasile ha iniziato il percorso tracciato da Turchia, Grecia e i paesi arabi. Il suo impatto sull’America Latina sarà decisivo. 

Osvaldo Coggiola, vicepresidente di Ausp e di Andes-SN, SP regionale; professore dell’Università di San Paolo.

(fonte Prensa Obrera 1273)

Traduzione a cura del Pcl Sassari

lunedì 17 giugno 2013

Rilanciare la lotta unitaria dei lavoratori in FIAT


RILANCIARE LA LOTTA UNITARIA DEI LAVORATORI IN FIAT

(volantino dato ai cancelli di Fiat Pomigliano durante i picchetti)


L’attacco ai diritti ed alle condizioni economiche della classe operaia in FIAT degli ultimi anni ha determinato un arretramento delle condizioni politiche e sindacali di tutti i lavoratori italiani ed ha rappresentato una delle più grandi sconfitte del movimento operaio dal dopoguerra ad oggi.

Migliaia di lavoratori sono stati espulsi dalla fabbrica, i turni di lavoro sono aumentati, le pause lavorative ridotte, i salari abbassati o sempre più legati allo straordinario, i tempi di lavoro sono diventati più frenetici, il contratto collettivo nazionale di lavoro è stato cancellato ed il diritto di sciopero è stato sostanzialmente eliminato.

Tutto questo la FIAT non avrebbe potuto ottenerlo senza la collaborazione dei sindacati filo padronali. La Fiom, in un primo momento, si è differenziata da Fim, Uilm e Fismic contestando l'accordo-ricatto di Pomigliano del 15 giugno 2010, ma solo perché la Fiat non voleva in fabbrica i suoi iscritti. Nei fatti, la Fiom ha subìto il referendum truffa spostando lo scontro con l'azienda sul terreno illusorio e perdente dei tribunali e riproponendo la solita aria fritta dei nuovi investimenti e i contratti di solidarietà, grazie ai quali sarebbero ancora una volta gli operai a pagare la crisi voluta dal padrone Fiat.

Il padronato per tenere sotto ricatto i lavoratori FIAT minaccia di delocalizzare la produzione in altri paesi capitalistici dove la paga degli operai è poco più superiore a 300€ al mese.
La multinazionale Fiat mette i lavoratori italiani contro quelli polacchi, serbi o brasiliani per ottenere ancora ulteriori riduzioni di salario e cancellazione di diritti.

Questo sistema di ricatto e di sfruttamento, adottato in tutti gli stabilimenti Fiat del mondo, ha permesso, nonostante la crisi del mercato delle auto, agli Elkaan/Agnelli di realizzare ricavi per 25,8 miliardi di euro solo nel 2012.

I 3000 cassintegrati e i 2000 che ad oggi lavorano in Fiat Pomigliano, ma anche quelli dell’indotto e, più in generale,  tutti gli operai del gruppo, hanno un solo modo per rispondere a questo attacco:  mettere in piedi un’azione di sciopero coordinato in tutte le fabbriche Fiat del mondo per costringere il padronato a cedere alle rivendicazioni operaie colpendo i suoi profitti.

Il metodo di Marchionne sul come attaccare i lavoratori ci insegna che per vincere questa battaglia la classe operaia Fiat in Italia ha assolutamente bisogno dell’unità internazionale con gli altri operai.

OPPORSI AI 21 TURNI ED ALLO STRAORDINARIO
RIVENDICARE IL PAGAMENTO DEL SALARIO PIENO ED IL REINTEGRO DI TUTTI GLI OPERAI IN CASSAINTEGRAZIONE E/O LICENZIATI
UNITA’ DI LOTTA AL DI LA' DELLE SIGLE SINDACALI PER OPPORSI AL PIANO MARCHIONNE E ALL’ATTACCO DI FIAT
PER UNO SCIOPERO UNITARIO INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI FIAT DI SERBIA,  POLONIA, BRASILE E USA
NAZIONALIZZARE LA FIAT, SENZA INDENNIZZO, E METTERE LA PRODUZIONE SOTTO IL CONTROLLO DEGLI OPERAI!



Partito Comunista dei Lavoratori – Napoli
Sez. Rosa Luxemburg
Commissione Lavoro/Sindacato 
e-Mail: pclnapoli@gmail.com - Facebook: Pcl Napoli – Tel: 0810365443
Napoli 15/06/2013

sabato 15 giugno 2013

IL CAPITALISMO UCCIDE! CHI INQUINA DEVE PAGARE!



BANCHETTO NELLA "TERRA DEI FUOCHI" DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
DOMENICA 16 GIUGNO ORE 11.00 - ORTA DI ATELLA (CE) - P.ZA PERTINI

[Testo del volantino che distribuiremo]

IL CAPITALISMO UCCIDE!

CHI INQUINA DEVE PAGARE!

La Terra dei fuochi non è altro che il frutto di un modello economico criminale perche basato sul profitto che condanna la parte più povera della popolazione ad una morte terribile ed inesorabile. Questa tragedia è sostenuta dalle amministrazioni locali, di centro-destra e centro-sinistra, che hanno il loro ideale referente nel governo di unità nazionale “Napolitano-Letta-Berlusconi”.

Come Partito Comunista dei Lavoratori rivendichiamo:

- Una trasparente bonifica dell’intero territorio sotto il controllo delle comunità locali
- Esproprio dei terreni bonificati da destinarsi ad un uso di pubblica utilità
- Nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori dei gruppi industriali coinvolti nella speculazione e nella distruzione del territorio.


Evento Fb: https://www.facebook.com/events/492494644151903/


PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Sezione Napoli “Rosa Luxemburg”
Commissione Ambiente/Territorio

PARTECIPA ALLE NOSTRE RIUNIONI
Via Luigi Franciosa 199 (Nuova Casa del Popolo) Quartiere Ponticelli – Napoli

Contatti: (mail) pclnapoli@gmail.com,
(FB) Pcl Napoli
(Web) pclnapoli.blogspot.it

venerdì 7 giugno 2013

Conferenza Internazionale "L'Europa in Crisi. Per un'alternativa rivoluzionaria internazionale"

PROGRAMMA DELLE DUE GIORNATE DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE "L'EUROPA IN CRISI PER UN'ALTERNATIVA RIVOLUZIONARIA INTERNAZIONALE"

Conferenza Europea, Atene, 9-10 Giugno 2013



Programma

Domenica 9 (ESHEA Hall, via Akadiemas e Voukourestiou)

10.00 Inizio 

10.30 Apertura dal Presidium della Conferenza. Presidente: Sungur Savran (DIP-Sez. turca CRQI)

10.45-11.10 Relazione Internazionale "L'Europa in crisi - per un'alternativa rivoluzionaria internazionale - di Savas Michael Matsas (EEK - Sez. greca CRQI)"

11.10-14.30 La crisi nell'Unione Europea e nell'euro zona: Sud Europa (Grecia, Italia, Portogallo) e Nord Europa (Danimarca, Finlandia). 

Partecipazione di rappresentanti dei movimenti sociali greci, collettivi popolari auto-organizzati,  fabbrica autogestita VIOME, sindacati di lotta,  sinistra radicale ed organizzazioni anarcosindacaliste.

Relazione per l'Italia di Marco Ferrando, portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori - PCL (Sez. italiana del CRQI)

Relazione per il Portogallo di Raquel Varela, Rumbra.

Messaggio da l' "Enticelle", gruppo interno al NPA (Francia).

Relazione per la Finlandia da D. Miziras, Lega Marxista dei Lavoratori - MTL (Sez. finnica del CRQI) 

Relazione per la Danimarca da Jette Kroman, personalità influente della Coalizione Red-Green e dei movimenti femministi. 


Dibattito su tutte le relazioni



14.30- 16.00 Pausa pranzo e rinfreschi



16.00-18.30 La crisi nell'Unione Europea e nell'euro zona: Europa Centro-Orientale e Balcani (Polonia, Romania, Albania), Ucraina.

Relazioni per la Polonia di Monika Karbowska, Grazyna Durkalec,Movement of social Justice of Walbrzych

Relazione per la Romania Ana Bazac, 

Relazione per i Balcani di Manoli Serra - Centro Socialista Balcani "Christian Rakovsky" 

Relazione per l'Ucraina di Yuri Shakhin - "Against The Current"



Dibattito



18.30-20.00 Speciale Iniziativa Pubblica: "La Turchia in rivolta - Relazione di Sangur Savran - Segretario del DIP (Sez. turca del CRQI), contributi dalla delegazione turca.


Dibattito - Proposte




Lunedi 10 Giugno (Politecnico, Università di Atene- Edificio Gini)

10.00 Inizio

10.30 - 12.00 L'Europa e la Russia. Brevi relazioni:

Iosif G. Abramson - Russian Party of Communists-RKP,

Tatiana I. Filimonova-Associazione delle Organizzazioni Marxiste (AMO-Leningrad), Plekhanov House,

Daria Mitina - Komsomol russo, 

Mikhail Konaschev -AMO Leningrad, Accademia delle Scienze Russia, 

Said Gafourov - Movimento Sociale "Alternativyi", 

Maria P. Rubinzil-"Alternativyi".


Dibattito


14.30-16.00 Pausa pranzo e rinfreschi.




16.00 - 18.00 La crisi in Europa, Africa, America Latina. 

Relazione per l'Europa Latief Parker - Redazione del giornale Teoria Critica Socialista, 

Relazione per l'Africa di Godfrey - Unity Movement, Sud Africa, 

Relazioni per l'America Latina di Rafael Fernandez - Partito dei Lavoratori (Sez. uruguaiana CRQI) e Rafael Santos - Partido Obrero (Sez. argentina CRQI)



Dibattito



18.00-20.00 Bozza Risoluzione - Risoluzioni, proposte, un piano d'azione internazionale.


20.00 - 20.15 Riassunto ed Osservazioni finali sulla Conferenza - Sangur Savran (DIP - Turchia) /Savas Michael Matsas (EEK - Grecia).


domenica 2 giugno 2013

PIAZZA TAKSIM COME PIAZZA TAHRIR



PIAZZA TAKSIM COME PIAZZA TAHRIR

Istanbul è diventata un campo di battaglia coperto da gas lacrimogeni. La polizia, senza dubbi e per volere di Tayyip Erdogan e il suo governo AKP, hanno attaccato i manifestanti nel centro della città, vicino a Piazza Taksim, per cinque giorni consecutivi. Questa non e' una novità' : la polizia turca è famosa per la sua brutalità nel trattare con le dimostrazioni sgradite al governo. Solo un mese fa, durante il primo maggio, avevano disperso una mobilitazione di migliaia di lavoratori e sindacalisti usando gas lacrimogeni senza limiti.  Quindi niente di nuovo sul fronte della polizia. Questa volta pero' la situazione è diversa per un altro motivo. 

La differenza risiede nella determinazione e audacia di contestatori. I primi quattro giorni hanno visto un numero crescente di persone, raggiungendo molte migliaia giovedì notte, cioè dopo il quarto giorno di lotta quando e' stato creato un campeggio sulla cosiddetta passeggiata vicino a Piazza Taksim. Ogni notte verso il mattino presto la polizia ha attaccato i campeggiatori costringendoli a smontare le tende e poi bruciandole dalla terza e quarta notte di protesta. I manifestanti hanno cercato di proteggersi la loro incolumità e quella dei preziosissimi alberi nel mezzo di una città con una zona verde estremamente limitata. Il municipio di Istanbul, sotto il governo AKP, è stato impegnato a preparare il terreno per costruire un centro commerciale (sotto le spoglie di un edificio storico) nel luogo dove ora si trova il lungomare. 

La pura brutalità della polizia e alcuni teppisti in borghese che sostenevano di essere della polizia municipale (sono loro che hanno bruciato le tende) ha convinto la gente di Istanbul a correre in aiuto dei contestatori attaccati. Istiklal, ( il Viale dell' Indipendenza ) una grande arteria che corre da Taksim diversi chilometri a sud, una zona pedonale che è il cuore della cultura, della politica, e dell' intrattenimento e ultimamente anche del turismo, si e' riempita in pochissimo tempo di gente da un'estremità a altra di Piazza Taksim che era controllata dalla polizia. Istintivamente sono risuonati i canti contro il governo e qualcuno ha persino previsto un po' avventatamente la sua imminente caduta. 

Uno slogan ha riscosso vera simpatia in mezzo alla folla: «Taksim diventerà Tahrir!» Questo è stato uno degli slogan del DIP (partito rivoluzionario dei lavoratori) ricordando  le masse egiziane fin da quando iniziarono a lottare contro il loro moderno Faraone Hosni Mubarak. Lo slogan scandito dai militanti DIP all'avanguardia della folla in corteo sul viale Istiklal, ( il Viale dell' Indipendenza ) affrontando la polizia, immediatamente ha toccato un nervo scoperto e ha causato una reazione da parte i lacchè del governo AKP. Beyaz TV, un canale a pagamento del governo ha passato una didascalia sugli schermi e più volte chiedendo: "Che cosa vogliono questi provocatori con lo slogan 'Taksim diventerà Tahrir'!?" 

Il DIP da tempo chiede che il Ministro degli Esteri, responsabile della politica criminale del governo con la Siria, ed il Ministro dell’Interno, che noi chiamiamo “Muammer il Chimico”, come riferimento ad “Ali il Chimico” del governo Saddam, siano rimossi dal loro incarico. 

La rimozione di quest’ultimo è già all’ordine del giorno. Stasera c’erano già voci non confermate che il capo della polizia di Istanbul fosse stato destituito. Se anche ciò fosse vero, il che sarebbe fin troppo ottimistico, la pulizia non dovrebbe finire qui. 

La classe lavoratrice, le forze di sinistra e la gioventù turca stanno uscendo da un periodo di estrema passività politica. Tranne che per la lotta incessante portata avanti dal popolo curdo, la Turchia è stata un deserto in termini di lotte di massa negli ultimi 15 anni almeno, interrotto solo eccezionalmente dalla lotta dei lavoratori della Tekel (la compagnia del tabacco e degli alcolici, precedentemente privatizzata) nell’inverno 2009-2010, sfortunatamente svenduti dalla burocrazia sindacale. Quindi sarebbe azzardato dire che il movimento sia già ad un punto di non ritorno. Ma lo spirito è senza dubbio quello di una riacquistata fiducia da parte delle masse. Ciò che più conta è vedere come reagirà la classe lavoratrice organizzata. Ci sono state svariate azioni industriali importanti recentemente. Questo potrebbe benissimo radicalizzare l’atteggiamento di alcuni settori della classe lavoratrice, inclusi i lavoratori della Turkish Airlines, nel cui sciopero il DIP è intervenuto massicciamente. 

Ho appena lasciato un’altra piazza centrale di Istanbul, non lontana da Taksim. La piazza è piena di gente, e migliaia, persino decine di migliaia di automobili stanno ancora muovendosi lentamente verso la piazza. Non ci sarebbe niente di straordinario in tutto ciò, se non fossero quasi le 3 del mattino. Anche Ankara, la capitale, era oggi in protesta. Izmir, la terza città turca sul mare Egeo, è ancora viva, con lotte di strada ancora in corso. 

Un blogger ha detto stanotte: “ Bene, Tayyip Erdogan, con la sua arroganza, è riuscito ad unire turchi e curdi, sunniti, aleviti e laici!” Ebbene, questo è quel che noi abbiamo sempre detto. Questo è quello che è accaduto quando i lavoratori della Tekel hanno iniziato la loro battaglia di due mesi e mezzo. Questo è quanto sta accadendo oggi su una scala molto più vasta.

Sungur Savran 
segretario del PARTITO OPERAIO RIVOLUZIONARIO 
(DIP) Sezione turca del CRQI