venerdì 8 febbraio 2013

[FINCANTIERI CASTELLAMMARE DI STABIA] OSARE LOTTARE – OSARE VINCERE DICIAMO NO AL REFERENDUM! LOTTIAMO PER LA DIFESA DEL CANTIERE


       [Fincantieri Castellammare di Stabia]                                                              

OSARE LOTTARE – OSARE VINCERE
DICIAMO NO AL REFERENDUM!
LOTTIAMO PER LA DIFESA DEL CANTIERE

Il seguente volantino sarà distrubuito il giorno stesso del referendum Lunedi 11 Febbraio dinanzi al cantiere Fincantieri di Castellammare di Stabia. 

Il Partito Comunista dei Lavoratori invita tutte le realtà politiche, sindacali e di movimento della sinistra di classe a mobilitarsi per  il respingimento del suddetto accordo!



L’accordo firmato il 1 Febbraio da azienda e sindacati è un vero e proprio ricatto che peggiora le condizioni di migliaia di lavoratori Fincantieri. La minaccia della dirigenza, in perfetta continuità con lo stile di Marchionne,  mette i lavoratori stabiesi dinanzi ad una scelta ricattatoria: o si prende la nave canadese con tutto il ridimensionamento della struttura e del numero di lavoratori impiegati, oppure si va tutti a casa.

Se passasse il SI, la linea aziendale continuerebbe nella sua politica di  razionalizzazione degli impianti, espulsione delle maestranze e futura chiusura (si veda l’esempio dello stabilimento Fiat di Pomigliano). La stessa giustificazione della crisi del mercato permette ai nuovi proprietari della “Cassa depositi e prestiti” da un lato tutelare i loro profitti, sempre in attivo, dall’altro scaricare i costi sempre sulle spalle della classe operaia.

Per questo motivo bisogna respingere questo accordo! Bisogna far valere non l’unità delle burocrazie sindacali ma l’unità e la tutela di tutti i lavoratori Fincantieri ed Indotto; bisogna porre al centro della trattativa la necessità di ripartire il lavoro esistente fra TUTTI i lavoratori a parità di orario e di salario. Bisogna finire di delegare le decisioni ad RSU che vi hanno illuso ed ingannato; bisogna riaprire una stagione di lotte che porti il raggiungimento di questi minimi obbiettivi attraverso qualunque mezzo: a partire dagli scioperi alle occupazioni. Per tutte queste ragioni il Partito Comunista dei Lavoratori invita a dire NO al referendum!




Accordo Fincantieri Castellammare:
 Una commessa vale la perdita di lavoro, diritti e dignità.


L’accordo siglato lo scorso 1° Febbraio dalle parti sindacali e dalla direzione Fincantieri è semplicemente definibile come un accordo capestro.

Sulla carta azienda e sindacati ottengono la commessa di una nuova nave fluviale, da parte dell’armatore canadese Societè des traversiers du Quebec, che porterà nelle casse della Cassa dei depositi e presiti (attuale proprietario di Fincantieri) circa 148 milioni di euro, mentre ai lavoratori dello stabilimento stabiese porterà: riduzione del totale impiegato, circa 400 lavoratori su un totale di 609, flessibilità contrattuali e prepensionamenti al 75% della retribuzione. Inoltre la consegna di questo traghetto di piccole dimensioni è prevista per la fine del 2014 in Canada, quindi teoricamente un solo anno di produttività.

Una premessa. Negli ultimi decenni la classe operaia ha  perso una grande eredità di diritti e di conquiste strappate a suon di lotte. L’avvento della crisi ha amplificato gli attacchi provenienti dagli ambienti del gran capitale, capitanati da Marchionne. Questi ultimi sono stati capaci non solo di riprendersi tutte quelle concessioni grazie allo smantellamento dei contratti collettivi sotto i governi amici “Berlusconi-Prodi-Monti”, comprese le burocrazie sindacali “CGIL-CISL-UIL”, ma sono oggi desiderosi di ottenere una nuova stagione di tagli e sacrifici ai danni dei lavoratori al fine di mettere in salvo i loro profitti e le loro rendite.
In Fincantieri il discorso degli attacchi padronali è  stato in questi decenni in perfetta continuità con il quadro nazionale. La giustificazione della crisi del settore della cantieristica ha permesso all’azienda, con la complicità dei sindacati confederali, di razionalizzare la produzione di alcuni cantieri, espellere dal ciclo produttivo gran parte delle maestranze in eccedenza ed infine contare sempre più su un esercito industriale di riserva rappresentato dalle ditte dell’indotto, quest’ultime aventi lavoratori specializzati ma purtroppo sottopagati, sfruttati, la maggior parte non sindacalizzata e privati di ogni elementare.diritto.                                                                                                                    

Da anni il massiccio uso della cassa integrazione ha fruttato all’azienda un relativo periodo di calmieramento del conflitto interno, garantendole 1) la possibilità di ampliare i propri orizzonti   in settori strategici come l’off-shore, attraverso l’acquisto di una concorrente Stx di pari livello, e 2) la possibilità di orchestrare il passaggio di proprietà, pianificato dal governo Monti, sotto le insegne della Cassa dei depositi e prestiti finalizzato alla vendita, confermata dal presidente della Cdp Bassanini, di Fincantieri a capitali privati.

Le parole ricorrenti come: “concorrenza”, “razionalizzazione”, “massima flessibilità” sono d’altronde l’humus di questo accordo. Parole che dovrebbero far rabbrividire una classe operaia che nella zona stabiese vive situazioni di estrema precarietà e drammi sociali.
Dall’accordo si legge: “In presenza di tale situazione, il sito di Castellammare, nonostante gli sforzi profusi dall’Azienda nel tentativo di difenderne il posizionamento competitivo, ha dovuto registrare difficoltà via via crescenti che hanno comportato l’acquisizione di un carico di lavoro insufficiente per la piena saturazione delle risorse”  e già da qui si potrebbe iniziare ad intuire  qualcosa riguardo il futuro; continuando il testo recita: “nell’ambito dell’accordo 21.12.2011 ha poi, attraverso un’ampia revisione organizzativa, inteso salvaguardare tutti i siti e minimizzare l’impatto occupazionale, attraverso anche il ridisegno dell’articolazione produttiva e la razionalizzazione\ efficientamento dell’intero sistema aziendale.”. Insomma, spiegandolo ai non specialisti: 1) la cosiddetta  “salvaguardia” ha significato l’aumento esponenziale dello strumento della cassa integrazione, che come tutti sanno sono mensilità previdenziali che alla fine verranno meno ai lavoratori Fincantieri ; 2) la “razionalizzazione\ridimensionamento” degli impianti, allo scopo di rendere gli standard degli impianti di produzione efficienti, ai portafogli ed ai profitti dei padroni, si esige l’espulsione di circa il 40% dei lavoratori impiegati, un numero che varia dalle sicure 270 lavoratori, volgarmente definiti “eccedenze” (ma che a detta dei sindacati potranno scendere a 230) su un totale di 609. A tutta questa solfa filo aziendale, beatificata da alcuni sindacati firmatari come Fim-Cisl, Uilm e Ugl,  si aggiunge la questione dalla “competitività”  nei confronti dei giganti asiatici come Hyundai, Samsung e Stx che contano nei loro cantieri cinesi una manodopera super sfruttata e dai costi salariali veramente irrisori; pertanto la soluzione della crisi per la dirigenza  non può andare ad impattare i ricavi e gli utili di Fincantieri che da anni produce sulle spalle di migliaia di lavoratori (ultimo bilancio 2011 approvato ricavi: 2,4 miliardi di euro, utile di gestione: 227 milioni di euro) , ma anzi deve essere scaricata su quest’ultimi che ad oggi pagano il prezzo più alto sotto forma di perdita di diritti (cit.”massima flessibilità dell’organizzazione del lavoro”) ed incremento della cassa integrazione . C’è da credere che un domani non molto lontano i lavoratori sconteranno tutto attraverso i licenziamenti e la chiusura del sito, non reputato strategico nei piani futuri di Fincantieri.



Nessun commento:

Posta un commento

Partito Comunista dei Lavoratori - Napoli
Sezione "Rosa Luxemburg"