LETTERA
APERTA AI MILITANTI E AGLI ISCRITTI DEL PRC E DEL PDCI.
È
L’ORA DI ROMPERE CON I GRUPPI DIRIGENTI TRASFORMISTI E DI UNIRSI NEL PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI
Cari/e
compagni/e,
La disfatta dell'operazione
“Rivoluzione civile” non è solo elettorale, ma politica. E' il capolinea
definitivo di un lungo corso trasformista dei gruppi dirigenti di PRC e PDCI,
che ha distrutto e disperso, in tanti anni, energie, passioni, potenzialità enormi.
E che si è rivelato irriformabile.
Ci rivolgiamo a voi- nel nome
di tante battaglie comuni- per chiedervi di trarre un bilancio onesto di questo
fallimento politico senza ritorno. E di compiere l'unica scelta politica
conseguente : quella di unirvi al Partito Comunista dei Lavoratori, e dunque al
programma e ai principi del marxismo rivoluzionario. Per rafforzare l'unico
partito a sinistra che non si è mai compromesso nelle politiche borghesi. Per
costruire insieme, finalmente, una coerente presenza anticapitalista e
comunista, contro ogni opportunismo e trasformismo.
L'OPERAZIONE
“INGROIA”: IL CAPOLINEA DEL TRASFORMISMO
Non si tratta di discutere con
voi dell' “insuccesso elettorale” in quanto tale dell'operazione Ingroia o del
mancato ritorno in Parlamento di PRC e PDCI. Né si tratta di confrontare i
113.000 voti del PCL al Senato ( comunque conquistati -senza mezzi e senza
coprire tutti i collegi- su un programma anticapitalista,) con i 500.000 o poco
più di “Rivoluzione Civile” ( IDV+ PRC+ PDCI+ Verdi+ De Magistris..). Perchè
successi o insuccessi, tanto più sul piano elettorale, possono essere a volte
indipendenti dalle scelte politiche che si compiono.
Si tratta invece di discutere
esattamente della scelta politica compiuta: quella di aver annullato la propria
autonomia e riconoscibilità di “comunisti” dentro l'arancione dei pubblici
ministeri, nel momento della massima crisi del capitalismo. Quella di aver
imboscato la stessa centralità delle ragioni del lavoro dentro l'abbraccio col
liberal questurino Di Pietro, nel momento della più grave aggressione contro i
lavoratori dell'intero dopoguerra. La disfatta elettorale ha solo registrato
l'enormità di questa scelta politica. Che ha esposto decine di migliaia di
compagni/e ad un'autentica umiliazione. E che oltretutto ha favorito lo
sfondamento grillino a sinistra.
Il punto è : qual'è la radice
di questa scelta politica abnorme? Non siamo in presenza di un “errore”, per
quanto letale. Siamo in presenza dell'ennesima manifestazione del codice
politico di fondo dei gruppi dirigenti di PRC e PDCI: quello per cui la propria
collocazione o ricollocazione istituzionale ( o... la speranza di conseguirla)
prevale su ogni considerazione di principio. E tanto più sul rispetto dei
propri militanti e delle loro ragioni.
LA
LUNGA STORIA DI UNA DERIVA ISTITUZIONALE
E' lo stesso codice genetico
che ha segnato, con responsabilità anche più gravi, il lungo corso dei gruppi
dirigenti di Rifondazione.
E' il codice che nel 96/98
spinse l'intero gruppo dirigente del PRC ( Bertinotti, Cossutta, Ferrero,
Diliberto, Grassi, Rizzo..) a entrare nella maggioranza del primo governo
Prodi, votando l'introduzione del lavoro interinale (Pacchetto Treu), il record
delle privatizzazioni, i campi di detenzione per i migranti( legge Turco-
Napolitano).
E' il codice che nel 99/2001
spinse Diliberto (e Rizzo) a sostenere i bombardamenti “umanitari” su Belgrado,
in cambio di un ministero nel governo D'Alema-Cossiga per il neonato PDCI.
E' il codice che nel 2006/2008
spinse PRC e PDCI a entrare nel secondo governo Prodi, votando missioni di
guerra e detassazione dei profitti, in cambio di un ministero( Ferrero) e della
Presidenza della Camera (Bertinotti).
E' il codice che tuttora spinge
PRC e PDCI in tante giunte locali di centrosinistra a votare tagli sociali in
cambio di assessori. Magari a braccetto dell' UDC, come in Liguria.
Del resto: la stessa operazione
Ingroia non è nata forse per il solo rifiuto del PD di accettare Di Pietro e
Diliberto nella coalizione di Centrosinistra? E a nome di “Rivoluzione civile”
Ingroia non ha forse continuato ad offrire al PD la propria disponibilità di
governo, al posto di Monti, durante tutta la campagna elettorale?
Questo codice politico si è
rivelato irriformabile. Ha disperso e demotivato negli anni un patrimonio
enorme di energie e di speranze di decine di migliaia di attivisti e di milioni
di lavoratori e di giovani. Ed oggi è giunto semplicemente al suo epilogo.
PERCHE' UNIRSI AL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Il Partito Comunista dei
Lavoratori è nato (tra il 2006 e 2008) contro questa politica, dopo una
battaglia di 15 anni all'interno del PRC, basata sui principi anticapitalistici
e di classe. E' nato non per “dividere” i comunisti. Ma per liberarli da
partiti che comunisti non erano e non sono. Per dare loro un riferimento
coerente da cui ripartire. Per evitare loro nuove delusioni e dispersioni.
Certo: siamo un piccolo
partito. Che si è dovuto confrontare , in anni difficili, con gli effetti di
confusione e demoralizzazione prodotti dal fallimento del PRC governista in un
vasto settore della stessa avanguardia. Che ha dovuto lottare controcorrente ,
negli anni della peggiore crisi sociale, rispetto allo stesso arretramento
della coscienza politica del movimento operaio . Ma abbiamo lavorato e
lavoriamo per ricostruire una coscienza di classe , non per contribuire a
disperderla. Da qui la nostra battaglia, in tutte le lotte e i movimenti,
contro ogni subordinazione al PD, o al giustizialismo, o al grillismo. Da qui
anche la nostra presenza alle elezioni: come terreno di presentazione di un
programma comunista, alla luce del sole e senza mimetismi.
Oggi possiamo dire di aver
costruito, con tutti i nostri limiti, l'unico partito a sinistra del PRC
realmente presente su scala nazionale, dotato di un minimo di organizzazione e
di radicamento. L'unico che, nel suo piccolo, sta estendendo la propria
presenza territoriale. L'unico, non a caso, che può presentarsi alle elezioni
nazionali. L'unico, soprattutto, che non ha altro interesse da difendere che
gli interessi del lavoro e della rivoluzione sociale.
Cari compagni e compagne,
diversi militanti di PRC e
PDCI, in diverse parti d'Italia, hanno raggiunto in questi mesi le fila del
PCL. E' un fatto prezioso. Ma se entrassero nel nostro partito tutti coloro
che- tra voi- ci hanno detto e ci dicono che “sono d'accordo” con il PCL, con
la sua politica, con il suo programma, la nostra comune battaglia comunista e
rivoluzionaria farebbe un grande passo avanti. Nell'interesse dei lavoratori e
di tutti gli sfruttati.
Questa è esattamente la
proposta che vi avanziamo.
Disponibili, con i nostri
dirigenti, e con le nostre sezioni territoriali, ad ogni occasione di incontro
, di confronto, di approfondimento. A partire dalle lotte comuni di ogni giorno.
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Partito Comunista dei Lavoratori - Napoli
Sezione "Rosa Luxemburg"