[Venezuela]: Socialismo del XXI secolo o Socialismo scientifico?
L’aeroporto di Maiquetìa è la porta d’ingresso alla “ Republica Bolivariana de Venezuela”. Il viaggiatore che lì giunge viene accolto da una gigantografia del “ Comandante Presidente” Hugo Chavez, abbracciato con dei bambini e si può leggere la scritta “ Sigamos Juntos”, continuiamo insieme, profetica allusione o se si vuole messaggio subliminale al futuro prossimo che aspetta il “chavismo sin chavez”, dopo la recente scomparsa fisica del suo maggior rappresentante. Subito dopo i consueti controlli di sicurezza e le procedure di identificazione, ai nastri di raccolta dei bagagli, oltre ai negozi duty-free e alle casas de cambio, una scritta a carattere cubitali ci ricorda che lì in Venezuela si lavora per costruire il Socialismo Bolivariano, “construyendo el Socialismo Bolivariano”.
All’osservatore attento e mediamente preparato, si schiarisce il carattere fantasioso, utopico e storicamente inesatto di tale disposizione, risultato di un’abile propaganda di carattere sincretico-ideologico. Così come gli alchimisti si proponevano di ottenere la trasmutazione delle sostanze e dei metalli attraverso la pietra filosofale, Hugo Chavez ha cercato di creare, lungo la sua parabola presidenziale, un “socialismo” catalizzato da esperienze storiche e personaggi, totalmente incomparabili, dando vita al calderone Bolivariano. Cristo, Bolivar e Miranda sarebbero stati i precursori dei socialisti moderni, ossia Marx, Engels, Lenin, Trotskij, Rosa Luxembourg, passando per Mao, Gramsci e il Che Guevara, il tutto unito attraverso il legante autoctono della resistenza indigena e del cacique Guacaipuro, senza dimenticare il movimento contadino di Ezequie Zamora. Karl Marx considerava Bolivar, peggio di Napoleone, paragonabile a Soulouque, quest’ultimo a detta di F. Engels, il prototipo de Luigi Bonaparte , un uomo cinico, con ambizioni dispotiche sull’ America Latina, a cui si però si deve un gran peso nelle vicende che portarono alla liberazione delle nazioni latinoamericane, dal giogo coloniale spagnolo, insieme a Jose de San Martin. È possibile che Marx, non avesse a sua disposizione fonti del tutto imparziale, soprattutto fonti che provenissero direttamente dal Sudamerica, anche se le fonti europee da lui utilizzate generalmente erano pro-Bolivar . Se si partisse dal presupposto che è un azzardo negare il ruolo storico, politico e militare del Libertador, è una menzogna affermare che sia stato socialista, lui, hidalgo criollo , i cui scritti possono essere collocati all’interno del cosmopolitismo illuminato di matrice aristocratica.
La prima situazione in cui si imbatte chi arriva alla hall dell’aeroporto internazionale “Simon Bolivar”, sono assistenti e tassisti che ti offrono un passaggio fino a Caracas e ti chiedono se vuoi cambiare euro al mercato parallelo . La debole moneta venezuelana, che per ironia viene definita fuerte è da sempre soggetta a forti ondate di svalutazione , anche sotto il “governo rivoluzionario bolivariano”, ragion per cui se si sommano due elementi, quali le misure di politica economica bolivariana, tese a svalutare la moneta nazionale per implementare le esportazioni e falcidiare il potere d’acquisto dei lavoratori con il rispetto costituzionale della proprietà privata dei mezzi di produzione, il risultato è il seguente: la parola socialismo è anch’essa svalutata e vilipesa. La socializzazione dei mezzi di produzione , non è ancora il socialismo ma solo il suo presupposto giuridico, poiché il Venezuela è a tutt’oggi e a onor del vero così lo definiva il suo ex Presidente, un paese capitalista, neppure sussiste il presupposto giuridico e pertanto il socialismo è un’astrazione retorica e una millantata presenza. Quando si arriva a Caracas, si avverte una sensazione di incertezza e di attesa, ma bel lontano da essere quel sintomo di imminente Golpe militar o guerra civile che la stampa borghese europea in dicembre-gennaio diceva essere imminente, nell’ipotesi di un’uscita di scena di Hugo Chavez. La preoccupazione del venezuelano medio si focalizza sulla difficoltà di reperire e comprare i prodotti necessari alla sua quotidianità, a causa della forte inflazione( la più alta dell’America Latina) e della speculazione delle imprese oligopolistiche a capitale privato sui prodotti di prima necessità. Tali imprese capitalistiche private (prima fra tutte la Polar del capitalista Mendoza)durante i 14 anni di chavismo hanno visto aumentare notevolmente i propri fatturati. Il Venezuela, Paese potenzialmente ricchissimo, ma paradossalmente bloccato dalla sua più importante risorsa nazionale, il petrolio , che ne fa una nazione essenzialmente monoproduttrice e a causa di una nascente industrializzazione e serva delle importazioni straniere; importa il 70% dei prodotti destinati al mercato interno. Inoltre, la cittadinanza si trova a dover far fronte, quotidianamente, all’insicurezza dovuta alla crisi economica e alla mancanza stabile di lavoro, che porta il Venezuela ad essere uno dei Paesi più violenti e corrotti a causa di un alto tasso di criminalità e di forze dell’ordine non proprio integerrime, per usare un eufemismo. In Venezuela, ogni anno, muoiono per scontri tra bande e microcriminalità circa 16.000 persona l’anno , nella sola Caracas il numero è di 3.000 morti l’anno, cifre da conflitto che si uniscono all’inveterata usanza della polizia municipale e nazionale di chiedere tangenti per evitare al presunto o al reale contravventore, sanzioni amministrative. Da ricordare la situazione indecente delle carceri venezuelane, dove lo spaccio di armi e droga è pressoché tollerato e dove i governi democratici o bolivariani hanno sempre usato lo strumento della repressione e della mattanza, per dimostrare all’opinione pubblica il loro inesistente controllo del sistema penitenziario . Disoccupazione, svalutazione, criminalità, proprietà privata, corruzione, non sembrano categorie appartenenti al socialismo.
II parte - Con i compagni di Opcion Obrera
L’incontro con i compagni di Opcion Obrera, avviene a Maracay, una città universitaria, famosa per la lotta dei lavoratori dell’impresa Sanitarios Maracay, che con coraggio hanno rivendicato la nazionalizzazione dell’impresa da parte dello Stato e il controllo operaio attraverso la cooperativa fondata dai lavoratori. La nazionalizzazione c’e’ stata, con decreto di Hugo Chavez, il carattere socialista del controllo operaio è ben lungi dall’essere una realtà. Ed è proprio sul “control obrero” che inizia l’incontro con Jose Ramirez e Roberto Yepez, compagni con una ampia esperienza, in ambito sindacale. Questo controllo operaio bolivariano risulta essere un controllo non dell’operaio, bensì sull’operaio. Il chavismo, benché sia un bonapartismo di sinistra, sui generis è pur sempre bonapartismo e tende a istituzionalizzare le relazioni sindacali e lavorative con la classe lavoratrice, si appoggia al proletariato, arriva a dargli delle concessioni ma non ha come fine l’emancipazione operaia, bensì il suo controllo. Infatti le cooperative che reagiscono a prese di posizione gestionali della dirigenza ministeriale, hanno visto la propria situazione contabile o contrattuale peggiorare sensibilmente. Un esempio su tutti, la Siderurgica del Orinoco, impresa che lavora all’interno della fascia petrolifera, più importante del mondo per quantità di greggio, dove i lavoratori ancora non hanno ottenuto il rinnovo del contratto collettivo, nonostante la dirigenza chavista.
La cogestione Stato-cooperative, dove il primo mantiene il 51% delle azioni e le seconde la restante parte, va definita sotto l’esperienza dell’azionariato diffuso e della potenziale partecipazione dei lavoratori sulla base della rispettiva quota in cooperativa alla gestione di impresa con capitale in mano pubblica, di stampo socialdemocratico, nulla a che vedere con l’occupazione delle fabbriche e con il controllo, gestione e sorveglianza delle stesse da parte dei lavoratori. Il sistema della cogestione, risulta fallimentare, perché anche laddove ci siano forme di gestione operaia più spinte, le stesse operano in un contesto giuridico ed economico capitalistico. Le imprese capitaliste private, in virtù del loro fisiologico principio della concorrenza, non avranno interesse a commerciare con imprese che predicano il “controllo operaio” , si giunge, pertanto ad una situazione nella quale si scontrano il Capitalismo di Stato con quello di mercato. In tale contesto anche le nazionalizzazioni perdono la loro valenza anti-capitalista e socialista. Per dirla con Lev Trotskij, in riferimento al cardenismo : “la nazionalizzazione delle ferrovie e dei giacimenti petroliferi in Messico, non ha senza dubbio nulla a che vedere con il socialismo. E’ una misura di capitalismo di Stato in un paese arretrato, che cerca in questo modo di difendersi da un lato dall’imperialismo straniero e dall’altro dal proprio proletariato”. A tal proposito, sebbene si possa dire che il chavismo sia stato più radicale del cardenismo, la sua involuzione burocratica verso la sua destra endogena, può risultare più rapida che nel cardenismo. I Consigli comunali e le Comuni( Consejos Comunales y Comunas) lungi dall’essere quello che nella forma vorrebbero essere, ossia strumenti di democrazia diretta, si vedono ridotti alla funzione di amebe, a causa dell’ipertrofia burocratico-istituzionale e del regime economico in cui attuano: il Capitalismo. Valgono a poco le leggi organiche sui consigli comunali e sulle “Comuni Socialiste” , se tali organismi posseggono come cordone ombelicale il canale del mercato in mano alla destra ufficiale capitalista e devono seguire la legge del valore di scambio e non quella dello scambio di forza lavoro per valore d’uso. Inoltre, cosi come si intravede nella legge organica sulle comuni, tali enti, sembrano più un agglomerato sparso di soggetti autonomi riconosciuti per legge che l’embrione di una vera associazione o federazione di comuni. Un esperimento analogo venne proposto da Mao Zedong e dalla Rivoluzione cinese, che con tutte le sue contraddizioni( la forza propulsiva di quella rivoluzione risiedeva nella classe contadina e non nella classe operaia)aveva coraggiosamente liquidato il capitalismo e buona parte delle tare feudali ancora presenti nella società civile cinese. Quel tentativo fallì in seno a un Paese che dopo l’Unione Sovietica era il più grande e il più popoloso del mondo, uscito da una rivoluzione armata e con la socializzazione dei mezzi di produzione; ripetere quell’esperienza in un Paese come il Venezuela, con una forza lavoro nettamente inferiore alla Cina maoista risulta essere una farsa.
Non è formando tante piccole comuni, con un proprio Parlamento, un comitato esecutivo comunale, uno Statuto comunale e un consiglio di pianificazione comunale, dove vige la regola che la nazionalità venezuelana è requisito fondamentale per esserne membri e non il semplice fatto di lavorare all’interno di quella comunità, che si realizza il Socialismo. La Comune di Parigi fu il primo esempio di dittatura del proletariato perché distrusse la macchina statale e nominò ministro del lavoro uno straniero, per giunta tedesco, ovvero del Paese che aveva ridotto a brandelli la Francia. I soviet non erano tali perché il governo democratico-borghese li riconosceva e delegava loro alcune funzioni amministrative,come succede nei consejos comunales bolivariani, ma perché erano i soviet che non riconoscevano il potere parlamentare e lo soppiantarono. Ad un certo punto della discussione, l’autore in maniera rispettosa, domanda ai compagni di Opcion Obrera, il perché alla luce del modesto risultato elettorale ottenuto dal Fronte di Sinistra , non fosse strategicamente conveniente entrare all’interno del Partido Socialista Unido de Venezuela, per propagandare i propri principi e giungere alla rottura con la destra interna e le correnti piccolo-borghesi. Alla luce della malattia del Presidente Chavez, l’entrismo avrebbe avuto un ruolo importante e quantomeno pungente all’interno della onesta base chavista formata da tanti lavoratori e studenti. Non si tratta di prostituzione politica o di entrismo sui generis, in salsa pablista, bensì prendendo spunto dalle parole del Comandante Trotskij sull’entrismo nell’Apra : “ senza dubbio non possiamo entrare dentro un tale partito, però possiamo creare un nucleo all’interno per poterci guadagnare i lavoratori e separarli dalla borghesia.” Così come fu lo stesso Lev Trotskij ha chiedere la riorganizzazione della sezione messicana dell’Internazionale, quando il suo organizzatore principale, Luciano Galicia, criticò in maniera aspra, estremista e settaria le nazionalizzazioni di Cardenas.
A tale domanda, seguita dall’osservazione che formalmente il “Libro Rosso” del Psuv è basato su un ordinamento interno democratico, salvo alcuni passaggi, marcatamente personalistici, opportunistici e non socialisti, i compagni di Opcion Obrera rispondono, affermando che l’entrismo era una giusta strategia che doveva essere adottata all’inizio dell’esperienza chavista, oggi rischierebbe di non portare i frutti sperati, poiché il processo di burocratizzazione del Psuv è così avanzato che il partito fondato da Chavez è una macchina elettorale, le cui assemblee e direzioni sono convocate solo durante le tornate elettorali, ma non esiste una vera vita di partito. Se non si può arrivare e comunicare con le masse è inutile stare all’interno di un partito compromesso. Altro tema affrontato è stato quello della svalutazione e della speculazione dei capitalisti privati, che come già detto, anche durante il chavismo stanno incrementando il proprio profitto. La svalutazione, secondo la giustificazione governativa, è strumentale all’aumento delle esportazioni e alla riduzione delle speculazioni sui beni di prima necessità. La svalutazione, misura tradizionalmente capitalista di stampo liberal-democratico o riformista, serve si ad aumentare le esportazioni ma non a nulla a che fare con la speculazione che può essere bloccata solo con la eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Un paradosso del settore export il Venezuela lo riscontra nell’industria petrolifera, dove vende petrolio, ma lo riacquista raffinato per usi domestici a prezzo maggiore di quello di vendita. Questo perché l’industria petrolifera estrattiva venezuelana con alla testa PDVSA non possiede un ‘equivalente industria di raffinazione e bisogna aggiungere che nella Fascia dell’Orinoco, la presenza di multinazionali straniere, in particolare brasiliane, cinese ed europee supera di gran lunga la presenza nazionale. Interessante questo socialismo che permette ai monopoli capitalistici stranieri di sfruttare tranquillamente le risorse collettive.
Il mercato nero dell’euro e del dollaro, sorse a seguito della volontà di Chavez di istituire un controllo dei cambi, dopo il golpe organizzato contro di lui, nel 2002 e la seguente serrata petrolifera che indusse una fuga di capitali all’estero. Oggi, qualunque venezuelano che voglia lasciare il paese per motivi di turismo, studio o impresa, può far uscire una somma compresa tra i 2500 e i 4500 euro, questa somma copre solo un anno. Pertanto, in seguito alla creazione di Cadivi , si sviluppò dal 2003 il mercato nero del denaro, incentivato dal sistema bancario. Il meccanismo scatenato dal control de cambio, è così perverso che il procedimento prevede che per ottenere euro tramite Cadivi, bisogna depositare l’equivalente legale in bolivares. Chiunque in possesso di euro o dollari, in genere le classi medio-alte, può cambiare gli euro in bolivares al mercato nero e con i bolivares cambiati effettuare il deposito presso Cadivi. Risultato: il “governo rivoluzionario Bolivariano” paga gratuitamente o quasi i viaggi di piacere, di studio o di affari alla media e alta borghesia con i salari e gli stipendi dei proletari . L’unica soluzione per mettere un freno alla speculazione è la nazionalizzazione del sistema bancario, che toglierebbe la linfa vitale ai parassiti della società, speculatori e banchiere e permetterebbe un reale controllo del corso della moneta. In verità anche sul versante bancario si ripropone la buffonesca situazione dell’industria, banche di stato contro banche private a tutto vantaggio della speculazione capitalistico-finanziaria. Temi finali toccati con i compagni venezuelani sono state le riforme del governo chavez, di cui tratteremo nell’ultima parte dell’articolo e il tentativo sterile di creare una V internazionale , ultimo in ordine di parola è stato il tema dei rapporti tra chavismo e Farc, dove Chavez prima riconobbe il carattere di Forza belligerante alle Forze armate rivoluzionarie di Colombia, movimento guerrigliero armato, comunista, di orientamento centrista, che lotta per il socialismo in Colombia e dopo, al fine di ricostruire un asse commerciale strategico Venezuela-Colombia , importante per entrambi i Paesi, difese la linea anti-guerriglia promossa dal successore di Uribe, Santos, arrestando e consegnando alle forze di sicurezza colombiane membri importanti delle Farc.
III parte - Conclusioni
La funzione storica del Chavismo con Chavez, all’interno della dialettica della lotta di classe, è stata quella di un’esperienza bonapartista sui generis, di sinistra, di riformismo radicale con misure di autodifesa nazionale e costruzione di uno Stato sociale inesistente nel Venezuela, drogato di neoliberismo. Chavismo e neoliberismo sono due ideologie che nascono, vivono e accettano il capitalismo. Il Chavismo quando dice di combatterlo lo fa con una logica di anti-imperialismo campista (l’area latino-americana e caraibica alleata a Cina e Russia contro “l’impero nordamericano”), certo occorre aggiungere che il Presidente Chavez è stato molto popolare e rimarrà amato dalle masse più povere del suo Paese, questo perché in un Paese come il Venezuela, la liberal-democrazia capitalista ha da sempre trattato il diseredato e lo sfruttato come una merce, come un cane ed è normale che quando sulla scena pubblica per la prima volta nella storia reale di quel diseredato e di quello sfruttato compare un movimento che gli dice: Tu esisti, ti devi educare, devi mangiare in maniera dignitosa e avere una casa degna di un essere umano, nei sentimenti della gente comune nasce l’empatia verso quel movimento. Se dopo di ciò il lider di quel movimento afferma che occorre essere orgogliosi della propria storia patria, rinnegata dalla debole borghesia rentista alleata al capitale imperialista straniera, si può comprendere perché nella parte orientale del Venezuela, ogni contadino espone la foto del Comandante Chavez sulla sua choza e perché la morte di quell’uomo ha sollevato un’ampia commozione in tutto il mondo. Durante i 14 anni di governo di Chavez, attraverso le missioni, programmi di assistenza sociale, è stato realizzato lo Stato sociale, per garantire migliori condizioni di vita al proletariato: con la Mision Barrio Adentro, medici cubani offrono assistenza sanitaria gratuita nei quartieri più poveri, con la Mision Milagro, sono stati operati migliaia di venezuelani con problemi alla vista, con le Misiones Robinson, Ribas e Sucre, è stato sradicato l’analfabetismo, secondo paese latinoamericano dopo Cuba, con la Mision Mercal e PDval è stata ridotto notevolmente la percentuale della povertà estrema, con la fondazione Fundayacucho vengono elargite borse di studio a studenti venezuelani, latinoamericani, africani e asiatici privi di risorse economiche, con la Mision Vivienda si sta cercando di risolvere l’annoso problema residenziale del popolo venezuelano, con la Mision vuelvan caras e saber y trabajo si sta dando impulso alla ricerca scientifica e alla formazione professionale, le Misiones Zamora, Miranda e Piar, destinate rispettivamente allo sviluppo dell’agricoltura con la riforma agraria, alla riqualificazione professionale dei riservisti militari e agli incentivi per i piccoli minatori e infine la crescita economica relativa e l’aumento delle infrastrutture (reti stradali ed idriche, sistemi ferroviari e delle metropolitane, sistemi di ingegneria civile) nonché l’ampio sviluppo della cultura letteraria e popolare (Fiera del libro di Caracas, radio popolari, ecc..).
Tutti questi risultati, uniti al tentativo di costituire un’integrazione politica latinoamericana che porti alla formazione della moneta unica sudamericana e al mercato unico dell’America Latina, in grado di competere con Cina, India, USA ed Europa, rientrano nella sfera classica della socialdemocrazia radicale . L’entrata del Venezuela nel Mercosur, il mercato comune del Sud (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) contrasta con lo sbandierato anti-sionismo di Chavez, visto che quest’area di mercato commercia con Israele. E’ pur vero che il Chavismo Bolivariano un merito storico-politico, a differenza del peronismo, lo possiede ossia la necessità di cercare l’unità di interessi economico-politici delle borghesie con l’esecutivo non solo a livello nazionale, bensì a livello continentale, consentendo un certa centralizzazione dei poteri. Molte democrazie progressive si rifanno al Chavismo, l’Argentina peronista della Kirchner, che nazionalizza la YPF e rivendica la sovranità sulle Malvinas oppure l’Ecuador dell’economista Correa, che toglie le concessioni alle basi militari americane e tramite l’audit dichiara una parte del debito non rimborsabile. Da materialisti storici occorre individuare tali comportamenti politici degli esecutivi bonapartisti o semi-bonapartisti, sulla base della struttura economica caratterizzata dalla peggiore crisi economica del capitalismo, che vede una relativa crescita delle aree del Sud del mondo a discapito dell’occidente e che permette l’ingresso di nuovi attori economico-politici negli assetti del mercato mondiale. il socialismo piccolo borghese nel suo ulteriore sviluppo è andato a finire in una vile depressione dopo l’ebbrezza, come si esprimevano Karl Marx e Friedrich Engels sul Manifesto del Partito Comunista.
La maggioranza dei venezuelani erano molto legati a Chavez, ma non hanno mai sopportato la boliburguesia, ossia la burocrazia di destra del Psuv che ha adottato stili di vita e comportamenti degni della decadente nomenclatura del Cremlino. Dal canto suo, il Chavismo è riuscito, nonostante sia e si dichiari movimento di sinistra a dare duri colpi alla sinistra rivoluzionaria, riuscendo a spaccare il morenismo in due soggetti: il Topo obrero allineato con il Fronte di sinistra dei lavoratori e Marea socialista all’interno del Polo Patriotico chavista insieme ai pablisti della Tendencia Marxista Internazionale e agli stalinisti del Partito comunista del Venezuela. Il 14 aprile il Venezuela ritorna alle urne per determinare quale parte del fittizio scontro tra poli, porterà avanti il regime borghese contro la classe operaia. Qualunque sia il passaggio di consegne ad avviso dell’autore e seguendo l’esperienza storica l’avanzata della destra è molto probabile, sia che venga rappresenta dal partito del capitalismo di mercato, con Henrique Capriles(Mesa de Unidad Democratica), sia che venga rappresentata dal partito del capitalismo di stato con Nicolas Maduro e l’accordo che la destra interna del Psuv dovrà fare con il capitale nazionale privato e internazionale, in primis con gli USA che, per voce di Barack Obama ha già chiesto un miglioramento delle relazioni diplomatiche. Un’ eventuale resistenza da parte della dirigenza post-chavista porterebbe a soluzioni di tipo golpista già viste nel passato, con il beneplacito del governo americano( Arbenz, Peron e Allende insegnano). E le masse? Nel primo caso, rimarrebbero addormentate e nel secondo tramortite senza la formazione e l’impulso a sinistra del partito della Rivoluzione. Lo spazio infatti sta a sinistra, lontano da logiche nazionaliste o populiste , lontano da chi vede, e in Europa sono in molti nella cosiddetta “sinistra radicale”, nel chavismo e nel correismo, forme nuove di socialismo, “socialismi del XXI secolo”, quando sono forme già vissute dall’esperienza storica appartenenti al bonapartismo sui generis. Il massimo esponente del socialismo scientifico scriveva, nella critica del programma di Gotha, che l’emancipazione della classe operaia e opera della stessa classe operaia. Per noi comunisti rivoluzionari il socialismo e il comunismo sono un’altra cosa…
20 gennaio 2013
Contributo di Luca Tremaliti