[Fincantieri] Basta coi tavoli concertativi: Lotta di classe!
Lunedì 26 Novembre si è speso l’ennesimo tradimento sulle
spalle di migliaia di lavoratori Fincantieri ed Indotto da parte delle forze
padronali e sindacali. Sono anni che questi ultimi raccontano sempre le stesse
menzogne ai lavoratori: bisogna stare buoni, bisogna aver fiducia nell’azienda,
bisogna firmare gli accordi che prevedono la cassa integrazione e la mobilità, bisogna credere al bacino di carenaggio (nel caso di
Castellammare di Stabia), bisogna essere ottimisti che il ciclo produttivo
riprenderà con tante nuove commesse, ecc ecc. Di fatto punto primo la mancanza di
azioni radicali sono da imputare alle burocrazie sindacali (Cgil-Cisl-Uil)
complici di illudere i lavoratori a furia di tavoli istituzionali che si sono
rivelati sempre delle farse senza ottenere alcun risultato reale; in secondo la
fiducia nell’azienda, acclamata dai sindacati Cisl,Uil,Ugl e da forze politiche
di centrodestra e centrosinistra, alla fine ha portato la vera prospettiva di piani di
ridimensionamento degli impianti e piani di esuberi per le maestranze, dove
l’indotto paga il prezzo più alto; in terzo gli accordi di Dicembre 2011
(firmato da Fincantieri-Cisl-Uil-Ugl-Failms), al centro delle trattative, hanno
elargito cassa integrazione, quest’ultima fra l’altro in scadenza, con la
imminente prospettiva degli esuberi; in quarto punto la spettacolare messa in
scena di un inesistente piano per il cantiere di Castellammare di Stabia, il
“Protocollo d’Intesa”, brindato da politici di centrodestra e centrosinistra e
sindacati, che alla fine, dopo aver lautamente finanziato esperti del settore,
non solo si è rivelato incompatibile con le scelte aziendali ma rileva
l’inganno condotto da anni contro la classe operaia; in ultimo i dati della capacità
lavorativa degli otto cantieri, a pieno regime 13 milioni di ore contro le attuali
7,5 milioni, dimostrano come Fincantieri mira da un lato a concentrare la
produzione della crocieristica di lusso in pochi e specifici cantieri, mentre
gli altri rimarranno agonizzanti con ristrutturazioni o qualche piccola
commessa per sopravvivere prima della chiusura, dall’altro si ambisce l’ingresso
in nuovi mercati, come l’off-shore, magari attraverso fusioni con competitor
internazionali come Stx.
Anche in questo tavolo la dirigenza, tramite le parole
dell’a.d. Bono, ha espresso inequivocabilmente la propria posizione: Bisogna
adattarsi alla concorrenza del mercato! Bisogna diversificare la produzione! Tradotto:
gli operai devono adattarsi alle necessità
concorrenziali del capitalismo, pertanto, al fine di garantire maggiori
utili ai nuovi vertici della Cdp (Cassa depositi e prestiti), devono piegarsi
ad ogni politica di tagli e ridimensionamento strutturali (che quando sarà inevitabilmente si
tradurrà in chiusura), perdita dei reali diritti, abrogazione totale delle
pause; tale ricatto coinvolge vari cantieri che come quello di Castellammare si
ritrovano senza alcuna prospettiva. Insomma è la chiara dimostrazione che la
musica padronale dei “sacrifici”, imposta dal Governo Monti, si riflette anche
nel contesto produttivo dove chi paga realmente la crisi sono i lavoratori.
Per questo motivo, quale
prospettiva può realmente dare credibilità ai tanti lavoratori che gridano
“lavoro” ad ogni sciopero e manifestazione? La risposta passa attraverso la
radicalizzazione della lotta di classe che va dal rifiuto incondizionato delle
decisioni imposte dai dirigenti, all’uso di forti mezzi di lotta come scioperi
ed occupazioni, a rivendicazioni come un recupero su salari e
pensioni attraverso l’aumento uguale per tutti i lavoratori e le lavoratrici di
almeno 300 euro netti mensili; un salario minimo
intercategoriale di almeno 1500 euro, totalmente detassati; l’esproprio senza alcun indennizzo per i padroni delle
aziende che licenziano, inquinano o sfruttano lavoro nero e la loro
nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori; una vera democrazia, contro le
burocrazie sindacali, attraverso comitati di fabbrica che eleggono propri
rappresentanti, rimovibili in qualunque momento dagli stessi lavoratori,ed ai
quali devono rispondere nelle assemblee partecipate dove il potere decisionale
appartiene alla plenaria. L’unico governo capace di realizzare tutte queste
semplici rivendicazioni si chiama “governo dei lavoratori” ed il Partito
Comunista dei Lavoratori si batte in ogni frangente per la sua costruzione.