mercoledì 28 novembre 2012

[Fincantieri] Basta coi tavoli concertativi: Lotta di classe!


[Fincantieri] Basta coi tavoli concertativi: Lotta di classe!

Lunedì 26 Novembre si è speso l’ennesimo tradimento sulle spalle di migliaia di lavoratori Fincantieri ed Indotto da parte delle forze padronali e sindacali. Sono anni che questi ultimi raccontano sempre le stesse menzogne ai lavoratori: bisogna stare buoni, bisogna aver fiducia nell’azienda, bisogna firmare gli accordi che prevedono la cassa integrazione e la mobilità, bisogna  credere al bacino di carenaggio (nel caso di Castellammare di Stabia), bisogna essere ottimisti che il ciclo produttivo riprenderà con tante nuove commesse, ecc ecc. Di fatto punto primo la mancanza di azioni radicali sono da imputare alle burocrazie sindacali (Cgil-Cisl-Uil) complici di illudere i lavoratori a furia di tavoli istituzionali che si sono rivelati sempre delle farse senza ottenere alcun risultato reale; in secondo la fiducia nell’azienda, acclamata dai sindacati Cisl,Uil,Ugl e da forze politiche di centrodestra e centrosinistra, alla fine  ha portato la vera prospettiva di piani di ridimensionamento degli impianti e piani di esuberi per le maestranze, dove l’indotto paga il prezzo più alto; in terzo gli accordi di Dicembre 2011 (firmato da Fincantieri-Cisl-Uil-Ugl-Failms), al centro delle trattative, hanno elargito cassa integrazione, quest’ultima fra l’altro in scadenza, con la imminente prospettiva degli esuberi; in quarto punto la spettacolare messa in scena di un inesistente piano per il cantiere di Castellammare di Stabia, il “Protocollo d’Intesa”, brindato da politici di centrodestra e centrosinistra e sindacati, che alla fine, dopo aver lautamente finanziato esperti del settore, non solo si è rivelato incompatibile con le scelte aziendali ma rileva l’inganno condotto da anni contro la classe operaia; in ultimo i dati della capacità lavorativa degli otto cantieri, a pieno regime 13 milioni di ore contro le attuali 7,5 milioni, dimostrano come Fincantieri mira da un lato a concentrare la produzione della crocieristica di lusso in pochi e specifici cantieri, mentre gli altri rimarranno agonizzanti con ristrutturazioni o qualche piccola commessa per sopravvivere prima della chiusura, dall’altro si ambisce l’ingresso in nuovi mercati, come l’off-shore, magari attraverso fusioni con competitor internazionali come Stx.



Anche in questo tavolo la dirigenza, tramite le parole dell’a.d. Bono, ha espresso inequivocabilmente la propria posizione: Bisogna adattarsi alla concorrenza del mercato! Bisogna diversificare la produzione! Tradotto: gli operai devono adattarsi alle necessità  concorrenziali del capitalismo, pertanto, al fine di garantire maggiori utili ai nuovi vertici della Cdp (Cassa depositi e prestiti), devono piegarsi ad ogni politica di tagli e ridimensionamento  strutturali (che quando sarà inevitabilmente si tradurrà in chiusura), perdita dei reali diritti, abrogazione totale delle pause; tale ricatto coinvolge vari cantieri che come quello di Castellammare si ritrovano senza alcuna prospettiva. Insomma è la chiara dimostrazione che la musica padronale dei “sacrifici”, imposta dal Governo Monti, si riflette anche nel contesto produttivo dove chi paga realmente la crisi sono i lavoratori.


Per questo motivo, quale prospettiva può realmente dare credibilità ai tanti lavoratori che gridano “lavoro” ad ogni sciopero e manifestazione? La risposta passa attraverso la radicalizzazione della lotta di classe che va dal rifiuto incondizionato delle decisioni imposte dai dirigenti, all’uso di forti mezzi di lotta come scioperi ed occupazioni, a rivendicazioni come un recupero su salari e pensioni attraverso l’aumento uguale per tutti i lavoratori e le lavoratrici di almeno 300 euro netti mensili; un salario minimo intercategoriale di almeno 1500 euro, totalmente detassati; l’esproprio senza alcun indennizzo per i padroni delle aziende che licenziano, inquinano o sfruttano lavoro nero e la loro nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori; una vera democrazia, contro le burocrazie sindacali, attraverso comitati di fabbrica che eleggono propri rappresentanti, rimovibili in qualunque momento dagli stessi lavoratori,ed ai quali devono rispondere nelle assemblee partecipate dove il potere decisionale appartiene alla plenaria. L’unico governo capace di realizzare tutte queste semplici rivendicazioni si chiama “governo dei lavoratori” ed il Partito Comunista dei Lavoratori si batte in ogni frangente per la sua costruzione.

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