L'operazione Tsipras in Europa
ha un fine dichiarato: occupare uno spazio a sinistra delle socialdemocrazie
liberali, per poter negoziare un accordo con esse nel Parlamento europeo e nei
diversi paesi.
il progetto di Syriza subordina questa
domanda a un orizzonte riformista, dentro (e non contro!) il quadro
capitalistico greco ed europeo. Tsipras propone una nuova negoziazione del
debito, non il suo annullamento. Chiede una conferenza europea che ristrutturi
il debito, ne annulli una parte insolubile, scansioni il pagamento della sua
parte rimanente. La bandiera di una possibile Unione “sociale e democratica”,
non è solo un'illusione fallita. E' la carta di accreditamento presso le
socialdemocrazie europee.
La sinistra italiana cosiddetta “radicale” si è
caratterizzata per il suo opportunismo. Il livello di ciclica corresponsabilità
del PRC nelle politiche di aggressione al lavoro (voto a precarizzazione, tagli
alle spese sociali, privatizzazioni, detassazione dei profitti, spese
militari…) non ha punti di paragone. La crisi esplosiva di Rifondazione dopo il
2008 ne è stato il riflesso.
I gruppi dirigenti reduci (e responsabili) di questo
disastro hanno cercato di sopravvivere al proprio fallimento. Chi cercando una
coalizione di governo col PD, prima con Bersani e poi (invano) con Renzi, come
nel caso di SEL. Chi (dopo essere stato scaricato dal PD) cercando da un lato
di conservare gli assessorati di centrosinistra sul piano locale, e dall'altro
di ritornare nel Parlamento nazionale con operazioni trasformiste (lista
Ingroia), come nel caso del PRC.
Oggi l'operazione Tsipras
all'italiana è la continuità in altra forma di questo corso fallimentare.
Ma c'è di peggio. Le sinistre
si sono subordinate al comitato promotore di una lista civica che rivendica il
fatto di “andare oltre la sinistra”. Questo comitato promotore, guidato da
intellettuali liberal progressisti è apertamente antipartitista, in omaggio al
senso comune dominante. Liscia il pelo populista del grillismo cui rimprovera
semplicemente la “carenza di proposta” (sic), ma col quale dichiara “possibili
alleanze”. Esclude dalle liste i dirigenti della sinistra politica, ma apre le
porte ai suoi assessori locali, gli stessi che nelle giunte di centrosinistra
gestiscono precarietà e tagli sociali.
Il tentativo è annullare ogni
riferimento classista dentro l'ennesimo involucro “democratico” della “società
civile”. Che a sua volta si candida a costola “progressista” di un
centrosinistra liberale in Italia. Insomma: l'ennesima operazione Ingroia,
sotto la copertura di Tsipras.
Il PCL non ha potuto essere
presente a queste elezioni europee, per via di una legge reazionaria che impone
un numero di firme per noi irraggiungibile. Ma non per questo ci siamo fatti
coinvolgere in operazioni trasformiste. Lo sviluppo del Partito Comunista dei
Lavoratori è in funzione di una prospettiva diversa, quella dell’unica sinistra
che non tradisce perché si batte per la rivoluzione sociale. Come lo è il
Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, che in Europa e
nel mondo vuole raggruppare sulle basi del marxismo rivoluzionario tutte le
forze che si battono per il potere dei lavoratori.
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Partito Comunista dei Lavoratori - Napoli
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