venerdì 16 maggio 2014

IL VERO PIANO DI MARCHIONNE: OPERAI PIU’ RICATTATI E DIVISI. BISOGNA DIRE BASTA LOTTANDO UNITI!



Per il banchetto degli Elkann e degli azionisti della FCA, che in questi anni hanno visto aumentare i loro profitti, i sindacati concertativi hanno portato in dono ai padroni lavoratori ridotti ad una condizione di semi-schiavitù.
Tale condizione è illustrabile in poche parole:

·         Per gli operai Fiat qualche anno fa si applicava il contratto Collettivo Nazionale di Lavoro come per gli altri metalmeccanici ed ora con FCA non si applica più;
·         2500 operai di Pomigliano sono ancora “fuori dalla fabbrica”;
·         Le promesse di investimenti futuri sono fumo negli occhi e dipendono unicamente dal mercato dell’auto;
·         A Mirafiori i lavoratori sono ancora in cassa integrazione;
·         La Fiat di Termini Imerese è stata chiusa;
·         L’ Irisbus è stata chiusa;
·         La Fiat di Cassino è in cassa integrazione;
·         I contratti di solidarietà, che si applicheranno per il momento, e per un solo anno, a circa 2000 lavoratori, non sono altro che un abbassamento generalizzato dei salari;
·         I turni di lavoro sono aumentati;
·         Le pause sono state ridotte;
·         La pausa pranzo è stata spostata a fine turno, cioè in sostanza cancellata per molti;
·         L’azienda ha introdotto i principi del “World Class Manufacturing” ed i tempi di lavoro saranno determinati attraverso la metodologia Ergo (“ergonomic”) Uas (Universal Analysing System), in parole povere si deve lavorare più velocemente, costi quel che costi!

Per Marchionne e per gli Elkann le condizioni dei lavoratori italiani devono essere adeguate a quelle di disumano sfruttamento degli operai dell’Est Europa (e successivamente a quelli della Cina e dell’India!).
E come se ciò non bastasse, ecco arrivare in soccorso il PD di Renzi che, introducendo il “Jobs Act”, risponde alla richiesta della Confindustria di avere mano libera per quel che riguarda i licenziamenti. Una proposta di legge si muove pienamente all’interno del percorso tracciato dal giuslavorista Pietro Ichino.
Il contratto d’inserimento a “tutele crescenti” di Matteo Renzi non è nient’altro che la cancellazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e la definitiva eliminazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per qualsiasi lavoratore e lavoratrice.
E’ ora di dire basta! Bisogna fermare la macelleria sociale predisposta e voluta dalla borghesia che specula sui mercati finanziari!
I lavoratori devono rialzare la testa unendo le proprie forze attorno a un proprio programma generale di lotta, frontalmente contrapposto al disegno Marchionne/Renzi.

Il PCL, l'unico partito che non ha mai tradito le ragioni del mondo del lavoro, si batte e si batterà sino in fondo accanto ad ogni lavoratore e ogni lavoratrice in lotta.


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