TRAGEDIA MOLO GIANO, TRA IPOCRISIA E REALTÀ
Sette morti, quattro feriti , due dispersi. E’ il tragico e ancora provvisorio bilancio della tragedia, avvenuta nel porto di Genova, nella notte di Martedì 7.
La nave container Jolly Nero, del gruppo Messina (di 40.594 tonnellate di stazza lorda, lunga 240 metri e larga 30), sbagliando manovra si è schiantata contro Molo Giano, abbattendo la torre dei piloti dove, in quel momento, vi erano 13 persone (10 militari e 3 lavoratori civili).
Si è molto parlato delle possibili cause - avaria, errore umano o progettuale – ma c’è una causa che politici, istituzioni, sindacati concertativi, e giornalisti vari, non denunceranno mai, pur essendo la vera causa, che sta all’origine di questa tragedia. Si tratta della privatizzazione del porto di Genova, che fu avviata con la legge 84/94 che, una volta attuata, l’ ha trasformato in uno spezzatino privatizzato, dove ogni banchina rappresenta un piccolo mondo a se’, dove regnano diverse condizioni di lavoro (con ritmi forsennati e ricorso sistematico a doppi e tripli turni) con conseguente peggioramento delle condizioni di lavoro e sicurezza.
I frequenti incidenti mortali rappresentano un triste primato del porto di Genova, che con le morti bianche di martedì, è ormai giunto a 40 morti, in meno di 15 anni. Sono il prodotto della forsennata logica del profitto che sta da fondamento ad un modello sociale, il capitalismo, che ormai non ha più nulla da dare ma solo da togliere ai lavoratori.
La commemorazione ufficiale , avvenuta ieri mattina in piazza Matteotti, nell’intento di istituzioni, politici e sindacati concertativi, al soldo dei padroni, avrebbe dovuto essere l’ ennesima occasione ipocrita per manifestare la loro “solidarietà” verso il mondo del lavoro, verso la dignità del lavoro, col solito rituale liturgico.
Ma così non è stato, grazie all’intervento deciso dei lavoratori del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CRAL) che, sgomitando, sono riusciti a prendere la parola per leggere, dal palco, una propria lettera. Solo così è stato possibile far sapere pubblicamente che è solo grazie alla determinazione dei lavoratori portuali che è stato possibile fermare ogni attività lavorativa dopo l’incidente e fino alle h.13 di ieri, contro la volontà di padroni e sindacati.
Questi lavoratori, hanno, inoltre, denunciato un fatto gravissimo: le autorità portuali, a poche ore dall’incidente, hanno consentito la partenza di una nave da crociera (con tanto di turisti desiderosi di fotografare i resti dell’incidente) , e conseguente transito in prossimità del luogo dell’incidente durante le fasi di soccorso . Della serie : i profitti prima di tutto.… e nonostante la tragedia.
Il campionato di calcio ha fatto lo stesso, con la stessa logica: the show must go on… nonostante le giuste proteste dei tifosi del Genoa e della Sampdoria.
Esprimiamo la nostra solidarietà di classe a tutti i lavoratori del porto di Genova, condividiamo e ci impegniamo a sostenere l’ idea di creare un organo di controllo permanente sul ciclo operativo , formato da lavoratori con piena agibilità sui luoghi di lavoro (moli e navi) per verificarne le condizioni di sicurezza.
Più in generale, occorre impegnarsi per ricostruire dal basso, come le vecchie talpe, solidarietà e rapporti sindacali con gli altri lavoratori portuali genovesi, italiani ed europei. Perché solo così sarà possibile costruire quel fronte di lotta che tanto serve ai lavoratori portuali, per ottenere regole uguali in tutto il porto e in tutti i porti, accordi e contratti nazionali.
Perché questa ennesima tragedia… sia l’ultima.
PCL GENOVA
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