APPUNTAMENTI TELEVISIVI DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI:
Martedì 29 Gennaio ore 23.30 a Italia Domanda - Canale 5
Ospiti:
Marco Ferrando - Partito Comunista dei Lavoratori
Antonio Ingroia - Rivoluzione Civile
Oscar Giannino - Fare
Mario Baldassari - Lista civica per Monti
Francesco Boccia -PD
Non perderti il massacro dei traditori e servi della borghesia ad opera dei comunisti!
Evento FB http://www.facebook.com/events/482556208448086/
martedì 29 gennaio 2013
domenica 27 gennaio 2013
IL MANIFESTO PROGRAMMATICO ELETTORALE DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI: L'UNICA ALTERNATIVA
Siamo di fronte alla più grande aggressione sociale contro il mondo del lavoro dell'intero dopoguerra. Siamo in presenza della più grave crisi del capitalismo degli ultimi 80 anni. C'è bisogno più che mai di una sinistra schierata sino in fondo dalla parte dei lavoratori e basata su un programma anticapitalista. La presenza alle elezioni del Partito Comunista dei Lavoratori risponde a questa necessità.
TUTTI GLI ALTRI SONO CONTRO IL LAVORO, AL SERVIZIO DEGLI INDUSTRIALI E DELLE BANCHE
Monti, Bersani, Berlusconi hanno votato
insieme le peggiori misure contro il lavoro e le pensioni,e un programma di lacrime e sangue per i prossimi anni e decenni
("fiscal compact"). Oggi si contendono solo la
guida della rapina del prossimo governo. Per conto degli industriali e dei banchieri.
Il comico milionario Beppe Grillo grida contro le ruberie
dei "politici", ma tace sulla rapina sociale degli industriali e dei banchieri che li finanziano. E giunge a
proporre, in piena crisi sociale, l' "abolizione del sindacato", scavalcando persino Marchionne.
Non è un alleato, ma un avversario dei lavoratori.
Nichi Vendola si è subordinato a Bersani e al suo programma annunciato
di austerità antioperaia, in attesa di una ricompensa ministeriale. La poesia
delle parole non può nascondere questa realtà.
Gli ex ministri Diliberto e Ferrero si sono imboscati
nell'arancione di Ingroia, sotto la direzione di ex magistrati scaricati dal PD
e ansiosi di essere recuperati a bordo. A partire dal liberal questurino Di
Pietro, affossatore dell'inchiesta sulle torture di Genova 2001, e
travolto dalla corruzione del suopartito. Cosa hanno a che vedere i lavoratori con tutto questo?
PER UNA RAPPRESENTANZA AUTONOMA DEI LAVORATORI
PER UN'ALTERNATIVA ANTICAPITALISTICA
I lavoratori hanno bisogno di una rappresentanza autonoma delle proprie
ragioni. Di una sinistra che stia sempre e solo dalla loro parte. Che miri ad unire tutte le loro
lotte in una grande sollevazione sociale contro la dittatura degli industriali e dei banchieri. Che si
batta, in ogni lotta, per la prospettiva di un governo dei lavoratori e di un nuovo ordine della
società. In cui a comandare siano le esigenze sociali del lavoro, non il
profitto di parassiti e sfruttatori.
SE NE VADANO TUTTI! GOVERNINO I LAVORATORI!
A CHI DARE:
LAVORATORI, PRECARI, DISOCCUPATI, POPOLAZIONE POVERA
- Blocco dei licenziamenti e nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio,delle aziende che licenziano, che inquinano, che colpiscono i diritti sindacali: a partire da FIAT, ILVA, ALCOA.
- Cancellazione delle leggi vergogna di precarizzazione del lavoro e assunzione a tempo pieno e indeterminato degli attuali precari.
- Ripartizione fra tutti del lavoro esistente, con la riduzione progressiva dell'orario di lavoro a parità di paga.
- Un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali, a partire dal risanamento ambientale. Un salario minimo intercategoriale di almeno 1500 euro netti.
- Un vero salario sociale di almeno 1200 euro netti ai giovani in cerca di prima occupazione e ai disoccupati che cercano lavoro.
- Un forte recupero salariale, con aumenti e detassazione del salario contrattuale.
- Soppressione dell'IMU sulla prima casa, dei tagli alle pensioni, alla sanità, alla scuola.
- Ripristino ed estensione dei diritti e prestazioni sociali colpite negli ultimi 20 anni.
A CHI PRENDERE:
INDUSTRIALI, BANCHIERI, VATICANO
- Tassazione progressiva dei grandi redditi e patrimoni.
- Patrimoniale straordinaria sulle grandi ricchezze.
- Guerra vera all'evasione fiscale, con l'abolizione del segreto bancario e l'apertura dei libri contabili delle aziende.
- Annullamento del debito pubblico verso le banche (85 miliardi nel 2012) e nazionalizzazione delle banche, sotto controllo sociale.
- Soppressione dei trasferimenti pubblici alle grandi imprese private (decine di miliardi annui).
- Annullamento delle grandi opere inutili o dannose (TAV).
- Abbattimento delle spese militari (25 miliardi annui)
- Cancellazione dei privilegi e costi clericali (dai 4 ai 9 miliardi annui) ed esproprio delle grandi ricchezze ecclesiastiche.
CHI DEVE COMANDARE:
UNA REPUBBLICA DEI LAVORATORI
- Equiparazione dello stipendio di un deputato allo stipendio medio di un impiegato
- Revocabilità permanente degli eletti.
- Elettività di manager e dirigenti della pubblica amministrazione, e soppressione di ogni loro privilegio economico e pensionistico.
- Potere di controllo dei lavoratori sull'economia e l'amministrazione della società.
SINORA HANNO COMANDATO INDUSTRIALI, BANCHIERI, I LORO PARTITI (CORROTTI). E' ORA CHE COMANDI IL MONDO DEL LAVORO
sabato 26 gennaio 2013
venerdì 25 gennaio 2013
MONTE DEI PASCHI NON È "UN CASO". L'UNICA SOLUZIONE È LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE
MONTE DEI PASCHI NON È "UN CASO". L'UNICA SOLUZIONE È LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE
Non è uno “scandalo”, ma la radiografia del capitalismo.
La terza banca italiana, fiore all'occhiello del salotto buono della finanza e del PD, è stata travolta dai suoi stessi giochi finanziari: tesi a coprire una operazione spazzatura ( acquisto di Antonveneta a prezzi triplicati ) e l'insuccesso della cinica speculazione sui titoli pubblici italiani ( operazione “Nota Italia” ).
Bankitalia e il ministro dell'Economia, così attenti ai conti pubblici su sanità e pensioni, “non si sono accorti” di nulla: in realtà hanno insieme coperto la truffa ed oggi, non a caso, si rimpallano le responsabilità.
Intanto la stessa banca, già beneficiata dai Tremonti Bond, viene salvata dal governo dei banchieri di Mario Monti, con la pubblica regalia di 4 miliardi, pagati dai lavoratori e dai loro sacrifici.
A questo punto inizia il grande circo dell'ipocrisia politica.
Il PD, vero azionista politico della banca e finanziato direttamente da Mussari ( 700000 euro di dono personale), finge di non conoscere il Monte dei Paschi. Ma approva il suo salvataggio con denaro pubblico.
PDL e LEGA si scagliano contro il PD, per far dimenticare i propri traffici con Fiorani e Fazio, la truffa CredieuroNord, il crac del Credito Cooperativo di Verdini, e l'uso Bancomat della BPM di Ponzellini per tutte le necessità degli amici.
Grillo comizia contro “la politica”, difende i piccoli azionisti, ma non indica soluzioni se non il voto a “5 Stelle”. (L'unica vera proposta sociale resta ..“l'abolizione del sindacato”)
Il PCL rivendica la sola possibile soluzione progressiva: la nazionalizzazione di Monte dei Paschi, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto il controllo dei lavoratori. E' l'unica misura che può far piazza pulita degli speculatori; risparmiare miliardi di denaro pubblico da destinare alle protezioni sociali; difendere il posto di lavoro dei dipendenti della banca; tutelare i piccoli risparmiatori. Ogni altra “soluzione” è una copertura dei banchieri.
Più in generale, va nazionalizzato l'intero sistema di credito italiano. Il “caso” Monte dei Paschi è la cartina di tornasole di tutto il sistema bancario tricolore. Tutte le banche italiane hanno investito nei derivati finanziari spazzatura: Unicredit per 118 miliardi, Intesa San Paolo per 59 miliardi.. Il totale della sola finanza spazzatura ammonta in Italia a 218 miliardi. Ciò significa una cosa sola: che le stesse banche italiane che intascano ogni anno quasi 100 miliardi di interessi sui titoli pubblici ( oltre ai 70 intascati dagli enti locali indebitati) -sottraendole a lavoro, sanità , pensioni- utilizzano il denaro pubblico per finanziare il risiko del casinò finanziario, a caccia di dividendi facili. Intanto lo Stato provvede con ..denaro pubblico in caso di bisogno.
Questa rapina deve finire. Con l'abolizione del debito pubblico verso le banche; la loro nazionalizzazione senza indennizzo per i grandi azionisti; la loro concentrazione in un unica banca pubblica sotto controllo sociale. E' una misura di igiene.
Solo un governo dei lavoratori , che rompa col capitalismo, può realizzare queste misure.
Solo il Partito Comunista dei lavoratori si batte, da sempre, per questa soluzione rivoluzionaria.
giovedì 24 gennaio 2013
PROGRAMMA DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE
PER
UNA AGENDA ANTICAPITALISTA DALLA PARTE DEI LAVORATORI CONTRO INDUSTRIALI,
BANCHIERI E VATICANO.
PER UNA REPUBBLICA DEI LAVORATORI: NON DEI CAPITALISTI, DEI MAGISTRATI, O DEI COMICI GURU
PROGRAMMA DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL)- in queste elezioni unica forza autonoma e riconoscibile della sinistra di classe e del movimento operaio- contrappone all'agenda capitalistica rivendicata da Monti, e difesa da Bersani, una agenda anticapitalista che parta unicamente dalle ragioni del lavoro. Un'agenda di mobilitazione e di lotta, ben al di là del voto. Un'agenda che riconduce le rivendicazioni immediate alla prospettiva di una Repubblica dei Lavoratori: in contrapposizione alla Repubblica dei capitalisti, o dei magistrati, o dei comici milionari.
GIU' LE MANI DAL LAVORO.
NAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE CHE LICENZIANO, CHE INQUINANO, CHE COLPISCONO I DIRITTI SINDACALI: A PARTIRE DA FIAT, ALCOA, ILVA.
Alla più grande aggressione capitalistica contro il lavoro dell'intero dopoguerra, va contrapposto un programma anticapitalistico altrettanto radicale che parta dalla difesa dei lavoratori:
1)Abrogazione dell'articolo 8 sui contratti di lavoro e della manomissione dell'articolo 18 sui licenziamenti illegittimi.
Pieno ripristino del contratto nazionale di lavoro e pieni diritti sindacali nelle aziende.
2)Salario minimo intercategoriale per legge di almeno 1500 euro netti.
Abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, varate dal centrosinistra ( Pacchetto Treu ), dal centrodestra (Legge 30), dal governo Monti: con la trasformazione dei rapporti di lavoro precari in rapporti di lavoro a tempo pieno e indeterminato.
Parità di diritti tra lavoratori italiani e migranti.
3)Blocco dei licenziamenti, nell'industria e nei servizi pubblici.
Ripartizione fra tutti del lavoro esistente attraverso la riduzione progressiva dell'orario di lavoro a parità di paga ( 30 o 32 ore settimanali).
Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano, che inquinano, che colpiscono i diritti sindacali: a partire da Fiat, Ilva, Alcoa.
4)Mantenimento del salario contrattuale ai lavoratori in mobilità senza limiti di tempo. Un vero salario sociale di almeno 1200 euro netti ai giovani in cerca di prima occupazione e ai disoccupati che cercano lavoro sino all'ottenimento del lavoro a tempo indeterminato. Un forte recupero salariale, tramite aumenti e detassazione del salario contrattuale.
5)Un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali, in particolare nel Sud ( a partire da risanamento ambientale, servizio idrico, edilizia popolare, trasporto pubblico).
6) L'insieme di queste misure va finanziato dalla tassazione progressiva dei grandi redditi e patrimoni; dalla soppressione dei trasferimenti pubblici alle grandi imprese private; dalla soppressione di grandi opere faraoniche, dannose o inutili (v. Tav);dall'abbattimento delle spese militari; dalla cancellazione dei privilegi clericali; da un controllo operaio e popolare sul fisco che colpisca alla radice l'evasione fiscale, a partire dall'abolizione completa del segreto bancario e dall'apertura dei libri contabili delle aziende.
Per una somma complessiva di risorse che ammonta a circa 200 miliardi.
VIA GLI STROZZINI.
ANNULLAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO VERSO LE BANCHE.
NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, SOTTO CONTROLLO SOCIALE.
Allo strozzinaggio usuraio praticato dal capitale finanziario contro i lavoratori e la popolazione povera va contrapposto un piano di misure altrettanto radicali:
1)Annullamento del debito pubblico verso le banche.
Ripudio unilaterale del “fiscal compact” e dei trattati dell'Unione Europea ( Unione degli industriali e dei banchieri contro i lavoratori europei).
2)Soppressione delle misure finanziarie e fiscali antipopolari connesse: a partire dai tagli alle pensioni, alla sanità, alla scuola, ai trasferimenti pubblici ai Comuni; dall'imposizione dell'IMU sulla prima casa di normale abitazione; dall'aumento dell'IVA e delle imposte indirette.
3)Nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo per i grandi azionisti e con la tutela dei piccoli risparmiatori.
Unificazione delle banche in una unica banca pubblica, sotto controllo sociale.
4)Investimento delle risorse così risparmiate nella scuola pubblica; nell'università pubblica; nella sanità pubblica; nel ripristino di un sistema pensionistico a ripartizione, con la cancellazione di tutte le controriforme realizzate negli ultimi 20 anni, in fatto di trattamenti previdenziali, da parte di centrosinistra e centrodestra.
5)Abolizione dei finanziamenti pubblici per scuola privata, università privata, sanità privata. Loro nazionalizzazione, sotto controllo sociale.
ROTTURA COL VATICANO.
ABOLIZIONE DI TUTTI I PRIVILEGI CLERICALI.
ESPROPRIO DELLE GRANDI PROPRIETA' ECCLESIASTICHE.
Al potere debordante del capitalismo ecclesiastico va contrapposto un insieme di misure coerentemente democratiche, anticlericali, anticapitalistiche
1)Abrogazione unilaterale del Concordato col Vaticano.
Abolizione di tutti privilegi, fiscali, giuridici, normativi, assicurati alla Chiesa cattolica: a partire dalla truffa dell'8 per mille.
Abolizione dell'insegnamento religioso confessionale nella scuola pubblica.
Investimento delle risorse così risparmiate nell'assistenza sociale, nei servizi pubblici, nel reddito ai disoccupati.
2)Esproprio dello IOR e commissione popolare d'inchiesta sui crimini finanziari vaticani.
Esproprio delle grandi proprietà immobiliari ecclesiastiche e loro destinazione ai servizi sociali e alla realizzazione del diritto alla casa.
3)Rifiuto di ogni forma di sessuofobia, omofobia, discriminazione di genere, a favore della piena parità di diritti e libertà per tutti gli esseri umani, contro ogni oscurantismo clericale. Diritto al matrimonio omosessuale.
PER LA PIENEZZA DEI DIRITTI DEMOCRATICI
PER UNA REPUBBLICA DEI LAVORATORI.
Al tentativo di uscire dalla crisi della seconda Repubblica con una nuovo progetto reazionario- funzionale alle politiche sociali antioperaie e antipopolari- va contrapposto un programma di misure radicalmente democratiche e la prospettiva di un altro Stato basato sulla democrazia dei lavoratori.
1)Abrogazione di tutte le leggi elettorali a carattere maggioritario, a favore del principio democratico integralmente proporzionale, ad ogni livello. Una testa, un voto. Cancellazione di ogni distorsione del principio democratico di rappresentanza ( premi di maggioranza, sbarramenti..).
2)Abolizione del Senato. Abolizione di ogni forma di privilegio connesso alla rappresentanza politica, sul piano nazionale e locale: nessun privilegio degli eletti rispetto agli elettori. Equiparazione dello stipendio di Deputato o di consigliere regionale allo stipendio medio di un impiegato. Revocabilità permanente degli eletti da parte degli elettori.
3)Superamento della burocrazia statale come corpo separato. Elettività di manager e dirigenti della pubblica amministrazione e dei servizi. Soppressione di ogni loro privilegio economico e pensionistico. Loro revocabilità permanente.
4)Investimento delle risorse così risparmiate nella piena garanzia ed ampliamento dei diritti democratici dei lavoratori e del loro potere di controllo: nella loro effettiva libertà di riunione, di stampa, di confronto, di partecipazione diretta al controllo dell'economia e all'amministrazione della società. Con l'eliminazione di tutti gli impedimenti oggi frapposti dalla legge del profitto e dalla democrazia borghese.
5)Revisione radicale del sistema penale e giudiziario. Depenalizzazione dei reati minori. Penalizzazione dei reati di criminalità finanziaria , ambientale, e di sfruttamento sociale: a partire dall'introduzione del reato penale di sfruttamento del lavoro nero, con la misura di esproprio dei beni degli sfruttatori.
PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI, BASATO SULLA LORO FORZA E SULLA LORO ORGANIZZAZIONE. PER IL SOCIALISMO.
Questo è nel suo insieme l'unico programma generale che può segnare una svolta vera.
Solo un governo dei lavoratori basato sulla loro forza , che liberi l'Italia dalla dittatura degli industriali, dei banchieri, del Vaticano, può pienamente realizzarlo, in congiunzione con la lotta dei lavoratori degli altri Paesi: nella prospettiva degli Stati Uniti Socialisti d'Europa, quale unica via d'uscita progressiva dalla crisi del vecchio continente. Dentro una politica di sostegno incondizionato alle lotte dei lavoratori degli altri paesi, al di là di ogni divisione di frontiera, e alla lotta di liberazione di tutti i popoli oppressi, a partire dal popolo palestinese.
Solo una mobilitazione rivoluzionaria della classe lavoratrice e di tutti gli sfruttati può condurre alla realizzazione di questo governo.
Costruire in ogni lotta la coscienza di questa prospettiva è il lavoro quotidiano del PCL.
La nostra presenza elettorale è in funzione di questo lavoro, ben al di là del voto.
Perchè solo la rivoluzione può cambiare le cose.
lunedì 21 gennaio 2013
Conferenza Stampa nazionale sulla presentazione delle liste elettorali del PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Conferenza Stampa nazionale sulla presentazione delle liste elettorali del PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Versione audio: http://www.radioradicale.it/scheda/370383/politiche-2013-conferenza-stampa-di-presentazione-delle-liste-del-partito-comunista-dei-lavoratori
Il significato della nostra
presenza elettorale ha un senso all’interno dello sfondo politico nazionale e
internazionale del nostro tempo. Ci troviamo di fronte alla più grande
aggressione contro il mondo del lavoro dell'intero dopoguerra, ci troviamo di fronte
alla più profonda crisi del capitalismo degli ultimi 80 anni. Tutte le fantasie,
le leggende che sono prosperate nell'89 attorno ad un futuro radioso
dell'umanità sotto il segno del capitalismo, vent'anni dopo sono state
stracciate dall'esperienza dei fatti e dall'esperienza di una grande catastrofe
sociale in tutto l'occidente capitalistico, in particolare in Italia e in Europa.
La rappresentazione dell'Unione Europea come culla del progresso, del possibile
compromesso sociale tra capitale e lavoro, illusione che è stata propagandata
ampiamente anche all'interno della sinistra e non solo è anch'essa smentita
dall'esperienza drammatica dei fatti.
In tutta Europa, quali che
siano i governi, avanzano le stesse politiche di precarizzazione del lavoro, di
distruzione progressiva dei contratti nazionali di lavoro, di smantellamento
dei diritti e delle conquiste fatte dalle generazioni del dopoguerra, di smantellamento
delle pensioni, della sanità, della scuola, per pagare il debito pubblico alle
banche. Questo è il programma unico del capitalismo europeo, l'unico elemento
di unione è l'unione dei capitalisti, dei banchieri e delle classi dirigenti
europee contro i lavoratori nei diversi paesi. Il governo Monti in Italia non è
stato altro che il gestore, l'esecutore al massimo livello, nel momento di
massima crisi del capitalismo italiano, di questa offensiva devastante contro
il lavoro, con l'appoggio e l'assenso di tutti i partiti dominanti. In questo
quadro ha un importanza centrale la presenza di una sinistra di classe legata
alla tradizione e agli interessi del movimento operaio e basata su un programma
anticapitalista . Questo è il senso della nostra presenza . Altre sinistre
hanno fatto scelte diverse, SEL ha scelto di coalizzarsi col PD, grande
sostenitore del governo Monti contro il lavoro e le pensioni, l'ha fatto
intorno ad una carta d'intenti che vincola il futuro eventuale governo Bersani-Vendola
a continuare le politiche di austerità contro i lavoratori e le prestazioni
sociali. Le altre sinistre, cosi dette
radicali, reduci da esperienze di governo in cui votarono al servizio degli
industriali e delle banche misure pesanti contro il lavoro in termini di
precarizzazione, scelgono oggi di nascondersi nell'arancione delle procure
sotto la direzione dei magistrati, alleandosi con Di Pietro, lontano anni luce
dalle tradizioni della sinistra e affossatore della commissione d'inchiesta sui
fatti di Genova (scuola Diaz) 2001 sulla base di un programma che rimuove la
centralità della questione sociale (detassazione delle imprese e dei profittti)
e dentro una prospettiva politica di ricomposizione con il centrosinistra che
Ingroia e Di Pietro rivendicano.
Noi ci chiamiamo fuori e
contro queste scelte e ci chiamiamo fuori anche da ogni forma di suggestione
populista alla Grillo. Quando l'anno passato denunciammo soli e controcorrente
tutti gli equivoci reazionari del grillismo venivamo visti a sinistra come un
soggetto estremo.
I fatti ancora una volta ci
hanno dato ragione, le dichiarazioni di apertura a Casa Pound, la
rivendicazione pubblica di Grillo sull'abolizione dei sindacati come roba da
800, per di più in un momento di aggressione contro il mondo del lavoro , non sono
svarioni di un comico guru, per altro milionario, sono la prova della natura
reazionaria del M5S, non un alleato incompiuto ma un avversario dei diritti .
Il movimento grillino che denuncia i partiti e la rapina del ceto politico ma
tace sulla rapina sociale degli industriali e dei banchieri contro i lavoratori
e la popolazione povera, diventa un elemento di copertura, sia pure indiretta,
di questa offensiva, diventa un canale di dirottamento della rabbia popolare
verso obiettivi secondari, risparmiando l'essenziale e cioè il potere delle
classi dirigenti di questo paese con lo stesso identico ruolo che svolse il
populismo leghista 20 anni fa, nel passaggio dalla prima alla seconda
repubblica. Noi sinistra di classe e anticapitalista basiamo la nostra politica
e il nostro programma sull'aperta contrapposizione alle classi dirigenti del
capitalismo italiano ed internazionale, noi avanziamo un programma
specularmente opposto all'agenda del capitalismo, tanto per intendersi all'Agenda
Monti . Tutti i partiti che sgomitano l’uno contro l'altro nella campagna
elettorale in passaggi di cabaret, non solo sono quelli che tutti insieme hanno
sostenuto, e non solo nell'ultimo anno, le peggiori misure contro i lavoratori,
i giovani, i pensionati e contro i diritti , ma sono anche quelli che si sono
già assunti un impegno comune per un programma futuro, non dei prossimi due
anni, ma per i prossimi decenni che si chiama Fiscal Compact, che è l'impegno a
dimezzare il debito pubblico sul PIL dal 120 al 60 %, il che significa ogni
anno finanziarie da 40 a 50 miliardi al netto del pagamento degli interessi
alle banche sul debito pubblico. Un programma lacrime e sangue sul quale non a
caso i probabili vincitori ed eventualmente il suo alleato Monti, rassicurano i
poteri forti, le classi dirigenti europee, con viaggi internazionali in cui
dicono: “tranquilli, questo sarà il programma lacrime sangue su cui noi ci
siamo solennemente impegnati”. Poi c'è il teatrino della campagna elettorale in
cui tutti fanno finta di non conoscersi, di non sapere cosa hanno votato fino a
ieri e cercano di contendersi il raggiro della povera gente e dei lavoratori .
La verità è che la loro campagna elettorale non ha come posta in gioco questo o
quell'altro programma, perché il programma è comune, la loro campagna
elettorale ha come posta in gioco chi guiderà quel programma, chi capitanerà
l'offensiva del fiscal compact contro i lavoratori, chi sarà il capo del
governo, quale sarà la composizione dello stesso ecc. . Questa è la posta in
gioco, ma appunto nella comune gestione di un comune programma, di una comune
offensiva. Noi ci collochiamo all'esatto opposto, agli antipodi di classe di
questa offensiva e di questo programma e avanziamo nella campagna elettorale e
non solo, una proposta di opposizione sociale, di ribellione radicale contro le
classi dirigenti del paese. Ma avanziamo anche una proposta programmatica che
parte dalle emergenze sociali drammatiche dei lavoratori, dei precari, dei
disoccupati, per dare loro l'unica traduzione alternativa possibile, che è una
traduzione anticapitalistica . Il programma che abbiamo presentato è un
programma che riassume il senso complessivo della nostra proposta. C'è una
drammatica emergenza che si chiama lavoro, c'è la necessità di bloccare i
licenziamenti, è possibile bloccarli se si procede alla nazionalizzazione delle
aziende che licenziano, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il
controllo degli operai. Abbiamo centinaia di aziende che hanno preso fior fiore
di soldi pubblici per decenni dallo stato, che sono stati usati non per creare
lavoro ma per distruggere il lavoro, per colpire i diritti sindacali o
addirittura, nel caso dell'Ilva, avvelenare gli operai. Noi rivendichiamo la
nazionalizzazione, l'esproprio di queste aziende, come decisione decisiva per
proteggere il lavoro ed eventualmente ripartire il lavoro, riorganizzare, riconvertire
la produzione e per risparmiare un bel pò di trasferimenti di soldi pubblici a
vantaggio delle prestazioni sociali e i diritti dei lavoratori. Esiste un'altra
esigenza che è quella di cancellare la precarietà che segna oggi le condizioni
di vita e di lavoro di un intera generazione ed è possibile cancellare la
precarietà solo procedendo alla cancellazione di tutte le leggi di
precarizzazione che sono state varate dai governi di centrosinistra e di centrodestra
negli ultimi vent'anni, procedendo all'assunzione a tempo pieno e indeterminato
di tutti i lavoratori oggi precari.
C'è poi l'esigenza di dare
lavoro e dare lavoro significa due cose fondamentalmente, ripartire il lavoro
che c'è, che deve essere ripartito fra tutti in modo che nessuno ne sia privato
e questo significa la riduzione
dell'orario a parità di salario fino 30/32 ore, una rivendicazione storica del
movimento operaio sopratutto a fronte del tentativo padronale di allungare
sempre più l'orario di lavoro.
Dare lavoro significa anche
fare un piano di nuovo lavoro in opere sociali di pubblica utilità in settori
fondamentali, un grande cantiere di rinascita delle condizioni sociali e
materiali di vita che parta dal risanamento dell'ambiente, del territorio, la
riparazione della rete idrica, il riassetto di un sistema di trasporto, lo
sviluppo di edilizia popolare e di edilizia scolastica, un piano di lavoro che
potrebbe dare occupazione qualificata e socialmente utile a milioni di
lavoratori. L'obbiezione sarà: tutto questo ha un costo . Noi diciamo che basta
finanziarlo con l'abolizione degli sprechi veri che non sono la scuola, la
sanità e le pensioni, ma sono le varie infinite forme di assistenza pubblica al
capitale, al suo profitto, al suo parassitismo finanziario. Nel nostro
programma avanziamo tutte le voci di possibile finanziamento di queste spese,
non solo un intervento ordinario o straordinario sui grandi patrimoni e le
ricchezze, ma ad esempio una soppressione dei trasferimenti pubblici alle
imprese private che ammontano a decine di miliardi in ogni finanziaria , l’abbattimento
delle spese militari che ammontano a 25 miliardi annui, la cancellazione dei
privilegi clericali che ammontano dai 4 ai 9 miliardi annui a seconda delle stime.
C'è un vasto dibattito su quanto costa la politica, noi ci chiediamo anche
quanto costa la chiesa agli italiani, 4 miliardi di euro attraverso la truffa
dell'otto per mille, il pagamento degli insegnanti di religione, il finanziamento
a scuole private e cliniche private, l'equivalente, in pratica, della rapina
dell'IMU sulla prima casa.
Stato sociale e debito
pubblico: noi abbiamo una spoliazione permanente di stipendi, pensioni, sanità,
scuola, diritti, per pagare ogni anno 85 miliardi di interessi alle banche
grandi acquirenti dei titoli di stato. Altre decine di miliardi vanno al fondo
salva stati europeo a protezione dell'interesse delle banche (sopratutto
francesi e tedesche), altri 70 miliardi d'interessi versati alle banche sul
debito degli enti locali che si sono indebitati grazie al taglio dei trasferimenti
dallo stato avvenuti sotto governi di centrodestra e centrosinistra, un enorme
parassitismo finanziario che opprime la società e che comporta il trascinamento
di sacrifici insopportabili.
Si possono salvaguardare
pensioni, sanità, scuola a una sola condizione, abolire il debito pubblico alle
banche nazionalizzando il sistema bancario e concentrandolo in un unica banca
pubblica sotto controllo sociale, che sarebbe un colpo all'evasione fiscale di
cui le banche sono il principale canale di tramite e di garanzia e un colpo non
irrilevante alla criminalità organizzata che usa le banche come lavanderia di
denaro criminale .
Queste sono le misure
fondamentali se si vogliono liberare risorse nuove e consistenti a vantaggio
della protezione sociale e del sistema di sicurezza sociale .
E' evidente che sono misure
totalmente incompatibili con la struttura capitalistica della società, con le
leggi del mercato, con il dominio del profitto , con la natura dell'Unione Europea
dei capitalisti e delle banche , per questo il nostro programma non può essere
realizzato da un governo ordinario ne potrà essere realizzato per via di una
pressione dal basso di movimenti o proteste popolari. Questo programma può
essere realizzato esclusivamente da un governo dei lavoratori, cioè da un
governo basato sulla forza del mondo del lavoro, sull'organizzazione del mondo
del lavoro che trasferisca nelle mani dei lavoratori le redini della società e
utilizzi la forza e il potere dei lavoratori come strumento di riorganizzazione
della società su basi socialiste in una prospettiva di una Europa socialista e
degli stati socialisti d'Europa .
Lo diciamo chiaramente nel
programma, noi rivendichiamo la repubblica dei lavoratori in contrapposizione
alla repubblica dei capitalisti .
Siamo l'unica sinistra che
con un linguaggio di verità dice che in Italia non c'è la sovranità
democratica. In Italia c'è la dittatura degli industriali e dei banchieri, come
in qualsiasi paese a democrazia borghese , non governa la maggioranza,
governano gli industriali e le banche, i poteri forti che sono i poteri che
concentrano nelle proprie mani tutte le leve di comando sul terreno
dell'economia, che sono i poteri che hanno nelle proprie mani il controllo dei
partiti dominanti finanziandoli . Non c'è un solo grande partito in Italia che
non sia sul libro paga di costruttori, industrie farmaceutiche, banche ecc. e
sono gli stessi poteri che dettano ai partiti l'agenda del programma e persino l'agenda
del dibattito pubblico.
Noi siamo per contrapporre
a questa dittatura dei capitalisti una repubblica dei lavoratori.
Siano i
lavoratori ai posti di comando, siano i lavoratori a decidere le grandi scelte
sull'economia sia sul piano nazionale che internazionale . E' evidente che
questa prospettiva anticapitalista potrà realizzarsi solo come portato di una
mobilitazione straordinaria e rivoluzionaria della classe lavoratrice, dei
precari e dei disoccupati .
Abbiamo scritto in calce “solo la rivoluzione cambia le cose“, questa
è la verità più profonda, il cuore della nostra proposta politica, del nostro
intervento, una rivoluzione che sappiamo è matura nelle condizioni storiche del
nostro tempo a fronte del fallimento del capitalismo, ma ancora immatura nel
livello di coscienza, nel livello di consapevolezza dei lavoratori. Ma questo
misura il senso e l'importanza del nostro partito e della nostra battaglia che
è quello di sviluppare in ogni lotta la consapevolezza delle classi subalterne
per portarle al livello della comprensione della necessità di una rivoluzione
sociale, di una grande ribellione sociale come l'unica possibile via di
liberazione dell'umanità da un capitalismo che non ha più niente da dare ma
solo da togliere alla maggioranza della società. Questo è il ruolo del nostro
partito e il senso della nostra presenza elettorale.
Roma 14.01.2013
domenica 20 gennaio 2013
ABBASSO L’UNIONE EUROPEA IMPERIALISTA DELL’AUSTERITÀ, DELLA DISOCCUPAZIONE, DEL RAZZISMO E DEL CANNIBALISMO SOCIALE! ABBASSO I GOVERNI MERKEL, MONTI, SAMARAS, RAJOY, E TUTTI I GOVERNI CAPITALISTI! TUTTO IL POTERE AI LAVORATORI! PER I GOVERNI DEI LAVORATORI E GLI STATI UNITI SOCIALISTI D’EUROPA!
Risoluzione del Segretariato Interna-zionale del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Interna-zionale
Risoluzione del Segretariato Internazionale del
Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale
(Atene
19 dicembre 2012)
ABBASSO
L’UNIONE EUROPEA IMPERIALISTA DELL’AUSTERITÀ, DELLA DISOCCUPAZIONE, DEL
RAZZISMO E DEL CANNIBALISMO SOCIALE!
ABBASSO I GOVERNI MERKEL, MONTI, SAMARAS, RAJOY, E TUTTI I GOVERNI
CAPITALISTI!
TUTTO IL POTERE AI LAVORATORI! PER I GOVERNI DEI LAVORATORI E GLI STATI
UNITI SOCIALISTI D’EUROPA!
L’Unione Europea e la sua Eurozona sono divenuti l’epicentro della peggiore crisi capitalista della storia esplosa più di cinque anni fa, a partire dal centro stesso del sistema mondiale, gli Stati Uniti.
Il tracollo del sistema finanziario mondiale, seguito
al collasso della Lehman Brothers, il precipitare mondiale in una Grande
Depressione, l’intervento senza precedenti, ma infruttuoso, dei governi e delle
banche centrali con l’iniezione di gigantesche dosi di liquidità per salvare le
banche, hanno portato all’esplosione della crisi del debito sovrano europeo,
prima spezzando il suo primo anello più debole, la Grecia, e ora diffondendosi
e minacciando di disintegrare l’intera eurozona e l’UE stessa.
L’interminabile serie di Summit dell’UE e di pacchetti
connessi con i Memoranda di feroci misure antipopolari ha completamente fallito
il compito non solo di porre termine alla “tragedia Greca” ma anche di
prevenire il tanto temuto “contagio” dell’Europa meridionale colpendo anche lo
zoccolo duro dell’UE, Francia e Germania. Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, ora
Spagna e Italia, la quarta e la terza più forte potenza economica dell’Europa
continentale sono sul punto di precipitare nel medesimo abisso con conseguenze
incalcolabili per l’intera economia europea e mondiale.
L’economia
UE, compresa la sua potenza industriale, la Germania, è entrata in una
recessione, che peggiorerà nel 2013.
CROLLO
INDUSTRIALE IN EUROPA
“Con la bassa marea si vede chi nuotava nudo”. La fine
della “bolla” finanziaria e la contrazione internazionale del credito, hanno
messo in evidenza il nucleo fondamentale della bancarotta capitalista: la
sovrapproduzione di capitali e di merci. Questo è il caso dell’Italia e della
Francia, dove l’industria automobilistica, dell’acciaio, e delle costruzioni e
varie altre, sono state costrette a chiudere stabilimenti, licenziare gli
operai in massa e anche mette in discussione la continuità di numerosi polpi
internazionali. La FIAT ed il suo indotto in Italia, Peugeot e Arcelor Mittal
in Francia, affrontano una situazione estrema, in cui si pone una
riorganizzazione completa di mezzo secolo di sviluppo industriale. In Francia,
solo negli ultimi tre anni hanno chiuso i battenti 900 fabbriche. Il peso del
settore industriale nel PIL è calato dal 25 al 13%. La nazionalizzazione
dell’industria è divenuto il centro del dibattito nazionale, che per il
capitale ed il governo Hollande costituisce una manovra per riscattare i polpi.
La stampa di gala, chiede che si proceda come ha fatto Obama con GM e AIG: iniettare
fondi in maniera massiccia nelle imprese in fallimento, per produrre una
riduzione del personale su larga scala e ridurre i salari. Il CRQI chiama tutta
l’avanguardia della classe operaia di Francia e Italia a lanciare una campagna
per l’esproprio senza indennizzo dei polpi dell’industria e preparare le
condizioni per un’occupazione generale delle imprese in funzione di questo
obbiettivo. Le illusioni “keynesiane” diffuse dal “socialismo” francese si sono
sciolte come neve al sole, di fronte alla prova che aggraverebbero la crisi
globale di sovrapproduzione e porterebbero ad una guerra commerciale senza
precedenti. Al contrario, un recente articolo di Wolfgang Münchau,
editorialista di primo piano del Financial Times, avverte che la cura di
austerità imposta da Monti, minaccia di portare l’Italia ad una disintegrazione
economica completa. Per Münchau, un ritiro dell’Italia dall’euro sarebbe un
“male minore”!
Il
progetto di “unione bancaria”, dare una soluzione unificata alla crisi
finanziaria dell’Europa, ha aperto un nuovo fronte di crisi. Il presidente
della Banca di Francia ha annunciato l’intenzione di spostare la centralità del
mercato finanziario di Londra, e l’inglese Cameron ha minacciato di portare la
Gran Bretagna fuori dall’UE. Dall’altra parte, l’intenzione di convertire la
BCE nell’autorità unica che decida nei casi delle crisi bancarie è naufragata,
di fronte alla resistenza delle banche centrali nazionali. Si dimostra ancora
una volta che il tentativo di risolvere in termini capitalisti la grande
questione storica dell’unità dell’Europa, è “un’utopia reazionaria”. La Grecia
è stata costretta a ricomprare il debito pubblico, che si trova, soprattutto,
nelle mani delle banche greche, con un utile del 200%, secondo il Financial
Times, per i titolari privati.
Forze
monetarie, fiscali, economiche, finanziarie, politiche e sociali centrifughe e
centripete, tendenze contraddittorie di disintegrazione ed integrazione stanno
mettendo da parte l’iniziale progetto dell’UE. Ogni mossa per promuovere
un’ulteriore integrazione, come l’unione bancaria e fiscale per fronteggiare
gli effetti disastrosi della frammentazione finanziaria e degli squilibri tra
gli Stati membri, produce più disintegrazione. Ciò alimenta tutti gli
antagonismi nazionali ed imperialisti: tra Germania e il blocco nordista con i
paesi dell’Europa meridionale; tra la Germania e la Francia; tra la Gran
Bretagna e le potenze dell’Europa continentale ecc. Ciò sta intensificando il
processo di disintegrazione. Il ruolo egemone della Germania, ed il suo
tentativo di imporre il suo selvaggio Ordo-liberalismus in una “Germania
Europa” integrata, dominante su una serie di Protettorati UE senza alcuna traccia
di sovranità economica si scontra con gli interessi imperialistici nazionali,
con la forte resistenza popolare ed operaia, così come con i limiti storici del
capitalismo tedesco stesso. La Germania è più potente di ogni altro paese
europeo ma più debole degli altri paesi europei presi insieme. La sua economia
orientata all’esportazione è seriamente colpita dalla contrazione della domanda
in Europa e nel mercato mondiale, compresa la Cina. Una rottura dell’Eurozona o
un ritorno al marco tedesco avrebbero effetti disastrosi per il capitalismo
tedesco.
Più di vent’anni dopo l’implosione dell’Unione
Sovietica e la svolta della restaurazione capitalista dell’Europa dell’Est e
della Cina, assistiamo alla disintegrazione del blocco imperialista che avevano
creato i capitalisti europei, intorno all’asse franco-tedesco, sulla base del
trattato di Maastricht e del lancio di un’eurovaluta comune, per
“l’integrazione” degli ex stati operai nel mondo capitalista. Mentre aspettano
una via d’uscita per il capitalismo in declino, si è aperto un nuovo capitolo
della crisi del capitalismo mondiale.
LA CINA
Lo stimolo fiscale gigantesco che la Cina ha applicato
nel 2008 – 25% del PIL – non solo si è esaurito come fattore di riattivazione,
ma soprattutto ha aumentato l’eccesso di capacità industriale del paese e generato
una speculazione immobiliare dalle dimensioni e dalle caratteristiche della
“bolla” che ha prodotto la crisi dei mutui ipotecari negli Stati Uniti. La
crisi industriale in Europa è legata alla contrazione della domanda cinese, che
si manifesta anche nell’importazione di minerali, che ha colpito in maniera
molto forte anche il Brasile. La Cina è sotto la pressione di una grave crisi
sociale, come conseguenza della transizione dall’economia agraria a quella
industriale, con i metodi dell’esproprio dei contadini e dello sfruttamento dei
lavoratori senza alcun genere di protezione giuridica. La lotta dei lavoratori
percorre tutta la sua vasta geografia; si sta formando, con ritmi diversi, un
movimento operaio indipendente dallo Stato e dalla burocrazia. L’esperienza
della Comune di Wukan, che ha resistito agli espropri dei contadini e
all’assedio della polizia, per concludere con una elezione relativamente libera
dalle autorità è una metafora della tendenza alla rivoluzione politica e
sociale in Cina.
Il CRQI
sottolinea l’importanza delle rivendicazioni del lavoro in Cina; mette in
evidenza la necessità di combattere l’esproprio dei contadini mediante i metodi
della rivoluzione politica che rovescino le autorità locali e stabiliscano
comuni popolari; e chiama ad appoggiare la formazione di un movimento operaio
indipendente attraverso una forte mobilitazione della solidarietà
internazionale.
MEDIORIENTE
Alle porte dell’Europa ed in interazione con la sua
crisi c’è la crisi del mondo arabo. In Egitto la sollevazione recente contro il tentativo
del governo Morsi di imporre una Costituzione ristretta e reazionaria, ha
aperto una nuova fase della rivoluzione, che mette a nudo i limiti
dell’islamismo nel controllare le masse. Si tratta di un dato esplosivo, poiché
i Fratelli Musulmani appaiono come la pietra angolare per tutti i movimenti di
resistenza, gli shock, le crisi e le guerre civili nel mondo arabo. I Fratelli
Musulmani, hanno sostenuto, in Egitto, un governo di compromesso con l’apparato
di Mubarak, hanno il sostegno della classe capitalista e si sono trasformati
nello strumento dell’imperialismo. Nel paese che è stato il punto di partenza
della rivoluzione araba, la Tunisia, si estende ora la protesta operaia contro
il governo provvisorio islamista del Partito Ennahda. L’accordo tra i Fratelli
Musulmani e l’FMI, per la rimozione dei sussidi al consumo e dirigere le
risorse statali verso la borghesia locale, hanno reso la crisi economica
esplosiva, al punto che si sono visti costretti a ritardare la loro
applicazione di alcune settimane, di fronte al pericolo di un’insurrezione
nazionale.
Il
CRQI sostiene la lotta del popolo egiziano per la convocazione di un’Assemblea
Costituente libera e sovrana; sottolineiamo l’importanza della classe operaia
nelle rivoluzione egiziana e concludiamo che la vittoria della rivoluzione
democratica sarà possibile solamente, in un processo di rivoluzione permanente,
attraverso un governo operaio sostenuto dai poveri delle città e dai contadini
poveri.
Il
CRQI fa appello alle masse popolari della regione così come alla classe operaia
dei paesi imperialisti dell’Europa e dell’America a opporsi in maniera
intransigente agli interventi politico militari di USA, UE, e dell’imperialismo
sionista, della Turchia, dell’Arabia Saudita e del Qatar per assumere il
controllo della rivolta popolare in Siria. Fa appello ad un movimento popolare
rivoluzionario contro la tirannia di Assad politicamente indipendente
dall’imperialismo e dalla reazione locale. Facciamo appello alla lotta contro
tutti i tentativi reazionari di approfondire le divisioni etniche e settarie,
in particolare il contrasto sunnita-scita, così come contro la preparazione di
una guerra di aggressione sionista contro l’Iran. Noi lottiamo per sconfiggere
tutti questi interventi e macchinazioni, il cui obiettivo è ristabilire il
controllo imperialista sull’intero Medio Oriente sconfiggendo la rivoluzione
araba i corso.
Il
CRQI condanna la nuova aggressione sionista contro il popolo palestinese di
Gaza sotto costante assedio, e saluta la valorosa resistenza del combattenti
palestinesi. Appena l’intera struttura geopolitica, politica e sociale del
Medio Oriente è stata drammaticamente modificata dall’eruzione della Primavera
Araba rivoluzionaria, lo Stato sionista isolato è precipitato in una profonda
crisi. L’estensione dei nuovi insediamenti nella West Bank ed a Gerusalemme Est
decisa dal regime di Netanyahu non è un atto di consolidamento ma piuttosto una
fuga in avanti in preda al panico. Tuttavia, dimostra l’impossibilità della
cosiddetta “soluzione dei due stati”, e da ragione alla sola via d’uscita
progressiva da questa trappola sanguinosa per i palestinesi e gli ebrei: la
necessità storica di una Palestina unita, laica e socialista, dove il diritto
al ritorno alle proprie case di tutti i rifugiati palestinesi sia garantito e
dove le popolazioni arabe palestinesi ed arabe possano vivere in pace ed
eguaglianza. Come non mai è attuale il compito di una lotta per la costituzione
di una Federazione Socialista di tutti i popoli del Medio Oriente, compreso il
popolo Curdo, con la piena garanzia dei proprio diritto di autodeterminazione
nazionale.
AMERICA
LATINA
L’America
Latina ed i suoi governi nazionalisti non rappresentano un “modello
alternativo” che eviti la crisi o una via d’uscita da essa. L’America Latina
non è stata risparmiata dalla crisi globale, come hanno reso evidente le
recessioni del 2008-2009; i suoi governi (Messico, Brasile, Perù) hanno dovuto
essere riscattati dalla Federal Reserve, o dalla Banca di Cina (nel caso
dell’Argentina). Dopo il salvataggio, in America Latina, come in altre regioni
della periferia capitalista, la crisi capitalista si manifesta in maniera
contraddittoria, perché contrariamente a ciò che accadde nella crisi degli anni
’30, al posto di una crisi agraria passa attraverso un “boa” dei prezzi e delle
esportazioni delle materie prime. È la conseguenza della comparsa della Cina
nel mercato mondiale e dell’uso delle materie prime dell’agricoltura per
produrre biocombustibili con i sussidi statali. L’enorme rendita fondiaria
generata da questo processo, non è servita, tuttavia, all’industrializzazione
locale, ma per venire in soccorso del capitale fallito delle metropoli,
mediante la fuga di capitali. D’altra parte, ha lasciato esposta la produzione
industriale alla concorrenza straniera: ovunque è crollata la partecipazione
dell’industria al PIL. In definitiva, nella forma transitoria di un incremento
della produzione globale e del commercio, si è accentuato il parassitismo delle
economie sottosviluppate. Le borghesie nazionali hanno letteralmente sprecato
le opportunità offertegli dalla crisi mondiale per sviluppare le forze produttive
interne; perché avrebbero dovuto, come primo passo, nazionalizzare il sistema
bancario ed il commercio estero, e promuovere una rivoluzione agraria e l’unità
dell’America Latina. Gli investimenti non crescono, ed il consumo interno è
guidato da una crescente ipoteca sulle famiglie. Il Mercosur è retrocesso;
l’inflazione in dollari è cresciuta come conseguenza dell’impatto
dell’emissione monetaria della Federal Reserve e della svalutazione del
dollaro. Sono falliti i due principali progetti di integrazione – il gasdotto
continentale e il Banco del Sur. I primi sintomi di recessione della domanda
cinese stanno configurando le condizioni di una nuova crisi finanziaria.
Il ciclo dei governi nazionalisti latinoamericani si
sta esaurendo. Si succedono gli scioperi e le ribellioni giovanili lungo
l’America Latina. Il recente sciopero generale in Argentina, segnala un
processo di rottura della classe operaia con il governo kirchnerista. Il
processo per corruzione del PT del Brasile è l’ultimo colpo su un partito che
ha portato il Brasile ad un maggiore coinvolgimento con il capitale finanziario
internazionale. I limiti dei cosiddetti partiti dei lavoratori (partiti operai
centristi), come nel caso del PT, sono stati messi a nudo da molto tempo, in
quanto mezzi per l’indipendenza di classe, e hanno reso evidente il loro ruolo
confusionista e controrivoluzionario. Il CRQI dichiara che l’unità dell’America
Latina sarà possibile solamente attraverso la rivoluzione sociale. Facciamo
appello ad opporre al nazionalismo borghese l’indipendenza politica del
proletariato mediante la fusione della sinistra rivoluzionaria e del movimento
operaio che si emancipa dalla burocrazia sindacale. L’ascesa del Frente de
Izquierda y de los Trabajadores in Argentina dimostra la possibilità della
sinistra rivoluzionaria di penetrare tra le masse, compreso durante gli eventi
elettorali. Non si tratta, tuttavia, soltanto di una tattica frontista: è la
conseguenza e lo sviluppo sistematico di una politica di costruzione di un
partito rivoluzionario da parte del Partido Obrero de Argentina.
CRISI
E CRISI DI POTERE
Il
processo di disintegrazione dell’UE ha sfatato il mito di un
“ultra-imperialismo” di tipo europeo che superasse gli stati nazione e le loro
frontiere. Al contrario, gli stati nazionali europei si stanno scontrando gli
uno con gli altri, e alcuni di loro affrontano tendenze centrifughe
nazionaliste e separatiste, dalla Scozia ai Paesi Baschi alla Catalogna, dove
esistono problemi storici irrisolti e legittime richieste del diritto
all’autodeterminazione nazionale.
L’UE,
strumento dell’imperialismo europeo e del grande capitale, non può essere
riformato o convertito in una “Europa sociale” a beneficio dei lavoratori e dei
popoli d’Europa. Deve essere distrutta prima che ci sommerga nelle rovine della
sua bancarotta. Ma rompendo la prigione dell’UE, la soluzione non è il ritorno
alla camicia di forza dello stato capitalista nazionale in bancarotta bensì
lottare per una prospettiva internazionalista alternativa: la comune lotta di
tutti i lavoratori e gli oppressi d’Europa per un’unificazione socialista del
Continente, gli Stati Socialisti Uniti d’Europa, Russia compresa.
L’UE sta agonizzando in un’impasse. Il circolo vizioso
di debito – austerità - recessione - e maggiore debito produce eserciti di
milioni di disoccupati mentre il resto della popolazione è sotto il giogo di
forme più sfruttatrici di lavoro precario in condizioni di quasi servaggio. Il
panorama sociale europeo è devastato. La giovane generazione è condannata ad
una disoccupazione permanente. Salute ed educazione stanno andando i rovina. Vi
sono sfratti innumerevoli (dalle case comprate con i mutui durante la bolla
immobiliare speculativa) che producono una massa di nuovi senza casa e di nuovi
poveri. L’austerità draconiana e la precarietà del lavoro riducono
selvaggiamente salari e pensioni. La repressione statale si intensifica. La
persecuzione razzista degli immigrati e di tutte le minoranze diviene sempre
più brutale. Le gang fasciste proliferano. Le truppe d’assalto della Nazista
“Alba Dorata”, che in Grecia agiscono sistematicamente contro comunità
immigrate, ebrei, Rom, omosessuali, organizzazioni e persone di sinistra, sono
un nuovo elemento nella politica europea, non una replica del tipo di estrema
destra del Front National di Le Pen. È un segnale d’allarme per tutta l’Europa
poiché sfruttano la disperazione sociale prodotta dalla decomposizione sociale,
sono finanziati dai grandi capitalisti, sponsorizzati dai media convenzionali
borghesi, e agiscono sotto la protezione di uno stato capitalista, nelle
condizioni di un permanente “Stato di eccezione”, cercando di controllare una
crescente popolazione impoverita, rabbiosa, indignata, in altre parole,
incontrollabile da parte di un sistema parlamentare borghese screditato.
I governi borghesi, sia quelli eletti di recente come
il governo Samaras in Grecia, ed il governo Rajoy in Spagna, o quelli
“tecnocratici” come il precedente governo Papadimos in Grecia o il governo
Monti in Italia hanno fallito.
La costituzione a novembre 2011, di questi governi
“tecnocratici” non eletti, arbitrariamente imposti dall’UE è una chiara
manifestazione del declino della democrazia parlamentare borghese e dell’aperta
dichiarazione dello “Stato di eccezione”. Il tentativo dell’UE e della classe
dominante greca di mantenere al potere il governo Papadimos e rinviare le
elezioni indefinitamente, “fino al completamento del suo lavoro, l’attuazione
del Memorandum sottoscritto con la troika” ha fatto fiasco perché le resistenze
sociali minacciavano di disintegrazione i partiti che sostenevano questo
governo. Infine, le elezioni anticipate del maggio 2012 divennero inevitabili,
e durante quelle stesse inconcludenti elezioni, così come nelle elezioni del
giugno 2012, il sistema politico bipartisan dei due partiti borghesi che hanno
governato la Grecia dal 1974, Nuova Democrazia e il PASOK, si è disintegrato,
il terzo partner del governo Papadimos, il LAOS di estrema destra si è
polverizzato. Da queste elezioni e dalle rovine dei precedenti partiti
dominanti, la maggior parte delle masse si è spostata a sinistra, catapultando
la piccola coalizione riformista di sinistra Syriza alla posizione di
Opposizione Ufficiale; ma, d’altra parte, un'altra parte dell’elettorato ha
contribuito alla minacciosa ascesa della Nazista “Alba Dorata”.
In
Italia l’omologo di Papadimos, Monti, e il suo “governo tecnocratico” hanno
espresso la decomposizione della Seconda Repubblica italiana ma non hanno
offerto alcuna soluzione al deteriorarsi della crisi economica, politica e
finanziaria.
Le crisi di regime esplodono in tutta Europa partendo
dal suo Sud, dalla Grecia in rivolta contro l’odiata troika e i suoi
servizievoli governi, alla Spagna di Rajoy in tumulto.
Si
è aperto, su scala continentale, un periodo transitorio di convulsioni sociali,
crisi politiche di regime, scontri di classe, urti con la repressione statale,
così come con una crescente Estrema Destra, comprese le truppe d’assalto
fasciste, di emergenza di situazioni pre-rivoluzionarie e rivoluzionarie dove
la questione del potere si pone obiettivamente, così come l’attualità di una
lotta per dei governi dei lavoratori. La crisi è divenuta una crisi del potere
politico.
La recente ascesa elettorale della Sinistra – Syriza
in Grecia, Bildu nei Paesi Baschi, Esquera Republicana e CUP in Catalogna e
altri- manifestano senza dubbio una svolta della masse popolari alla ricerca di
una fine alle loro condizioni disastrose portando la Sinistra stessa al governo.
Sfortunatamente, diverse tendenze di sinistra traggono
conclusioni opportuniste dall’esperienza greca. Prendiamo come esempio il caso
del Bloco de Esquerda de Portugal, che ha concepito la parola d’ordine del
Governo di Sinistra in un senso puramente elettorale e parlamentare ed in
funzione di un programma che difende l’Unione Europea. Se in Grecia tale parola
d’ordine ha acquisito notorietà e forza, lo è stato perché era utilizzata dalle
masse per distruggere i partiti tradizionali e porre al primo punto dell’agenda
la deroga al memorandum di austerità. Il Bloco de Esquerda, invece, ha votato
nel parlamento portoghese il piano della troika per la Grecia.
GRECIA
Più le masse popolari volgono a sinistra più i partiti
di sinistra avvicinandosi al potere attraverso le elezioni si spostano a
destra. L’esperienza della Grecia è su questo punto molto chiara.
Sei mesi dopo le elezioni del giugno 2012, il governo
di coalizione dei tre partiti pro memorandum, Nuova Democrazia- PASOK- DIMAR
mostra sintomi di esaurimento e disintegrazione, espressi dall’espulsione di
deputati e da spaccature di ogni genere. Le resistenze sociali stanno crescendo
poiché la depressione raggiunge i livelli della Grande Depressione degli anni
’30 negli USA ed i servizi sociali, in particolare la sanità e l’istruzione
sono in rovina. Ci sono nuovi Scioperi generali e mobilitazioni di massa (il 26
Settembre, il 6/7 Novembre, il 17 novembre, il 6 dicembre), scioperi ed
occupazioni di edifici pubblici contro i licenziamenti dei dipendenti pubblici,
scioperi nella sanità e nell’istruzione, mobilitazioni contro la chiusura delle
fabbriche come quella metallurgica BIOME a Salonicco, molteplici attività di
autorganizzazione di reti sociali di solidarietà, assemblee popolari di
quartiere, attività antifasciste ecc. si discute di nuove elezioni anticipate
la prossima primavera, dove, come mostrano i sondaggi, Syriza giungerà al primo
posto, insieme alla prospettiva di un governo della Sinistra.
Syriza si è spostata negli ultimi mesi ancora più a
destra. I “pragmatisti” della sua leadership non solo dichiarano continuamente
di avere fiducia nell’UE e nell’Euro ma anche che ritengono che la parola
d’ordine del ritiro dalla NATO non è “opportuno”, nel recente conflitto tra
l’FMI e l’UE sulla sostenibilità del debito greco, sostengono l’FMI. Mentre
negli ultimi anni si è costituita un’alleanza tra Atene-Nicosia-Tel Aviv per lo
sfruttamento comune dei giacimenti di petrolio-gas nella “Zona di Sfruttamento
Esclusivo” del Mediterraneo orientale, il presidente di Syriza Tsipras è
ufficialmente ed emblematicamente per la continuità di una tale alleanza, si è
incontrato con il presidente sionista di Israele Shimon Peres in visita in
Grecia. Il nuovo programma di Syriza, sebbene rifiuti il Memorandum, accetta
nuovi negoziati sul debito estero, e un “Audit” per cancellare la sua parte
“illegittima”, non la cancellazione dell’intero debito in sé. Inoltre, Tsipras
promuove uno schema utopico totalmente reazionario per “una soluzione della
crisi del debito sovrano greco ed europeo” sulla falsariga degli accordi post
bellici del 1953 per risolvere la questione dei debiti con la Germania e per
lanciare un nuovo “Piano Marshal” in Europa – ignorando completamente la
distanza abissale che separa l’oggi dalle condizioni storiche degli anni ’50…
L’attuale crisi capitalista mondiale senza precedenti
distrugge questi illusori falsi schemi riformisti. Si pone sempre la questione
vitale: quale forza sociale, basata su quali alleanze sociali può prendere il
potere e aprire la via d’uscita dall’impasse storico?
Quelli che stanno “sopra” non possono più governare
come prima poiché le elite dominanti capitaliste degli speculatori finanziari,
dei banchieri, industriali, armatori e il loro personale politico non possono
offrire alcuna soluzione al peggioramento della devastazione sociale delle
masse ma solo maggiore devastazione. Non il popolo ma loro devono pagare per la
bancarotta del loro sistema sociale di sfruttamento.
Quelli che stanno “in basso”, lavoratori disoccupati e
occupati, pensionati, gli strati popolari impoveriti delle città e delle
campagne, e, primi fra tutti, una giovane generazione condannata dalla
bancarotta capitalista, non possono più accettare di essere governati dai loro
distruttori. Sono sempre più nelle mobilitazioni quelli che hanno una spiccata
tendenza alla rivolta sociale. Solo quelli che stanno in basso, sia attraverso
la propria autorganizzazione nei propri organi di lotta come le Assemblee
Popolari, le Reti Sociali di Solidarietà, le Squadre di Difesa Operaie, ecc,
cosi come le vecchie e nuove organizzazioni sindacali, con una propria
mobilitazione su un programma di rivendicazioni transitorie, e la prospettiva
della conquista del potere e della riorganizzazione dell’economia su nuove basi
sociali secondo i bisogni sociali della grande maggioranza e non dei profitti
di una minuscola minoranza di capitalisti, può fornire una reale via d’uscita
dalla catastrofe sociale.
Un Fronte Unico d’azione degli sfruttati, degli
oppressi, e delle loro organizzazioni è urgentemente necessario. Il ruolo
attivo di un’organizzazione politica di lotta dell’avanguardia rivoluzionaria
della classe lavoratrice in questo processo è cruciale e la sua costruzione non
può essere rinviata ad un altro momento.
PER UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE
Il
Comitato di Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale
(CRFI) si rivolge a tutti i lavoratori in lotta ed alle organizzazioni popolari
e le collettività in Europa impegnate nelle lotte sociali, in particolare alle
loro avanguardie, cosi come alle forze della sinistra rivoluzionaria e lancia
l’appello per una Conferenza Internazionale sulla crisi in Europa per discutere
un Programma di Emergenza per resistere e sconfiggere la catastrofe sociale e
un piano di azioni comuni non controllate e libere dai “soliti” apparati
burocratici di controllo, e la costruzione di una nuova leadership
rivoluzionaria urgentemente necessaria.
Il CRFI a rispondere all’attacco degli usurai
internazionali, alla dittatura dei “mercati”, delle banche e del capitale
finanziario, attraverso la cancellazione di TUTTO il debito pubblico che rapina
e manda in rovina la vita di milioni di persone, e per l’esproprio delle banche
sotto controllo dei lavoratori.
Tutti
i piani di “austerità” da cannibalismo sociale imposti dall’UE, dalla BCE,
dall’FMI e dai governi capitalisti devono essere immediatamente arrestati. I
capitalisti devono pagare per la crisi del loro sistema di sfruttamento, non
gli sfruttati! Dobbiamo lottare per reintegrare i salari, le pensioni, ed i
diritti sociali del popolo lavoratore secondo i bisogni sociali, non per il
profitto di pochi.
Contro la disoccupazione di massa, chiamiamo alla
lotta per impedire i licenziamenti, per la distribuzione delle ore di lavoro
tra tutti i lavoratori. Lavori pubblici di costruzione di infrastrutture, che
sono in ogni caso vitali e urgentemente necessari, devono essere sviluppati per
creare nuovi posti di lavoro.
I
baroni della grande industria minacciano continuamente i lavoratori che o
accettano maggiori tagli dei salari e dei posti di lavoro o chiuderanno o
“de-localizzeranno” le proprie fabbriche all’estero; la nostra risposta dovrà
essere l’occupazione di tutte le fabbriche che chiudono o licenziano in massa i
lavoratori, per espropriarle, senza indennizzi, continuando a farle funzionare
sotto il controllo e la gestione dei lavoratori.
Il CRFI fa appello ad una lotta risoluta contro il
fascismo, il razzismo e la discriminazione di tutte le minoranze! Difende gli
immigrati e tutte le comunità di oppressi! Eguali diritti per tutti i
lavoratori, indipendentemente dal colore, dall’origine etnica o dalla
religione! I lavoratori ed i movimenti popolari devono organizzare Guardie
Operaie di Difesa contro le bande fasciste e la repressione statale.
Per
lo smantellamento dell’apparato statale borghese di repressione, della NATO e
delle basi e alleanze militari imperialiste - piena solidarietà a tutte le
lotte antimperialiste delle nazioni oppresse in Africa, Medio Oriente, Asia e
America Latina!
Per
ogni rivendicazione immediata vitale della classe lavoratrice e delle masse
popolari, il nostro grido di battaglia dovrà essere:
Abbasso tutti i governi capitalisti! Per i governi dei
lavoratori e il potere dei lavoratori!
Abbasso l’Unione Europea degli imperialisti! Per gli
Stati Socialisti Uniti d’Europa!
Atene,
19 dicembre 2012
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