Il significato della nostra
presenza elettorale ha un senso all’interno dello sfondo politico nazionale e
internazionale del nostro tempo. Ci troviamo di fronte alla più grande
aggressione contro il mondo del lavoro dell'intero dopoguerra, ci troviamo di fronte
alla più profonda crisi del capitalismo degli ultimi 80 anni. Tutte le fantasie,
le leggende che sono prosperate nell'89 attorno ad un futuro radioso
dell'umanità sotto il segno del capitalismo, vent'anni dopo sono state
stracciate dall'esperienza dei fatti e dall'esperienza di una grande catastrofe
sociale in tutto l'occidente capitalistico, in particolare in Italia e in Europa.
La rappresentazione dell'Unione Europea come culla del progresso, del possibile
compromesso sociale tra capitale e lavoro, illusione che è stata propagandata
ampiamente anche all'interno della sinistra e non solo è anch'essa smentita
dall'esperienza drammatica dei fatti.
In tutta Europa, quali che
siano i governi, avanzano le stesse politiche di precarizzazione del lavoro, di
distruzione progressiva dei contratti nazionali di lavoro, di smantellamento
dei diritti e delle conquiste fatte dalle generazioni del dopoguerra, di smantellamento
delle pensioni, della sanità, della scuola, per pagare il debito pubblico alle
banche. Questo è il programma unico del capitalismo europeo, l'unico elemento
di unione è l'unione dei capitalisti, dei banchieri e delle classi dirigenti
europee contro i lavoratori nei diversi paesi. Il governo Monti in Italia non è
stato altro che il gestore, l'esecutore al massimo livello, nel momento di
massima crisi del capitalismo italiano, di questa offensiva devastante contro
il lavoro, con l'appoggio e l'assenso di tutti i partiti dominanti. In questo
quadro ha un importanza centrale la presenza di una sinistra di classe legata
alla tradizione e agli interessi del movimento operaio e basata su un programma
anticapitalista . Questo è il senso della nostra presenza . Altre sinistre
hanno fatto scelte diverse, SEL ha scelto di coalizzarsi col PD, grande
sostenitore del governo Monti contro il lavoro e le pensioni, l'ha fatto
intorno ad una carta d'intenti che vincola il futuro eventuale governo Bersani-Vendola
a continuare le politiche di austerità contro i lavoratori e le prestazioni
sociali. Le altre sinistre, cosi dette
radicali, reduci da esperienze di governo in cui votarono al servizio degli
industriali e delle banche misure pesanti contro il lavoro in termini di
precarizzazione, scelgono oggi di nascondersi nell'arancione delle procure
sotto la direzione dei magistrati, alleandosi con Di Pietro, lontano anni luce
dalle tradizioni della sinistra e affossatore della commissione d'inchiesta sui
fatti di Genova (scuola Diaz) 2001 sulla base di un programma che rimuove la
centralità della questione sociale (detassazione delle imprese e dei profittti)
e dentro una prospettiva politica di ricomposizione con il centrosinistra che
Ingroia e Di Pietro rivendicano.
Noi ci chiamiamo fuori e
contro queste scelte e ci chiamiamo fuori anche da ogni forma di suggestione
populista alla Grillo. Quando l'anno passato denunciammo soli e controcorrente
tutti gli equivoci reazionari del grillismo venivamo visti a sinistra come un
soggetto estremo.
I fatti ancora una volta ci
hanno dato ragione, le dichiarazioni di apertura a Casa Pound, la
rivendicazione pubblica di Grillo sull'abolizione dei sindacati come roba da
800, per di più in un momento di aggressione contro il mondo del lavoro , non sono
svarioni di un comico guru, per altro milionario, sono la prova della natura
reazionaria del M5S, non un alleato incompiuto ma un avversario dei diritti .
Il movimento grillino che denuncia i partiti e la rapina del ceto politico ma
tace sulla rapina sociale degli industriali e dei banchieri contro i lavoratori
e la popolazione povera, diventa un elemento di copertura, sia pure indiretta,
di questa offensiva, diventa un canale di dirottamento della rabbia popolare
verso obiettivi secondari, risparmiando l'essenziale e cioè il potere delle
classi dirigenti di questo paese con lo stesso identico ruolo che svolse il
populismo leghista 20 anni fa, nel passaggio dalla prima alla seconda
repubblica. Noi sinistra di classe e anticapitalista basiamo la nostra politica
e il nostro programma sull'aperta contrapposizione alle classi dirigenti del
capitalismo italiano ed internazionale, noi avanziamo un programma
specularmente opposto all'agenda del capitalismo, tanto per intendersi all'Agenda
Monti . Tutti i partiti che sgomitano l’uno contro l'altro nella campagna
elettorale in passaggi di cabaret, non solo sono quelli che tutti insieme hanno
sostenuto, e non solo nell'ultimo anno, le peggiori misure contro i lavoratori,
i giovani, i pensionati e contro i diritti , ma sono anche quelli che si sono
già assunti un impegno comune per un programma futuro, non dei prossimi due
anni, ma per i prossimi decenni che si chiama Fiscal Compact, che è l'impegno a
dimezzare il debito pubblico sul PIL dal 120 al 60 %, il che significa ogni
anno finanziarie da 40 a 50 miliardi al netto del pagamento degli interessi
alle banche sul debito pubblico. Un programma lacrime e sangue sul quale non a
caso i probabili vincitori ed eventualmente il suo alleato Monti, rassicurano i
poteri forti, le classi dirigenti europee, con viaggi internazionali in cui
dicono: “tranquilli, questo sarà il programma lacrime sangue su cui noi ci
siamo solennemente impegnati”. Poi c'è il teatrino della campagna elettorale in
cui tutti fanno finta di non conoscersi, di non sapere cosa hanno votato fino a
ieri e cercano di contendersi il raggiro della povera gente e dei lavoratori .
La verità è che la loro campagna elettorale non ha come posta in gioco questo o
quell'altro programma, perché il programma è comune, la loro campagna
elettorale ha come posta in gioco chi guiderà quel programma, chi capitanerà
l'offensiva del fiscal compact contro i lavoratori, chi sarà il capo del
governo, quale sarà la composizione dello stesso ecc. . Questa è la posta in
gioco, ma appunto nella comune gestione di un comune programma, di una comune
offensiva. Noi ci collochiamo all'esatto opposto, agli antipodi di classe di
questa offensiva e di questo programma e avanziamo nella campagna elettorale e
non solo, una proposta di opposizione sociale, di ribellione radicale contro le
classi dirigenti del paese. Ma avanziamo anche una proposta programmatica che
parte dalle emergenze sociali drammatiche dei lavoratori, dei precari, dei
disoccupati, per dare loro l'unica traduzione alternativa possibile, che è una
traduzione anticapitalistica . Il programma che abbiamo presentato è un
programma che riassume il senso complessivo della nostra proposta. C'è una
drammatica emergenza che si chiama lavoro, c'è la necessità di bloccare i
licenziamenti, è possibile bloccarli se si procede alla nazionalizzazione delle
aziende che licenziano, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il
controllo degli operai. Abbiamo centinaia di aziende che hanno preso fior fiore
di soldi pubblici per decenni dallo stato, che sono stati usati non per creare
lavoro ma per distruggere il lavoro, per colpire i diritti sindacali o
addirittura, nel caso dell'Ilva, avvelenare gli operai. Noi rivendichiamo la
nazionalizzazione, l'esproprio di queste aziende, come decisione decisiva per
proteggere il lavoro ed eventualmente ripartire il lavoro, riorganizzare, riconvertire
la produzione e per risparmiare un bel pò di trasferimenti di soldi pubblici a
vantaggio delle prestazioni sociali e i diritti dei lavoratori. Esiste un'altra
esigenza che è quella di cancellare la precarietà che segna oggi le condizioni
di vita e di lavoro di un intera generazione ed è possibile cancellare la
precarietà solo procedendo alla cancellazione di tutte le leggi di
precarizzazione che sono state varate dai governi di centrosinistra e di centrodestra
negli ultimi vent'anni, procedendo all'assunzione a tempo pieno e indeterminato
di tutti i lavoratori oggi precari.
C'è poi l'esigenza di dare
lavoro e dare lavoro significa due cose fondamentalmente, ripartire il lavoro
che c'è, che deve essere ripartito fra tutti in modo che nessuno ne sia privato
e questo significa la riduzione
dell'orario a parità di salario fino 30/32 ore, una rivendicazione storica del
movimento operaio sopratutto a fronte del tentativo padronale di allungare
sempre più l'orario di lavoro.
Dare lavoro significa anche
fare un piano di nuovo lavoro in opere sociali di pubblica utilità in settori
fondamentali, un grande cantiere di rinascita delle condizioni sociali e
materiali di vita che parta dal risanamento dell'ambiente, del territorio, la
riparazione della rete idrica, il riassetto di un sistema di trasporto, lo
sviluppo di edilizia popolare e di edilizia scolastica, un piano di lavoro che
potrebbe dare occupazione qualificata e socialmente utile a milioni di
lavoratori. L'obbiezione sarà: tutto questo ha un costo . Noi diciamo che basta
finanziarlo con l'abolizione degli sprechi veri che non sono la scuola, la
sanità e le pensioni, ma sono le varie infinite forme di assistenza pubblica al
capitale, al suo profitto, al suo parassitismo finanziario. Nel nostro
programma avanziamo tutte le voci di possibile finanziamento di queste spese,
non solo un intervento ordinario o straordinario sui grandi patrimoni e le
ricchezze, ma ad esempio una soppressione dei trasferimenti pubblici alle
imprese private che ammontano a decine di miliardi in ogni finanziaria , l’abbattimento
delle spese militari che ammontano a 25 miliardi annui, la cancellazione dei
privilegi clericali che ammontano dai 4 ai 9 miliardi annui a seconda delle stime.
C'è un vasto dibattito su quanto costa la politica, noi ci chiediamo anche
quanto costa la chiesa agli italiani, 4 miliardi di euro attraverso la truffa
dell'otto per mille, il pagamento degli insegnanti di religione, il finanziamento
a scuole private e cliniche private, l'equivalente, in pratica, della rapina
dell'IMU sulla prima casa.
Stato sociale e debito
pubblico: noi abbiamo una spoliazione permanente di stipendi, pensioni, sanità,
scuola, diritti, per pagare ogni anno 85 miliardi di interessi alle banche
grandi acquirenti dei titoli di stato. Altre decine di miliardi vanno al fondo
salva stati europeo a protezione dell'interesse delle banche (sopratutto
francesi e tedesche), altri 70 miliardi d'interessi versati alle banche sul
debito degli enti locali che si sono indebitati grazie al taglio dei trasferimenti
dallo stato avvenuti sotto governi di centrodestra e centrosinistra, un enorme
parassitismo finanziario che opprime la società e che comporta il trascinamento
di sacrifici insopportabili.
Si possono salvaguardare
pensioni, sanità, scuola a una sola condizione, abolire il debito pubblico alle
banche nazionalizzando il sistema bancario e concentrandolo in un unica banca
pubblica sotto controllo sociale, che sarebbe un colpo all'evasione fiscale di
cui le banche sono il principale canale di tramite e di garanzia e un colpo non
irrilevante alla criminalità organizzata che usa le banche come lavanderia di
denaro criminale .
Queste sono le misure
fondamentali se si vogliono liberare risorse nuove e consistenti a vantaggio
della protezione sociale e del sistema di sicurezza sociale .
E' evidente che sono misure
totalmente incompatibili con la struttura capitalistica della società, con le
leggi del mercato, con il dominio del profitto , con la natura dell'Unione Europea
dei capitalisti e delle banche , per questo il nostro programma non può essere
realizzato da un governo ordinario ne potrà essere realizzato per via di una
pressione dal basso di movimenti o proteste popolari. Questo programma può
essere realizzato esclusivamente da un governo dei lavoratori, cioè da un
governo basato sulla forza del mondo del lavoro, sull'organizzazione del mondo
del lavoro che trasferisca nelle mani dei lavoratori le redini della società e
utilizzi la forza e il potere dei lavoratori come strumento di riorganizzazione
della società su basi socialiste in una prospettiva di una Europa socialista e
degli stati socialisti d'Europa .
Lo diciamo chiaramente nel
programma, noi rivendichiamo la repubblica dei lavoratori in contrapposizione
alla repubblica dei capitalisti .
Siamo l'unica sinistra che
con un linguaggio di verità dice che in Italia non c'è la sovranità
democratica. In Italia c'è la dittatura degli industriali e dei banchieri, come
in qualsiasi paese a democrazia borghese , non governa la maggioranza,
governano gli industriali e le banche, i poteri forti che sono i poteri che
concentrano nelle proprie mani tutte le leve di comando sul terreno
dell'economia, che sono i poteri che hanno nelle proprie mani il controllo dei
partiti dominanti finanziandoli . Non c'è un solo grande partito in Italia che
non sia sul libro paga di costruttori, industrie farmaceutiche, banche ecc. e
sono gli stessi poteri che dettano ai partiti l'agenda del programma e persino l'agenda
del dibattito pubblico.
Noi siamo per contrapporre
a questa dittatura dei capitalisti una repubblica dei lavoratori.
Siano i
lavoratori ai posti di comando, siano i lavoratori a decidere le grandi scelte
sull'economia sia sul piano nazionale che internazionale . E' evidente che
questa prospettiva anticapitalista potrà realizzarsi solo come portato di una
mobilitazione straordinaria e rivoluzionaria della classe lavoratrice, dei
precari e dei disoccupati .
Abbiamo scritto in calce “solo la rivoluzione cambia le cose“, questa
è la verità più profonda, il cuore della nostra proposta politica, del nostro
intervento, una rivoluzione che sappiamo è matura nelle condizioni storiche del
nostro tempo a fronte del fallimento del capitalismo, ma ancora immatura nel
livello di coscienza, nel livello di consapevolezza dei lavoratori. Ma questo
misura il senso e l'importanza del nostro partito e della nostra battaglia che
è quello di sviluppare in ogni lotta la consapevolezza delle classi subalterne
per portarle al livello della comprensione della necessità di una rivoluzione
sociale, di una grande ribellione sociale come l'unica possibile via di
liberazione dell'umanità da un capitalismo che non ha più niente da dare ma
solo da togliere alla maggioranza della società. Questo è il ruolo del nostro
partito e il senso della nostra presenza elettorale.
Roma 14.01.2013
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