lunedì 21 gennaio 2013

Conferenza Stampa nazionale sulla presentazione delle liste elettorali del PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Conferenza Stampa nazionale sulla presentazione delle liste elettorali del PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI




Il significato della nostra presenza elettorale ha un senso all’interno dello sfondo politico nazionale e internazionale del nostro tempo. Ci troviamo di fronte alla più grande aggressione contro il mondo del lavoro dell'intero dopoguerra, ci troviamo di fronte alla più profonda crisi del capitalismo degli ultimi 80 anni. Tutte le fantasie, le leggende che sono prosperate nell'89 attorno ad un futuro radioso dell'umanità sotto il segno del capitalismo, vent'anni dopo sono state stracciate dall'esperienza dei fatti e dall'esperienza di una grande catastrofe sociale in tutto l'occidente capitalistico, in particolare in Italia e in Europa. La rappresentazione dell'Unione Europea come culla del progresso, del possibile compromesso sociale tra capitale e lavoro, illusione che è stata propagandata ampiamente anche all'interno della sinistra e non solo è anch'essa smentita dall'esperienza drammatica dei fatti.

In tutta Europa, quali che siano i governi, avanzano le stesse politiche di precarizzazione del lavoro, di distruzione progressiva dei contratti nazionali di lavoro, di smantellamento dei diritti e delle conquiste fatte dalle generazioni del dopoguerra, di smantellamento delle pensioni, della sanità, della scuola, per pagare il debito pubblico alle banche. Questo è il programma unico del capitalismo europeo, l'unico elemento di unione è l'unione dei capitalisti, dei banchieri e delle classi dirigenti europee contro i lavoratori nei diversi paesi. Il governo Monti in Italia non è stato altro che il gestore, l'esecutore al massimo livello, nel momento di massima crisi del capitalismo italiano, di questa offensiva devastante contro il lavoro, con l'appoggio e l'assenso di tutti i partiti dominanti. In questo quadro ha un importanza centrale la presenza di una sinistra di classe legata alla tradizione e agli interessi del movimento operaio e basata su un programma anticapitalista . Questo è il senso della nostra presenza . Altre sinistre hanno fatto scelte diverse, SEL ha scelto di coalizzarsi col PD, grande sostenitore del governo Monti contro il lavoro e le pensioni, l'ha fatto intorno ad una carta d'intenti che vincola il futuro eventuale governo Bersani-Vendola a continuare le politiche di austerità contro i lavoratori e le prestazioni sociali.  Le altre sinistre, cosi dette radicali, reduci da esperienze di governo in cui votarono al servizio degli industriali e delle banche misure pesanti contro il lavoro in termini di precarizzazione, scelgono oggi di nascondersi nell'arancione delle procure sotto la direzione dei magistrati, alleandosi con Di Pietro, lontano anni luce dalle tradizioni della sinistra e affossatore della commissione d'inchiesta sui fatti di Genova (scuola Diaz) 2001 sulla base di un programma che rimuove la centralità della questione sociale (detassazione delle imprese e dei profittti) e dentro una prospettiva politica di ricomposizione con il centrosinistra che Ingroia e Di Pietro rivendicano.

Noi ci chiamiamo fuori e contro queste scelte e ci chiamiamo fuori anche da ogni forma di suggestione populista alla Grillo. Quando l'anno passato denunciammo soli e controcorrente tutti gli equivoci reazionari del grillismo venivamo visti a sinistra come un soggetto estremo.
I fatti ancora una volta ci hanno dato ragione, le dichiarazioni di apertura a Casa Pound, la rivendicazione pubblica di Grillo sull'abolizione dei sindacati come roba da 800, per di più in un momento di aggressione contro il mondo del lavoro , non sono svarioni di un comico guru, per altro milionario, sono la prova della natura reazionaria del M5S, non un alleato incompiuto ma un avversario dei diritti . Il movimento grillino che denuncia i partiti e la rapina del ceto politico ma tace sulla rapina sociale degli industriali e dei banchieri contro i lavoratori e la popolazione povera, diventa un elemento di copertura, sia pure indiretta, di questa offensiva, diventa un canale di dirottamento della rabbia popolare verso obiettivi secondari, risparmiando l'essenziale e cioè il potere delle classi dirigenti di questo paese con lo stesso identico ruolo che svolse il populismo leghista 20 anni fa, nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica. Noi sinistra di classe e anticapitalista basiamo la nostra politica e il nostro programma sull'aperta contrapposizione alle classi dirigenti del capitalismo italiano ed internazionale, noi avanziamo un programma specularmente opposto all'agenda del capitalismo, tanto per intendersi all'Agenda Monti . Tutti i partiti che sgomitano l’uno contro l'altro nella campagna elettorale in passaggi di cabaret, non solo sono quelli che tutti insieme hanno sostenuto, e non solo nell'ultimo anno, le peggiori misure contro i lavoratori, i giovani, i pensionati e contro i diritti , ma sono anche quelli che si sono già assunti un impegno comune per un programma futuro, non dei prossimi due anni, ma per i prossimi decenni che si chiama Fiscal Compact, che è l'impegno a dimezzare il debito pubblico sul PIL dal 120 al 60 %, il che significa ogni anno finanziarie da 40 a 50 miliardi al netto del pagamento degli interessi alle banche sul debito pubblico. Un programma lacrime e sangue sul quale non a caso i probabili vincitori ed eventualmente il suo alleato Monti, rassicurano i poteri forti, le classi dirigenti europee, con viaggi internazionali in cui dicono: “tranquilli, questo sarà il programma lacrime sangue su cui noi ci siamo solennemente impegnati”. Poi c'è il teatrino della campagna elettorale in cui tutti fanno finta di non conoscersi, di non sapere cosa hanno votato fino a ieri e cercano di contendersi il raggiro della povera gente e dei lavoratori . La verità è che la loro campagna elettorale non ha come posta in gioco questo o quell'altro programma, perché il programma è comune, la loro campagna elettorale ha come posta in gioco chi guiderà quel programma, chi capitanerà l'offensiva del fiscal compact contro i lavoratori, chi sarà il capo del governo, quale sarà la composizione dello stesso ecc. . Questa è la posta in gioco, ma appunto nella comune gestione di un comune programma, di una comune offensiva. Noi ci collochiamo all'esatto opposto, agli antipodi di classe di questa offensiva e di questo programma e avanziamo nella campagna elettorale e non solo, una proposta di opposizione sociale, di ribellione radicale contro le classi dirigenti del paese. Ma avanziamo anche una proposta programmatica che parte dalle emergenze sociali drammatiche dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, per dare loro l'unica traduzione alternativa possibile, che è una traduzione anticapitalistica . Il programma che abbiamo presentato è un programma che riassume il senso complessivo della nostra proposta. C'è una drammatica emergenza che si chiama lavoro, c'è la necessità di bloccare i licenziamenti, è possibile bloccarli se si procede alla nazionalizzazione delle aziende che licenziano, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo degli operai. Abbiamo centinaia di aziende che hanno preso fior fiore di soldi pubblici per decenni dallo stato, che sono stati usati non per creare lavoro ma per distruggere il lavoro, per colpire i diritti sindacali o addirittura, nel caso dell'Ilva, avvelenare gli operai. Noi rivendichiamo la nazionalizzazione, l'esproprio di queste aziende, come decisione decisiva per proteggere il lavoro ed eventualmente ripartire il lavoro, riorganizzare, riconvertire la produzione e per risparmiare un bel pò di trasferimenti di soldi pubblici a vantaggio delle prestazioni sociali e i diritti dei lavoratori. Esiste un'altra esigenza che è quella di cancellare la precarietà che segna oggi le condizioni di vita e di lavoro di un intera generazione ed è possibile cancellare la precarietà solo procedendo alla cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione che sono state varate dai governi di centrosinistra e di centrodestra negli ultimi vent'anni, procedendo all'assunzione a tempo pieno e indeterminato di tutti i lavoratori oggi precari.

C'è poi l'esigenza di dare lavoro e dare lavoro significa due cose fondamentalmente, ripartire il lavoro che c'è, che deve essere ripartito fra tutti in modo che nessuno ne sia privato  e questo significa la riduzione dell'orario a parità di salario fino 30/32 ore, una rivendicazione storica del movimento operaio sopratutto a fronte del tentativo padronale di allungare sempre più l'orario di lavoro.

Dare lavoro significa anche fare un piano di nuovo lavoro in opere sociali di pubblica utilità in settori fondamentali, un grande cantiere di rinascita delle condizioni sociali e materiali di vita che parta dal risanamento dell'ambiente, del territorio, la riparazione della rete idrica, il riassetto di un sistema di trasporto, lo sviluppo di edilizia popolare e di edilizia scolastica, un piano di lavoro che potrebbe dare occupazione qualificata e socialmente utile a milioni di lavoratori. L'obbiezione sarà: tutto questo ha un costo . Noi diciamo che basta finanziarlo con l'abolizione degli sprechi veri che non sono la scuola, la sanità e le pensioni, ma sono le varie infinite forme di assistenza pubblica al capitale, al suo profitto, al suo parassitismo finanziario. Nel nostro programma avanziamo tutte le voci di possibile finanziamento di queste spese, non solo un intervento ordinario o straordinario sui grandi patrimoni e le ricchezze, ma ad esempio una soppressione dei trasferimenti pubblici alle imprese private che ammontano a decine di miliardi in ogni finanziaria , l’abbattimento delle spese militari che ammontano a 25 miliardi annui, la cancellazione dei privilegi clericali che ammontano dai 4 ai 9 miliardi annui a seconda delle stime. C'è un vasto dibattito su quanto costa la politica, noi ci chiediamo anche quanto costa la chiesa agli italiani, 4 miliardi di euro attraverso la truffa dell'otto per mille, il pagamento degli insegnanti di religione, il finanziamento a scuole private e cliniche private, l'equivalente, in pratica, della rapina dell'IMU sulla prima casa.

Stato sociale e debito pubblico: noi abbiamo una spoliazione permanente di stipendi, pensioni, sanità, scuola, diritti, per pagare ogni anno 85 miliardi di interessi alle banche grandi acquirenti dei titoli di stato. Altre decine di miliardi vanno al fondo salva stati europeo a protezione dell'interesse delle banche (sopratutto francesi e tedesche), altri 70 miliardi d'interessi versati alle banche sul debito degli enti locali che si sono indebitati grazie al taglio dei trasferimenti dallo stato avvenuti sotto governi di centrodestra e centrosinistra, un enorme parassitismo finanziario che opprime la società e che comporta il trascinamento di sacrifici insopportabili.

Si possono salvaguardare pensioni, sanità, scuola a una sola condizione, abolire il debito pubblico alle banche nazionalizzando il sistema bancario e concentrandolo in un unica banca pubblica sotto controllo sociale, che sarebbe un colpo all'evasione fiscale di cui le banche sono il principale canale di tramite e di garanzia e un colpo non irrilevante alla criminalità organizzata che usa le banche come lavanderia di denaro criminale .

Queste sono le misure fondamentali se si vogliono liberare risorse nuove e consistenti a vantaggio della protezione sociale e del sistema di sicurezza sociale .
E' evidente che sono misure totalmente incompatibili con la struttura capitalistica della società, con le leggi del mercato, con il dominio del profitto , con la natura dell'Unione Europea dei capitalisti e delle banche , per questo il nostro programma non può essere realizzato da un governo ordinario ne potrà essere realizzato per via di una pressione dal basso di movimenti o proteste popolari. Questo programma può essere realizzato esclusivamente da un governo dei lavoratori, cioè da un governo basato sulla forza del mondo del lavoro, sull'organizzazione del mondo del lavoro che trasferisca nelle mani dei lavoratori le redini della società e utilizzi la forza e il potere dei lavoratori come strumento di riorganizzazione della società su basi socialiste in una prospettiva di una Europa socialista e degli stati socialisti d'Europa .
Lo diciamo chiaramente nel programma, noi rivendichiamo la repubblica dei lavoratori in contrapposizione alla repubblica dei capitalisti .

Siamo l'unica sinistra che con un linguaggio di verità dice che in Italia non c'è la sovranità democratica. In Italia c'è la dittatura degli industriali e dei banchieri, come in qualsiasi paese a democrazia borghese , non governa la maggioranza, governano gli industriali e le banche, i poteri forti che sono i poteri che concentrano nelle proprie mani tutte le leve di comando sul terreno dell'economia, che sono i poteri che hanno nelle proprie mani il controllo dei partiti dominanti finanziandoli . Non c'è un solo grande partito in Italia che non sia sul libro paga di costruttori, industrie farmaceutiche, banche ecc. e sono gli stessi poteri che dettano ai partiti l'agenda del programma e persino l'agenda del dibattito pubblico.
Noi siamo per contrapporre a questa dittatura dei capitalisti una repubblica dei lavoratori. 

Siano i lavoratori ai posti di comando, siano i lavoratori a decidere le grandi scelte sull'economia sia sul piano nazionale che internazionale . E' evidente che questa prospettiva anticapitalista potrà realizzarsi solo come portato di una mobilitazione straordinaria e rivoluzionaria della classe lavoratrice, dei precari e dei disoccupati .
Abbiamo scritto in calce “solo la rivoluzione cambia le cose“, questa è la verità più profonda, il cuore della nostra proposta politica, del nostro intervento, una rivoluzione che sappiamo è matura nelle condizioni storiche del nostro tempo a fronte del fallimento del capitalismo, ma ancora immatura nel livello di coscienza, nel livello di consapevolezza dei lavoratori. Ma questo misura il senso e l'importanza del nostro partito e della nostra battaglia che è quello di sviluppare in ogni lotta la consapevolezza delle classi subalterne per portarle al livello della comprensione della necessità di una rivoluzione sociale, di una grande ribellione sociale come l'unica possibile via di liberazione dell'umanità da un capitalismo che non ha più niente da dare ma solo da togliere alla maggioranza della società. Questo è il ruolo del nostro partito e il senso della nostra presenza elettorale.


Roma 14.01.2013


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