Un altro colpo nell’implacabile
percorso di distruzione della scuola pubblica, perseguito con accanimento e con
strategico accerchiamento da governi di ogni colore politico nel corso degli
ultimi anni, sta per essere messo a segno. Fare cassa sulla scuola è uno degli
obiettivi che il capitalismo, oramai alla bancarotta, ha imposto al nostro
Paese. Tagliati migliaia di posti di lavoro e saperi, accorpati istituti
creando mostri amministrativi ed ambienti anti-didattici, procrastinati i
termini delle pensioni alla vecchiaia inoltrata, bloccati a tempo indeterminato
gli scatti stipendiali ogni sette anni (l’unica forma parzialissima ed
assolutamente insufficiente di recupero del potere d’acquisto dei già miserrimi
salari), bloccato il Contratto, il governo delle “larghe intese” ha riscoperto
la mai sopita tentazione di un ulteriore giro di vite al processo di
demolizione della scuola pubblica.
Così il ministro Carrozza ha
autorizzato la “sperimentazione” di un percorso liceale ridotto da 5 a 4 anni
presso il Liceo Internazionale per l’Impresa “Guido Carli” di Brescia già
annunciando che “si tratta di un’esperienza che dovrebbe diventare un modello
in tutta Italia anche per la scuola pubblica”. “Ce lo chiede l’Europa”! Solo
che questa volta c’è il non trascurabile dettaglio che al di la del refrain
ricorrente succitato, il nostro Paese è quello che ha più disinvestito in
questi anni di crisi sul sistema di istruzione e formazione rispetto ad altre
nazioni dell’UE, oltre al fatto che il ritornello di cui sopra non corrisponde
alla realtà. Il percorso formativo degli studenti della stragrande maggioranza
degli istituti superiori termina a 19 anni in Bulgaria, Danimarca, Estonia,
Lettonia, Lituania, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia, Germania,
Repubblica Ceca, Lussemburgo e Romania.
Secondo stime approssimative (ed
ottimistiche…) si calcola che il taglio di un anno del percorso formativo
ipotizzato comporterebbe la decurtazione di circa 40.000 cattedre che si
andrebbero ad aggiungere alle decine di migliaia di posti di lavoro tagliati
dalle compagini governative di questo ultimo ventennio.
Fanno il deserto e lo chiamano
“riforma” citando Tacito. La verità nuda e cruda è che si vuole per l’ennesima
volta fare cassa sulla scuola per pagare puntualmente l’obolo annuale a padroni
e banchieri e che dietro la spoliazione dei servizi sociali, al di la dei
soliti stucchevoli, ipocriti e bugiardi slogan di circostanza, c’è la volontà
di assecondare gli appetiti di un capitalismo morente che non ha più nulla da
dare ma ha solo da togliere.
Noi del Partito Comunista dei
Lavoratori, che coerentemente e controcorrente si è da sempre opposto alla
barbarie rappresentata dall’attacco alla scuola pubblica, invitiamo studenti,
famiglie, insegnanti e personale non docente (precario e a tempo indeterminato)
a mobilitarsi prima che sia troppo tardi!
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Partito Comunista dei Lavoratori - Napoli
Sezione "Rosa Luxemburg"