A Tuzla, una città industriale al nord della Bosnia, che impegna 1/3 della popolazione del luogo, migliaia di manifestanti stanno protestando contro la disoccupazione, le difficili condizioni salariali delle masse popolari e la chiusura di alcune fabbriche della città, che furono di proprietà statale e che i padroni hanno comprato a basso costo per poi rivendere le loro partecipazioni, smettere di pagare i salari e dichiarare fallimento. La mobilitazione è stata la risposta dei lavoratori alla privatizzazione della grande industria di Tuzla (come Konjuh, Polihem, Dita, Resod-Guming), la più grande risorsa per la città e per la sua popolazione.
Alla richiesta di un tavolo istituzionale da parte degli operai, il governo si è rifiutato di ricevere i lavoratori, che chiedevano garanzie circa il mantenimento di tutti i posti di lavoro, il risarcimento dei fondi pensione versati negli anni e dei contributi sanitari.
La risposta operaia non si è fatta attendere. I lavoratori hanno prima tentato di assaltare il palazzo governativo cantonale, prendendolo anche a sassate e poi hanno bloccato le strade della città, come risposta immediata, spontanea all’attacco ricevuto. Pronto è arrivato l’attacco militare dei mercenari al servizio del capitale. Circa 70 persone sono rimaste ferite e circa 30 sono state arrestate.
Il giorno seguente questo grande atto di protagonismo, la lotta operaia ha visto la solidarietà di vasti settori delle masse popolari, che ha trasformato la protesta vertenziale dei due stabilimenti in una più grande mobilitazione di classe contro le difficili condizioni di vita del proletariato bosniaco, a dimostrazione che attorno alle sue rivendicazioni la classe operaia può mobilitare i più larghi settori di masse proletarizzate.
Infatti, alla lotta nella città di Tuzla sono seguite manifestazioni spontanee in molte altre città, come a Sarajevo dove ci sono stati tentativi di assalto ai palazzi istituzionali.
Si tratta della prima protesta unita dei lavoratori dalla fine della guerra nella Bosnia-Erzegovina, che mostra come la classe operaia dell'ex Jugoslavia, sia riuscita a superare le false divisioni derivanti dagli odi etnici provocati dal conflitto imperialista.
Il diffondersi sul piano internazionale di rivolte di classe è il chiaro segnale di una ripresa dello scontro sul piano globale tra Capitale e Lavoro.
Mentre una parte della sinistra in Europa insegue l’estrema destra nelle rivendicazioni interclassiste dell’uscita dall’Euro – e qualche anno fa sosteneva il governo imperialista di D’Alema che bombardava la ex Jugoslavia -, il movimento operaio dimostra ancora una volta tutto il suo potenziale ribellandosi alle politiche padronali al grido “Se ne vadano tutti! Morte al nazionalismo!”, lanciando un segnale inequivocabilmente di classe ed internazionalista.
Il punto è che queste lotte sono essenzialmente spontanee, non hanno una direzione politica rivoluzionaria.
Per questo motivo rifondare la IV Internazionale, quale Partito Comunista Mondiale dei lavoratori, si rende oggi una necessità storica non più rimandabile.
Viva la rivolta operaia di Tuzla!
Per un governo dei lavoratori in Bosnia, che espropri le fabbriche che licenziano e le metta sotto il controllo operaio!
Per gli Stati Uniti Socialisti d’Europa!
Rifondare la Quarta Internazionale!
Napoli, 07/02/2013
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez. Napoli “Rosa Luxemburg”
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