Contributo della sezione venezuelana “Opción Obrera" del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI)
Si apre una nuova era politica in
Venezuela, Chavez lascia un vuoto che nessuno può riempire che, come tutti sanno, può essere definito lo stadio
del "chavismo senza Chavez" caratterizzato da importanti passi di continuità verso la stabilità dei rapporti sociali di produzione, dal momento che in
questi 14 anni di governo non sono
cambiate le strutture del dominio capitalista. La Costituzione, come ogni altro
documento, non è mai in grado di determinare il socialismo, niente di più
assurdo pensare che ciò che è scritto sulla carta può assumere il ruolo del
cambiamento.L'impalcatura della Repubblica Bolivariana del Venezuela è ancora
una struttura burocratica parassitaria con i proventi del petrolio. Senza
Chavez al comando ci si interroga sul
suo sostegno a breve termine. Chavez come arbitro della lotta di classe, come
Bonaparte, è stato in grado di mantenere una squadra legata ai suoi dettami, che ora non sembra in
grado di giustificare le politiche attuate da questa governance. L'assenza di Chavez darà luogo ad
un periodo di incertezza politica o di squilibrio all'interno del chavismo, perché
mette in evidenza gli interessi particolari dei suoi più stretti collaboratori
di esercitare il potere. Per ora Maduro eserciterà una leadership dura sulla
classe dirigente, su esempio di Chavez, fin
quando, al placarsi delle acque, una buona dose di auto-nominati "herederos" , rappresentanza di
interessi particolari e / o settori economici, alla fine chiederanno di
beneficiare degli attuali rapporti sociali esistenti. E’ ovvio, inoltre, la
volontà di leadership da parte delle
frazioni interne in lotta tra cricche civili e militari di diversi uffici e
istituzioni statali.
Per gli Stati Uniti, Chavez era un
ostacolo perché il suo governo non era nato sotto la sua promozione, tuttavia,
nello specifico, questa situazione assicurò ai Nordamericani un po’ più del 5%
del consumo di petrolio, dovuto all'esistenza di migliaia di società
statunitensi che compongono un forte tessuto industriale manifatturiero nel paese, ed inoltre al
trattato internazionale contro la doppia tassazione, con il quale essi beneficiavano
del più grande serbatoio, in prospettiva, di petrolio al mondo. Così Chavez era
solo a parole anti-imperialista, ma è chiaro che Obama ed il suo gabinetto, più di
chiunque altro, vogliano evitare una
rivolta o proteste che potrebbero danneggiare il loro commercio e la stabilità
politica della regione, quindi, la preoccupazione si configura nel sostenere la transizione del Venezuela
senza Chavez, sottomesso a un regime che manterrà il suo commercio vantaggioso.
La
Cina, nel frattempo, ha già
espresso delle persistenti divergenze sulla concessione di nuovi prestiti,
conseguentemente alla malattia e alla successiva scomparsa di Chavez, ma
promuove il trasferimento della produzione aurea venezuelana, che è stata
immagazzinata altrove, e verrà restituita quando ci sarà una maggiore
coordinazione tra Governo Venezuelano e Fondo sovrano Cinese.
Per Cuba, che ha dato la sua benedizione a Maduro, sarà fondamentale
cercare di mantenere gli scambi di petrolio per i servizi che la burocrazia al potere sull'isola insiste
nel continuare ad offrire, che è stato vantaggioso per il governo Chavez nell’organizzazione
delle missioni sociali.
Le preoccupazioni per gli accordi bilaterali, poco trasparenti, con
Iran, Russia, Bielorussia, Siria e Vietnam, avranno il loro peso, infatti non
sarà possibile il profilarsi di una situazione come per gli accordi
libico-venezuelani dove il chavismo appoggiò le nefande politiche di Gheddafi
in cambio di una partnership commerciale. In America Latina la preoccupazione
di Bolivia, Argentina e Ecuador sarà quella di mantenere i molti interessi
economici negli accordi commerciali con il Venezuela di Chavez, che esulano dai
rapporti di produzione tra lavoratori e padroni. La Colombia merita
un'attenzione particolare. Santos offre i suoi migliori auguri al Venezuela nell’avvio di una transizione
pacifica e democratica, ad un mese circa dalle elezioni. "Salutiamo
Nicolas Maduro, e il Vice Presidente
dell'Assemblea, Diosdado Cabello. Siate certi di avere il nostro appoggio al
Venezuela al fine di avere una transizione democratica in pace e tranquillità",
che in altre parole significa la consegna di Pérez Becerra al governo
colombiano e il sequestro in un carcere
venezuelano di Julian Conrado. Questa
struttura politica di accordi internazionali basati su enormi vantaggi per la borghesia e le classi
dominanti, potrebbe mettere in seria difficoltà, sul fronte interno, la
leadership di Maduro. Ovviamente, la prima parola ufficiale da Washington sarà
quella di sostenere la transizione del Venezuela verso un governo democratico,
ma che non serve a nascondere il peggior incubo per gli Stati Uniti, cioè lo
scatenarsi di una lunga, e anche
violenta, crisi di instabilità del governo del Paese con le più grandi riserve
mondiali di petrolio. Ultimo ma non meno importante, è evidenziare il lavoro di
Chavez a sinistra per captarne il consenso della maggioranza, e neutralizzare
le minoranze, fuse o isolate, rendendo ancora più difficile dimostrare alle
masse lavoratrici il blocco economico derivante dal parassitismo dei proventi
petroliferi e degli oneri del debito enorme che sarà alla fine determinante per
modellare il futuro nel breve termine dal punto di vista politico. Le
caratteristiche evidenti di una crisi economica che il governo ha cercato di
affrontare con ancora in carica Chavez, determineranno la deformazione della
realtà politica dopo la sua morte. I lavoratori ed il popolo non devono essere gli unici a pagare i costi
di questa crisi, e ciò è possibile soltanto attraverso la costruzione di un’autonomia ed una indipendenza
di classe. Il Partito dei Lavoratori costruisca esso stesso il suo governo,
questo è il passo più importante che tutti, uniti, dobbiamo sostenere.
Opción Obrera
06\03\2013
Opción Obrera
06\03\2013
Traduzione a cura del Pcl Napoli
Ogni volta che leggo riflessioni comuniste dalle più svariate parti del mondo, quasi mi sorprendo da quanto le sento mie. Siamo in tanti, dappertutto, siamo universali e rappresentiamo quasi tutti, purtroppo tanti dei tutti non ne sono consapevoli perché uno tra gli sforzi più grandi del capitalismo è darci contro con tutti i mezzi, e di nascosto.
RispondiEliminaMa dobbiamo ri-saltare fuori, avanti compagne e compagni di tutto il mondo!