[FINCANTIERI]
OGGI IL RIDIMENSIONAMENTO,
DOMANI LA CHIUSURA.
LOTTIAMO PER LA DIFESA DEL CANTIERE!
L’ennesimo accordo al ribasso siglato
dalla dirigenza Fincantieri e dai sindacati collaborazionisti non fa altro che
scaricare i costi della crisi della cantieristica sugli stessi lavoratori. Il
piano per il cantiere stabiese prevede: ridimensionamento delle attività
produttive, flessibilità dei contratti, prepensionamenti forzati al 75% della
retribuzione (futuri esodati?), rinvio della fine del periodo di cassa integrazione
da Dicembre a Marzo (più la commessa di una ipotetica nave fluviale, “Viking”, vagamente
promessa dalla direzione ma su cui non si ha nulla di concreto).
È evidente che tutte queste misure non
fanno altro che tutelare i mega profitti che, annualmente, vertici e soci Fincantieri,
quest’ultimi passati sotto l’ala dell’elite padronale attraverso la Cassa di
Depositi e Prestiti, si spartiscono a scapito di migliaia di lavoratori, i
quali da anni vengono tenuti buoni con la prospettiva della “buona” cassa
integrazione e dei tavoli (fallimentari) istituzionali. Ebbene, questo
referendum non può passare!
Ma i lavoratori FINCANTIERI, quelli
appartenenti al cantiere stabiese come quelli di tutti gli altri cantieri del
gruppo sparsi per il Paese, nonché le migliaia di lavoratori dell’indotto, non
possono limitarsi a respingere questo referendum. Condannando tutti quei
traditori sindacali che hanno ancora una volta il coraggio di spacciare come
grandi risultati i continui sacrifici richiesti alla classe operaia, è
fondamentale far passare il chiaro e veritiero messaggio che solo la lotta dura
può strappare risultati significativi.
Come Partito Comunista dei Lavoratori
rivendichiamo:
-Contro la
disoccupazione, la “scala mobile dell’orario di lavoro” (suddivisione tra
tutti/e i/le lavoratori/trici potenziali, attualmente occupati/e o
disoccupati/e, del lavoro disponibile a parità di salario);
-Un recupero su
salari e pensioni attraverso l’aumento uguale per tutti i lavoratori e le
lavoratrici di almeno 300 euro netti mensili;
-Un salario minimo
intercategoriale di almeno 1500 euro, totalmente detassati;
-L’esproprio, senza alcun indennizzo per i padroni, delle aziende che
licenziano, inquinano o sfruttano lavoro nero e la loro nazionalizzazione sotto
il controllo dei lavoratori.
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Partito Comunista dei Lavoratori - Napoli
Sezione "Rosa Luxemburg"